MORE, NEL VERONESE PERDITE FINO AL 25% A CAUSA DEL GELO. “MERCATO INVASO DA SPAGNA E MAROCCO”

La gelata eccezionale di aprile ha danneggiato anche le more veronesi, per le quali quest’anno si stima dal 10 al 25 per cento di perdita di produzione, a seconda delle zone e della metodologia di coltivazione. La raccolta, sotto tunnel, è già iniziata, mentre quella in campo aperto partirà a giorni.

“Pur coltivando i piccoli frutti sotto tunnel, le temperature fortemente sottozero hanno colpito le more che proprio in quel momento erano in piena fioritura – spiega Damiano Valerio, azienda agricola a Raldon, della sezione frutticoltori di Confagricoltura Verona -. Il gelo ha danneggiato i fiori che dovevano ancora aprirsi, causandone la caduta. Per quanto riguarda le mie coltivazioni di Raldon prevedo perdite fino al 25-30 per cento. Meglio è andato a chi aveva le more in pieno campo, in quanto sono fiorite più tardi. Le perdite sono state più contenute, attorno al 10 per cento, con frutti in ogni caso meno belli rispetto a quelli dell’anno scorso. Anche il prezzo, che fino ad aprile era buono, ora è sceso intorno a 5,80 euro al chilo, perché il mercato è invaso dai piccoli frutti della Spagna e del Marocco. Diverso il discorso per i mirtilli, che fioriscono più tardi e hanno risentito meno delle temperature polari. Prevediamo quindi di raccogliere quantità nella norma, come per i lamponi”.

Conferma Ilario Ioriatti, inventore dei piccoli frutti in Italia e in passato a capo dell’associazione trentina Sant’Orsola, mentre oggi è alla guida di Berry Verona, azienda leader nel settore che coltiva e vende piante di lamponi, more, mirtilli, fragole e ribes: “Alcune produzioni di more hanno patito il gelo – dice -, mentre per gli altri piccoli frutti abbiamo meno problemi. In ogni caso il mercato è tra quelli che registrano un trend di crescita tra i più alti, grazie al crescente interesse dei consumatori dovuto a motivi salutistici e alla versatilità del prodotto in cucina. More, lamponi, mirtilli e ribes, ricchi di vitamina C, di fibre e di sali minerali, si possono mangiare al naturale ma anche utilizzare nello yogurt, nei gelati, nelle torte e nelle confetture, oltre che in composizioni agrodolci. Si potrebbe però crescere di più, come sta accadendo negli Usa e nel Nord Europa, se la grande distribuzione adottasse migliori strategie di marketing. Oggi, infatti, le politiche di acquisto sono superate e si basano solo sulla scelta del fornitore che offre i prezzi più bassi. Risultato: la qualità è minore, il consumatore non è soddisfatto e non si fidelizza. Bisognerebbe, inoltre, pensare a un packaging migliore, con confezioni più grandi e capienti che siano vantaggiose per chi acquista. In questo modo, come accade all’estero, le vendite aumenterebbero, così come i margini di guadagno”.

La superficie dei piccoli frutti nel Veronese è superiore ai 200 ettari. In Italia il trend di crescita annuo in volume viene stimato dal 15 al 20 per cento.

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