RIMANDATA LA LEGGE SUL BIO: “L’ITALIA FA UNA BRUTTA FIGURA”

“L’immagine italiana sull’iter legislativo della legge su Bio che viene rimandata al Senato per la modifica sull’esclusione dell’equiparazione al Biodinamico, non ne esce vincente”.

Così Ernesto Fornari (nella foto di apertura), direttore di Apofruit, di cui fa parte Canova che commercializza il proprio marchio biodinamico ‘Verdea’, commenta a caldo l’esclusione della tecnica agricola ultra-green, dalla legge sul Bio.
Per Carlo Triarico, presidente dell’associazione Biodinamico, consigliere di Demeter Italia nonché figura molto inserita negli organismi internazionali del Biodinamico, invece, si tratta di un ulteriore pretesto (quello di cambiare all’ultimo minuto il testo al voto) per non approvare, di fatto, una legge sul Biologico che, in Italia, è in ballo da 12 anni.
“Peraltro – precisa Triarico – l’emendamento contro il Biodinamico è stato presentato da Riccardo Magi, deputato di +Europa, il partito di Emma Bonino che fu tra le firmatarie, nel 2007, insieme a Paolo de Castro, del testo di una legge sul Bio in cui si inseriva per la prima volta il biodinamico. Testo, anch’esso, mai arrivato al varo”.
Intanto questo colpo basso da franchi tiratori in aula, produce inevitabilmente effetti di mercato dal momento che, escludendo l’equiparazione del Bio al Biodinamico, lascia Demeter, l’ente certificatore privato che opera da 35 anni, solo sul mercato globale, di fatto, in una posizione di monopolio.

Carlo Triarico

Siamo contrari a questa situazione di monopolio – precisa Triarico – perché il nostro è un movimento umanitario che va a favore del benessere dell’ambiente, delle produzioni e della vita delle persone. Siamo favorevoli all’esistenza di tanti operatori del Biodinamico, non per forza certificati Demeter. Anche perché, in sostanza, se si considera che le aziende agricole biodinamiche in Italia oggi sono 4.500, di cui 250 certificate Demeter, con una media di 29 addetti ciascuna, vorrebbe dire che fino ad ora avevamo oltre 130mila coltivatori-stregoni di cui nessuno sospettava l’esistenza. Peraltro, la legge che torna ora al Senato è ricca di contraddizioni dal momento che in altri capitoli del ddl in questione, si continua a citare esplicitamente il Biodinamico comportando quindi un rinvio automatico al regolamento europeo sul Bio in cui è inserito. Questo dimostra ulteriormente l’intento dilatorio del legislatore sulla legge per il Bio. Un settore che, in tempi di grandi finanziamenti che si stanno muovendo in Europa per il Green Deal e la transizione ecologica, si tende a marginalizzare per le forti pressioni provenienti da altri settori”.

In sostanza piatto ricco mi ci ficco. E le prese di posizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Premio Nobel Giorgio Parisi, sarebbero state sollecitate, per Triarico, “più che da motivazioni scientifiche, da altre di tipo politico” con il solo intento di ritardare l’approvazione della legge.
“Non accetto l’appellativo di stregonesco a questa tecnica colturale – afferma Fornari – perché le nostre aziende che la praticano hanno concretamente registrato un miglioramento del suolo così come risulta dalle analisi spettrometriche effettuate che dimostrano come la popolazione di microrganismi del terreno sia aumentata nettamente. Noi abbiamo semplicemente arricchito il disciplinare Bio con ulteriori pratiche di sostenibilità come, ad esempio, l’uso dei sovesci, la riduzione di trattamenti Bio o anche la destinazione del 10% del terreno di coltura a nursery di insetti per favorire la Biodiversita e l’equilibrio dell’ecosistema sul campo di coltivazione”.
La situazione di predominanza di mercato di Demeter, in mancanza di una disciplina organica sul Biodinamico, produce anche effetti negativi dal momento che se prima Verdea (il marchio Biodinamico di Canova) aveva iniziato a vendere alle catene specializzate europee i propri prodotti ultra-bio, in alcuni insegne, soprattutto in Germania, terra madre del Biodinamico, ha dovuto interrompere le forniture partite con le clementine, che garantivano un margine al produttore del 30%.
“Anche se al momento si tratta di una nicchia di mercato – spiega Fornari – in Italia ci sono molto nostri produttori, specie nel settore cerasicolo, che ci stanno chiedendo di potere aderire al nostro disciplinare biodinamico”.
Le dimensioni di questa nicchia di mercato per Canova, si traducono, in pratica, in questi numeri.
Se il fatturato complessivo di Apofruit è di circa 300 milioni di euro, di cui il 30% è generato dal Bio commercializzato da Canova, del quale a sua volta il Biodinamico rappresenta il 10%, quindi si tratta di oltre 9 milioni di euro di merce che, oltre al mercato italiano, viene esportata principalmente in Germania e in Svizzera”.
Mariangela Latella 

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