CARO ENERGIA, PRIME VITTIME: CHIUDE IL BIG DEGLI ORTAGGI TRASFORMATI

La scure del caro energia “miete” le prime vittime: la Farris di Foggia, specializzata nella lavorazione e trasformazione di ortaggi freschi e di qualità in disidratati, semi dry IQF e surgelati, ha deciso di chiudere tutto per sei mesi.
Motivo: l’esplosione dei costi delle materie prime e delle bollette, con il conto del metano – come scrive Il sole 24 Ore di oggi – schizzato da 2.280 a 12.720 euro al giorno.
“Un chilo di zucchine disidratate che l’anno scorso ci costavano 11 euro oggi costano 22, il doppio – ha raccontato al quotidiano di Confindustria l’amministratore unico di Farris Giorgio Mercuri (nella foto), che è anche presidente di Alleanza delle Cooperative – A questi prezzi i clienti non comprano, non siamo competitivi.”
Non un’azienda qualunque, quella di Orsara di Puglia, forte di 150 conferitori, il cui marchio ha recentemente ottenuto il certificato di Eccellenza Italiana e Ambasciatori del Made in Italy: è l’unica azienda italiana a produrre verdure disidratate precotte, una novità rispetto al classico disidratato. Le verdure, attraverso un processo industriale, perdono il 50% dell’acqua e poi vengono utilizzate nei surgelati, per esempio nei minestroni, ma anche nei primi piatti pronti e in altri prodotti.

L’azienda coltiva circa 1.500 ettari di fondo a orticole, in particolare asparago, broccoletto, cavolfiore, carciofo, pomodoro, melanzana, peperone, zucchina e zucca lavorate in uno stabilimento di oltre 5000 mq coperti.

I prodotti di punta sono pomodoro e pomodorino semi-dry IQFbroccoli, cavolfiore e zucchine disidratati, asparago surgelato. Per quanto riguarda l’Asparagus officinalis L. surgelato, ne viene estratta la polpa e il succo a freddo per valorizzare e conservare inalterate tutte le caratteristiche nutrizionali, cui segue l’abbattimento e la conservazione a temperatura controllata.

Un processo diventato troppo costoso, nonostante i pannelli fotovoltaici installati sui tetti dello stabilimento che hanno almeno in parte attutito l’escalation delle “bollette”. Ma la fiammata del metano ha dato il colpo di grazia: di qui la decisione di sospendere la produzione per sei mesi, da gennaio a giugno.
Senza nessun intervento l’industria alimentare italiana rischia di fermarsi per la pandemia energetica, servirebbero dagli 80 ai 100 miliardi di euro per abbattere i costi energetici”, il commento finale di Mercuri. Alleanza Cooperative, insieme a Federalimentare, promette battaglia per ottenere fondi vitali per l’agroindustria. E per tutta la filiera (m.a.)

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