CAPORALATO, IN BASILICATA NON SI PLACA LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI: FONDI “ANTI-TRATTA” DEL GOVERNO

L’onta dello sfruttamento dei lavoratori immigrati nei campi non si placa. Interviene il Governo con fondi “anti-tratta” per il Materano.

Il Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio ha assegnato alla Basilicata circa 500 mila euro per attività “anti tratta” dal 1 luglio 2021 per la durata di 15 mesi per sostenere le vittime di sfruttamento lavorativo, sessuale e violenza di genere.

Le risorse dell’avviso nazionale si vanno a sommare ai 577 mila euro dei progetti che saranno attuati in Basilicata per l’accoglienza integrata per i lavoratori stagionali a partire dal prossimo mese in particolare nell’Alto Bradano e nell’area Metapontina.

Allo stato attuale sembra però non esserci tregua sul fronte delle investigazioni nei campi dello sfruttamento dell’area sud della Basilicata: sono quattro le persone indagate dalla Procura di Matera ritenute responsabili, in concorso fra loro, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Gli indagati sono tre uomini e una donna. Due risiedono nel materano e sono i proprietari dei terreni in cui venivano impiegati i braccianti; altri due, invece, sono di Brindisi. A loro spettava il compito di reclutare la manodopera e accompagnarla con propri mezzi nelle aziende agricole e nei frutteti della provincia di Matera. L’indagine è partita grazie alla denuncia di una bracciante agricola. La donna, del tarantino, si è recata al commissariato di Grottaglie e ha raccontato alla polizia quali erano le condizioni da accettare per poter lavorare. Almeno 20 i lavoratori sfruttati e sottopagati. L’analisi della documentazione contabile ha consentito di stabilire che i braccianti percepivano, per una giornata di lavoro, 35 euro a fronte delle 44,30 previste. Quei 35 euro, però, si riducevano a 32 perché veniva detratta una somma di tre euro quale corrispettivo del prezzo del trasporto.

Il caso lucano però sembra non essere un unicum di questa stagione. I carabinieri dei Nas di Latina hanno scoperto, come riporta il quotidiano Il Messaggero, che un medico della sanità pubblica avrebbe effettuato 222 prescrizioni, a costo zero per i pazienti e a carico del sistema sanitario nazionale, distribuendo così 1.500 confezioni di stupefacenti contenenti ossicodone, un oppioide agonista puro che ha un potere simile alla morfina. La motivazione delle prescrizioni era la necessità di far fronte a turni di lavoro massacranti nei campi tra Sabaudia e Terracina per permettere ai lavoratori di essere resistenti alla fatica. O per meglio dire: resistenti allo sfruttamento tanto da sopportare turni nei campi di 12 o 16 ore al giorno.

Maria Ida Settembrino

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