TEMPI DURI PER IL POMODORO VERONESE: MERCATO SATURO, PREZZI AI MINIMI

Tempi duri per i pomodori veronesi, pagati a prezzi bassi a causa della saturazione del mercato, invaso dal prodotto straniero e da quello del Sud Italia. Al mercato, a fine giugno, venivano battuti a 50 centesimi al chilo, vale a dire il costo di produzione. Ora il prezzo arriva a 55 centesimi, ma la quotazione rimane bassa per garantire agli agricoltori una redditività.

“Il mercato è fermo, si fatica a vendere il prodotto – sottolinea Daniele Brunelli, produttore di ortaggi di Confagricoltura Verona, 12 ettari di pomodori coltivati in serra a Buttapietra oltre a zucchine e melanzane -. Il mese di giugno, che è sempre stato redditizio, è diventato una valle di lacrime. I pomodori del Sud sono tutti in piena produzione e c’è sovrapposizione. Inoltre soffriamo anche la concorrenza di Olanda e Spagna, che vendono a prezzi stracciati. Sono alcuni anni che la situazione è critica, ma con il Covid è peggiorata. Abbiamo faticato anche con la manodopera, perché con i problemi  dovuti alla pandemia ci sono venute a mancare le squadre di indiani che venivano tutti gli anni. Pianto pomodori da 40 anni, sono stato il primo a farlo a Buttapietra: allora si prendevano 2.500 lire al chilo e le spese erano poche. Oggi, oltre ai prezzi insoddisfacenti, ci sono costi sempre più alti: la plastica per le serre, la pacciamatura, il gasolio, gli imballaggi. Bisognerebbe prendere almeno un euro per fare reddito, magari diversificando il calendario e producendo in mesi dove c’è meno sovrapposizione con gli altri. Un’altra strada è vendere direttamente alla Gdo, programmando per tempo la produzione e concordando i prezzi. Ho appena iniziato a farlo con una catena e se non altro ho la certezza di riuscire a vendere il prodotto”.

La provincia di Verona è la prima in Veneto per produzione del pomodoro da industria, con 970 ettari su 1.710 ettari regionali (dati 2020 di Veneto Agricoltura). L’anno scorso la superficie è aumentata del 27 per cento. “Il problema non è solo giugno, perché anche in luglio la situazione è abbastanza disastrosa e con agosto poi la stagione del pomodoro finisce – spiega Paolo Bombasini, che ha serre di pomodori e altri ortaggi a Zevio -. Si vende poco. Sta arrivando un sacco di prodotto dall’estero, soprattutto rosso e ramato, a prezzi così bassi che non riusciamo a capire come fanno a starci dentro. Certo, ci sono delle nicchie che resistono, come il cuore di bue rosa. Ma per il costoluto e il peretto è tutto fermo. Probabilmente incide anche la crisi, con il consumatore che sceglie la merce che costa meno senza guardare la qualità. Noi non ci stiamo dentro, con i prezzi che ci offrono. Gli aumenti delle materie prime superano in certi casi il 30 per cento. Dovremmo fare degli investimenti per l’anno prossimo, ma vedremo. Se con i pomodori non si fa più reddito non ne vale la pena”.

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