CONSUMI ALL’OSSO E BOOM DEI COSTI: GENNAIO CON IL BATTICUORE PER I GROSSISTI

Listini elevati, consumi all’osso, aumento esponenziale di costi e bollette, effetto pandemia: è stato un gennaio di passione per l’ingrosso ortofrutticolo italiano.
Protagonisti numero uno, a livello commerciale, gli ortaggi che, a fronte di una scarsa disponibilità, hanno evidenziato prezzi particolarmente sostenuti “incrociando” una domanda tutt’altro che esaltante. A ciò si aggiunge l’emergenza sanitaria ancora in corso: oltre a ridurre la mobilità delle persone e a frenare l’attività dell’HORECA – sbocco primario per molti grossisti – impone ora agli operatori di effettuare controlli sui Green Pass.
Proprio da qui parte Giambattista Ratto nella sua disamina riferita al Mercato di Genova: “Bisogna uscire dalla ragnatela delle normative anti-Covid perché le criticità sono tante e peserebbero sull’attività imprenditoriale anche in condizioni normali”, spiega. “Mi riferisco in particolare ai costi energetici di cui si parla poco ma che sono al limite dell’insostenibile, quasi triplicati da un mese all’altro. E nella filiera, la GDO comprime i prezzi. Se non si fa qualcosa, se non si adottano misure di sostegno, la situazione diventerà presto esplosiva.”.
Dal Mercato di Firenze il presidente della Fedagro del capoluogo toscano Aurelio Baccini spiega che “i numeri di gennaio sono in linea con quelli del primo mese del 2021 sia come quantitativi che come fatturato, ma i crescenti costi dell’energia, degli imballaggi e, temo presto, anche della manodopera, avranno presto ripercussioni importanti”.
“In pochi hanno la percezione di quanto possa incidere questo boom di oneri sulla nostra attività imprenditoriale e in generale sull’agricoltura “, aggiunge Baccini. Che vede un rischio: “Alcune colture, poco redditizie, in Italia verranno abbandonate o quasi. Penso alla patate: già i valori attuali non sono sufficienti a coprire i costi, figuriamoci cosa accadrà l’anno prossimo. Molti agricoltori hanno già scelto altro”.
Prezzi alti, consumi bassi: riassume così la situazione, dal Mercato di Fondi, il grossista Elio Paparello: “L’impatto degli aumenti energetici è pesante, del resto frutta e verdura stazionano nelle celle frigorifere e i costi di conservazione sono raddoppiati, al pari di trasporti e logistica. Nello stesso tempo, il consumatore è avvilito e impaurito, complice inflazione e crisi sanitaria: acquista lo stretto necessario. Noi grossisti ci troviamo nel mezzo. E soffriamo come non mai. Navighiamo a vista e cerchiamo di resistere: lo facciamo per le nostre aziende  e per i nostri dipendenti, che sono con noi da 20-30 anni”.
Dal Mercato di Bari Pino Lucatorto evidenzia la differenza tra i prezzi degli ortaggi, molto alti all’origine e quelli della frutta, più contenuti. I consumi, però, sono bassi. E ridurre all’osso i margini, dice, non basta:  “Vendere poco significa anche avere degli scarti – aggiunge il grossista pugliese – e ciò contribuisce, in una spirale perversa, al balzo dei listini. Oggi costa di più comprare un chilo di zucchine rispetto alla carne bianca. Ed è difficile spiegare le dinamiche ai consumatori”.
Mirko Aldinucci

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