POMODORO, DOCUMENTARIO INCHIESTA SU “L’IMPERO DELL’ORO ROSSO” IN TV SU RAI 2

Il pomodoro, tra le materie prime più consumate al mondo, ha una storia non raccontata. Il film presentato da Rai Documentari, racconta il viaggio nella filiera della produzione di pomodoro – sia al naturale, che lavorato – a livello mondiale, che ne svela soprattutto i lati oscuri.

Oggi, si spiega nella presentazione del progetto, il pomodoro è diventato una merce come il grano, il riso o il petrolio e alimenta una filiera dal fatturato annuo di 10 miliardi di dollari. La sua industrializzazione ha lasciato il segno nell’economia globalizzata. La capacità del pomodoro di creare prodotti fortemente identificabili, come il ketchup, la salsa per la pizza, le zuppe, le salse, le bevande o i piatti surgelati è imbattibile ed è ciò che lo ha reso oggetto di una spietata concorrenza tra multinazionali del settore agroalimentare, impegnate da un lato a conquistare nuovi mercati di grande potenziale, su tutti quello africano, dall’altro a ridurre i costi di produzione investendo sull’innovazione tecnologica a scapito della manodopera.

L’autore, Jean-Baptist Malet, giornalista investigativo che lavora, tra gli altri, per Le Monde Diplomatique e Charlie Hebdo, si è dedicato per due anni a una meticolosa ricerca sui retroscena della produzione, commercializzazione e consumo di concentrato di pomodoro dalla Francia alla Cinaagli Stati Uniti, all’Italia. La forza del documentario, che Rai Documentari propone al grande pubblico come ottimo esempio di giornalismo investigativo, sta nel rivelare fatti di cui il pubblico e i consumatori non erano a conoscenza: assistiamo alla sorpresa delle stesse parti in causa – industriali che producono concentrato di pomodoro che stanno perdendo il loro mercato perché è troppo costoso – così come i consumatori che non sanno da dove viene il concentrato rosso sui loro piatti e cosa contiene.

Oggi, il più grande mercato per il concentrato di pomodoro è l’Africa, con la sua popolazione in rapida crescita. Quando i produttori cinesi sono entrati nei mercati africani, hanno cominciato ad utilizzare il proprio concentrato. A scapito dell’economia locale e dei contadini africani, che hanno smesso di coltivare pomodori perché importarlo era più economico che produrlo. Oggi molti di loro sono tra i migranti che, in cerca di un futuro più prospero, rischiano la vita per attraversare il deserto del Sahel e il Mediterraneo per venire in Europa e trovare lavoro come raccoglitori illegali nei nostri campi di pomodori al Sud. Il paradosso è che la Cina oggi è il secondo produttore di concentrato di pomodoro e il principale esportatore nel mondo pur non includendolo nemmeno nella propria cucina. Anche grazie ai cambiamenti introdotti nella produzione e commercializzazione del concentrato di pomodoro, la Cina, superpotenza del pomodoro, oggi è protagonista del capitalismo globale.

“Utilizzando la produzione di concentrato di pomodoro come esempio, l’impero dell’oro rosso offre una visione sorprendente sulla lotta per la supremazia commerciale che vede l’Italia attore principale sui mercati globali confrontandosi con super potenze come Stati Uniti e Cina – dichiara Duilio Giammaria, direttore Rai Documentari. E aggiunge: Abbiamo proposto questo documentario al pubblico perché aiuta a conoscere e a far riflettere sul funzionamento scomodo della globalizzazione e dei mezzi di produzione industriali”.

“L’impero dell’oro rosso”, il documentario sui retroscena della produzione e commercializzazione del concentrato di pomodoro dalla Francia alla Cina, dagli Stati Uniti all’Italia, e la spietata concorrenza tra multinazionali del settore agroalimentare, sarà in onda domani, giovedì 24 giugno, alle 23 su Rai Due.

 

Rai Documentari – Creata nel gennaio 2020, sotto la guida di Duilio Giammaria, Rai Documentari ha come missione la produzione, coproduzione, acquisto e preacquisto di documentari in tutte le forme, linguaggi, tematiche allo scopo di alimentare i palinsesti di tutte le reti e piattaforme RAI, in accordo con la Direzione Distribuzione, e far crescere e sviluppare il genere con effetti di miglioramento sistemico sull’intera filiera. Proporsi quindi come un hub per il distretto industriale del documentario, in grado di ottimizzare produzione, coproduzione e commissioning.

 

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