VERNOCCHI: “SERVE MAGGIOR SINERGIA TRA RICERCA E PRODUZIONE”

Pubblichiamo qui di seguito un editoriale di Ortofrutta Notizie di Davide Vernocchi (nella foto), presidente di Apo Conerpo, che si concentra tra l’altro sul mutato rapporto negli anni tra mondo produttivo e ricerca.

 

Recentemente mi sono trovato a confrontarmi con un professore universitario di Scienze Agrarie che mi ha sottolineato come, nell’ambiente accademico, la valutazione sul suo operato oggi viene misurata esclusivamente in base alle pubblicazioni realizzate e non sull’impatto che ricerche e analisi hanno (o potrebbero avere) sul territorio o sull’ambiente, né in base alla sua attività didattica.
Credo che sia un segnale molto preoccupante: stiamo vivendo una fase di cambiamento epocale, sia dal punto di vista climatico che delle avversità fitosanitarie e il mondo dell’agricoltura ha di fronte innumerevoli sfide e opportunità che vanno dall’agroecologia all’utilizzo dei big data, alla diffusione sempre maggiore di tecnologie e innovazioni che potrebbero rivoluzionare l’intero comparto.
In questo contesto, è doloroso ravvisare un sempre più frequente “scollamento” fra il mondo della ricerca universitaria e le esigenze reali e concrete del mondo della produzione. Quando mi sono laureato, 30 anni fa, il mondo accademico era a stretto contatto con quello delle imprese agricole: fra ricerca e produzione esisteva una sinergia virtuosa e spesso vincente. Il povero prof. Tonini del CRIOF di Bologna, ad esempio, ci portava continuamente nelle realtà produttive del territorio a capire le esigenze in fatto di frigoconservazione nelle aziende. Il confronto costante e aperto fra le aule universitarie e la vita “in campo” è stato motore di innovazione e ha generato importanti filoni di ricerca e tante nuove idee. Oggi, purtroppo, non vedo più questo fertile scambio e le aziende agricole, così come le cooperative, soffrono per questa mancanza.
Non voglio essere frainteso: l’Università italiana svolge un lavoro accademico di altissimo livello e i nostri ricercatori possono vantare una preparazione encomiabile. Ma ritengo che si sia creata, nel tempo, una distanza fra ricerca ed esigenze reali che aumenta ogni giorno di più. Una situazione aggravata anche dal problema dei tempi della ricerca: il cambiamento climatico e le sue conseguenze dirette hanno imposto una repentina accelerazione alle esigenze in campo e la ricerca fatica spesso a “tenere il passo”. Con il risultato che anche quando arrivano risposte alle domande del mondo imprenditoriale, spesso giungono tardive rispetto ai bisogni concreti.
Da qui il mio appello al mondo universitario: le imprese agricole e le cooperative ci sono, sono pronte a confrontarsi e a ridare vita a quel dialogo fertile e fruttuoso che, in passato, ha tanto impattato sulla realtà del mondo agricolo. Le porte delle nostre aziende sono aperte e siamo pronti per lavorare insieme: occorre però che l’Università torni a uscire dalle aule e venga data a docenti e ricercatori l’opportunità e la possibilità di confrontarsi, di calarsi nella realtà quotidiana in cui il mondo ortofrutticolo opera.
Rivolgo lo stesso appello anche al mondo della politica, affinché incentivi e sostenga la rinascita di questa sinergia e garantisca al mondo della ricerca universitaria le risorse sufficienti per rispondere anche all’accelerazione imposta dai cambiamenti globali. L’ortofrutta ha bisogno della ricerca ed è pronta a fare la propria parte ma serve, ora più che mai, l’impegno di tutti.

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