INCHIESTA SUL FUTURO: LA PAROLA A BADURSI, BASTONI, BERNARDI, CALCAGNI, CASELLI E ROMAGNOLI

Eccoci con la quinta puntata della nostra grande inchiesta sul futuro dell’ortofrutta italiana. E’ la volta di altri sei personaggi di spicco dopo i 24 andati online il 15, il 16, il 19 aprile e ieri. L’iniziativa è partita a gennaio facendo tre domande a 80 tra imprenditori e manager che dal 2012 al 2020 sono stati insigniti del riconoscimento di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana.
Ripetiamo le domande:
1. Quali sono a suo avviso i freni che si frappongono allo sviluppo del settore dell’ortofrutta in Italia?
2. Quali sono le opportunità che il settore potrebbe ancora cogliere?
3. Indichi quali sono, a suo avviso, le prospettive del settore nel medio termine da qui a 5 anni: perderà ancora di peso? Ripartirà trovando nuove soluzioni? E alla fine, come si collocherà nel panorama internazionale? 
L’inchiesta completa – 65 interventi, l’analisi delle loro risposte, una conclusione ragionata – viene pubblicata sull’Annuario 2021 di Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana, in uscita. (a.f.)
 

Andrea Badursi  / presidente OP Asso Fruit Italia

Andrea Badursi

I freni allo sviluppo. Il livello dell’aggregazione in Italia, soprattutto al Sud, ma non solo, è ancora basso. Serve uno sforzo maggiore per aumentarlo. Una scarsa aggregazione incide sulla capacità di utilizzo dei fondi comunitari, che non è poco. Serve poi accelerare sulla sostenibilità, l’innovazione, il miglioramento qualitativo delle produzioni, sfide che comportano un lavoro di squadra da parte di tutti gli attori della filiera.

Le opportunità da cogliere. Dovremo essere bravi a cogliere i nuovi trend di mercato, partendo dal dato incontrovertibile della sostenibilità, verso la quale il consumatore è sempre più attento. La sostenibilità crea valore aggiunto nel mercato globalizzato. Utilizzare tecniche e packaging a basso impatto ambientale da un lato, supportare le aziende che mirano a salvaguardare la risorsa idrica, il suolo, gli elementi nutritivi, la sostanza organica, dall’altro, sono oggi fattori determinanti. Ma lo sviluppo della migliore produzione ortofrutticola non può prescindere anche da attente e mirate campagne promozionali ed informative che ci possano mettere in contatto diretto con il consumatore.
Prospettive da qui a 5 anni. Molto dipenderà da come riusciremo a fare sistema come Paese. In molte occasioni non riusciamo a coordinarci a livello di presenza alle fiere, di attivazione di campagne promozionali piuttosto che come mondo organizzato. Serve superare queste problematiche che da troppo tempo ci attanagliano. Urge anche programmare un grande piano infrastrutturale nazionale, affinché i prodotti deperibili possano arrivare prima e meglio fuori e dentro il Paese. Non saremo più competitivi di oggi senza un sistema portuale, aeroportuale, ferroviario, e nel Sud anche stradale, in grado di rispondere alle necessità delle aziende in una economia globalizzata.
 

Ilenio Bastoni / manager Greenyard Fresh Italy

Ilenio Bastoni

I freni allo sviluppo. Aziende agricole di piccole-medie superfici; frammentazione dell’offerta, con le relative difficoltà a fornire i big della distribuzione internazionale in termini di volumi e standard qualitativi; fattori di costo di produzione non competitivi; limitati investimenti pubblici e privati in ricerca, sperimentazione e innovazione; poca propensione del mondo agricolo a fare sistema. Siamo frenati da questo.

Le opportunità da cogliere. Ritengo che su produzioni biologiche, biodinamiche, IGP, DOP e sulle garanzie che riguardano gli standard fitosanitari il nostro Paese abbia ancora chance per cercare di recuperare/occupare spazio sui mercati internazionali. Tuttavia, è necessario abbattere le barriere fitosanitarie, in stallo da una decina di anni.
Prospettive da qui a 5 anni.  Alcuni processi di cambiamento stanno avvenendo troppo lentamente. Purtroppo, questo porterà a perdere ulteriori posizioni sui mercati internazionali e, a causa della mancata sostenibilità economica di alcune produzioni, continuerà il processo di riduzione delle superfici frutticole. È necessario che le istituzioni intervengano per dare una svolta, poiché in questi ultimi 20 anni non hanno considerato il settore agricolo una priorità del Paese.

Simone Bernardi / presidente OP Lagnasco Group

Simone Bernardi

I freni allo sviluppo. Riguardano aspetti tecnologici, manageriali e di approccio al mercato inteso come comunicazione e marketing. La cosiddetta agricoltura 4.0 si sta concentrando prevalentemente sulla gestione del prodotto e non sulla gestione del mercato. E un numero importante di aziende subisce o contrasta la transizione al digitale. Il settore ha il prodotto come centro del proprio business e non riesce, nella maggior parte dei casi, a fare il salto da “prodotto centrico” a “cliente centrico”. Questo passaggio è ancora  trascurato in aziende dove si pensa, ad esempio, che una tipologia di prodotto possa servire per tutti i canali commerciali. Nelle aziende più piccole il livello di managerialità risulta insufficiente alle sfide lanciate dai mercati. La formazione continua viene spesso vista come un peso.

Le opportunità da cogliereRitengo che ci siano ancora molte opportunità da cogliere nell’ortofrutta italiana. Sicuramente il made in Italy ha ancora molto da esprimere anche se non deve essere abusato o utilizzato come unico supporto alle vendite. Le ultime tendenze ci dicono chiaramente che il “fashion food” contempla nelle ricette più trendy tutte le categorie di prodotti ortofrutticoli. La comunicazione ha da anni perseguito poche strade puntando prevalentemente su salubrità, gusto ed estetica. Sono certo che ci sono ancora molte strade da percorrere per fidelizzare i consumatori e far crescere i consumi. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione ci sono ancora aree che non sono presidiate (continente africano ad esempio). Le opportunità saranno colte se sapremo adattarci al contesto del mercato. Non possiamo pensare di vendere con le stesse modalità di altre aree geografiche.
Prospettive da qui a 5 anni. Il settore nel medio periodo affronterà un trasformazione radicale sia nella produzione che nella commercializzazione. Vedremo l’impegno dei produttori spostarsi su coltivazioni a maggior valore aggiunto. Le storiche produzioni che hanno trainato il settore saranno ridimensionate e presidieranno canali commerciali con bassi volumi e alta marginalità. Grazie o a causa dei big player delle vendite on line, il settore rivedrà le proprie politiche/strategie commerciali. Le aziende più importanti continueranno a presidiare le aree internazionali con prevalenza dei mercati del Far East. La trasformazione sarà guidata da aziende che avranno trovato nuovi assetti societari più in linea con le necessità dei mercati. Le caratteristiche predominanti saranno velocità decisionale e strutture snelle. Il “mindset” da start-up entrerà di prepotenza nelle aziende con il prossimo cambio generazionale. La presenza di fondi d’investimento a supporto della produzione credo aumenterà. Questo nuovo approccio finanziario della produzione potrebbe portare anche ad un incremento del livello di managerialità. Le capacità e il know-how delle aziende italiane farà sì che in ambito internazionale si manterrà un livello di primo piano. Sicuramente i costi di produzione saranno una delle discriminanti per determinare in che modo manterremo una posizione di leadership. Saremo leader come produttori o saremo leader come trader?

Giuseppe Calcagni / presidente onorario Besana

Pino Calcagni

I freni allo sviluppo.  Abbiamo bisogno di una logistica più efficiente e dobbiamo avere il coraggio di andare all’estero.

Le opportunità da cogliere. I mercati d’Oltremare, soprattutto per alcuni prodotti come il kiwi, le mele e le pere, ricordandoci che soltanto i nostri prodotti migliori sono adatti al mercato estero.
Prospettive da qui a 5 anni. Un’ottima prospettiva è rappresentata dalla riapertura del mercato russo. Spero che entro 5 anni si possa riaprire perché altrimenti sarà perso per sempre.

Simona Caselli / presidente AREFLH

Simona Caselli

I freni allo sviluppo. Credo che i principali problemi, noti da tempo e mai affrontati adeguatamente, siano tre. Insufficiente aggregazione e programmazione: ancora troppa produzione arriva sul mercato in modo disorganizzato e questo impedisce un’attenta pianificazione dell’offerta e comporta un insufficiente potere contrattuale dei troppi offerenti su un mercato in cui gli acquirenti sono invece estremamente concentrati (GDO e grossisti). Barriere commerciali: il nostro Paese sconta uno svantaggio, rispetto ad altri competitor europei, a causa del minor numero di Paesi extra UE con cui l’Italia ha raggiunto accordi fitosanitari. Serve un netto cambio di passo da parte del governo sul tema, perché è ingiusto che i nostri prodotti non abbiano accesso a mercati che invece sono aperti da anni, ad esempio, alla Spagna e alla Francia. Logistica non sufficientemente competitiva: servono investimenti sui trasporti combinati e sui porti ai fini di aumentare il traffico e ridurre i costi di spedizione, oggi comparativamente più alti per i nostri produttori. Il cambiamento climatico ha aggiunto a questi fattori critici anche quello relativo a maggiori problemi produttivi dovuti a fenomeni atmosferici estremi, nuove fitopatie ed insetti esotici nocivi.

Le opportunità da cogliereLa strategia From Farm to Fork della UE può essere una grande opportunità per l’ortofrutta, perché insiste molto sulle diete sane, sul biologico, sulle pratiche di produzione più sostenibili (da noi già molto diffuse) e, oltre a confermare i fondi PAC e OCM, orienta sull’ortofrutta risorse crescenti nei bandi per la promozione sul mercato interno e verso i Paesi Terzi. Da questo punto di vista c’è ancora un grosso potenziale di domanda estera (anche nei paesi UE il cui consumo di ortofrutta è insufficiente) che va sfruttato.
Prospettive da qui a 5 anni. Il settore può tornare competitivo e leader in Europa, se ci saranno passi avanti significativi nella soluzione delle criticità indicate nella risposta alla prima domanda e se si sapranno cogliere le opportunità derivanti dalla maggiore attenzione dei consumatori alla sostenibilità (tema su cui concentrare di più la comunicazione valorizzando ciò che già si fa) e se saprà investire fortemente in ricerca ed agricoltura digitale, fondamentali per rimanere al passo coi nostri competitori.
Giulio Romagnoli / AD Romagnoli

Giulio Romagnoli

I freni allo sviluppo. Tre fattori strutturali: l’estrema frammentazione dell’offerta agricola, con conseguente ricaduta sulla perdita di competitività; mancanza di una politica agraria di lungo termine in grado di incidere efficacemente sulle disfunzioni del comparto; una classe dirigente e politica non sempre in grado di esprimere la necessaria conoscenza e sensibilità sulle reali problematiche del comparto.

Le opportunità da cogliere. Sono relative al valore del territorio, alla cucina, agli aspetti salutistici della produzione ortofrutticola italiana; in una parola, alla qualità nel significato più ampio del termine, che abbraccia prodotto, territorio, cucina. Come cogliere queste opportunità? Organizzando la produzione in distretti specializzati; intervenendo sulla razionalizzazione e integrazione delle filiere (innovazione varietale, ottimizzazione logistica, etc.); adottando politiche che consentano al sistema produttivo di incidere sulle decisioni relative al comparto.
Prospettive da qui a 5 anni. Il mondo della produzione avrà futuro se sarà capace di qualificarsi, a partire dalla scelta delle figure professionali, e di riproporsi al mercato nazionale ed estero, operando con l’obiettivo di porre al centro la produzione nazionale, che deve sempre essere remunerativa per l’intera filiera. Se invece si continuerà ad avere visioni a breve termine e a delegare ad altri le sorti delle aziende agricole e la difesa del reddito, purtroppo il comparto continuerà a soffrire.

 

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