PATATA DEL FUCINO IGP, QUANDO IL MARCHIO FA LA DIFFERENZA: IL CASO DELL’AMPP

AMPP – Associazione Marsicana Produttori Patate – . Dietro questa sigla c’è un mondo di piccoli agricoltori che in forma associativa colmano il gap derivante proprio delle loro stesse aziende agricole, in genere altrettanto piccole.

In Italia il settore pataticolo, salvo alcune eccezioni, soffre di una base eccessivamente frammentata per cui è diventato strategico assumere un ruolo paritario nei confronti della forza contrattuale della GDO.

Il problema di avere ordini e non ritenere remunerativo il proprio lavoro, come lamentano oggi tanti imprenditori, vale anche per il settore ortofrutticolo e di quello pataticolo? Lo chiediamo al direttore dell’AMPP, Sante del Corvo (nella foto), tra l’altro già Protagonista del Corriere Ortofrutticolo.

“Coprire i costi di produzione e trasformazione in effetti sta diventando sempre più difficile. Questo dipende dal rincaro delle materie prime. Agli aumenti che subiamo non corrisponde, da parte della GDO nazionale, un adeguato riconoscimento del prezzo di quanto viene conferito. Dovrebbe esserci più condivisione tra produttore e distributore, un patto di alleanza perché l’interesse dell’uno è strettamente legato a quello dell’altro“.

È risaputo però che le cose spesso non vanno in questo verso e che la GDO ha quasi sempre il coltello dalla parte del manico. Anche se esalta il bio, lancia messaggi di sostenibilità a favore delle produzioni a km 0, incentiva la tutela dell’ambiente, poi alla fine i maggiori costi per garantire tutto questo da chi vengono assorbiti?

“Domanda a cui diamo la risposta che più ci rammarica. Sono sempre i produttori a sostenere l’aumento generalizzato dei costi di energia, trasporti, materiali di imballaggio e oneri annessi. Il ruolo dell’Associazione è proprio quello di tutelare il più possibile il coltivatore per non disincentivare l’interesse a produrre, altrimenti sarebbe la fine.

Abbiamo assistito negli anni ad un vero e proprio cambiamento epocale sia del sistema di produzione della patata sia di distribuzione e commercializzazione.

“Dalla semina alla raccolta la nostra coltura è completamente meccanizzata. Prima al mondo fra le piante orticole annuali e seconda solo alle grandi colture cerealicole, la patata è presente sul mercato tutto l’anno grazie ai diversi microclimi e altrettante situazioni pedoclimatiche. Le patate italiane rispetto a quelle europee, oltre al vantaggio della scalarità lungo tutto l’arco dell’anno, presentano anche quello di essere prodotte in comprensori, come il nostro Altopiano del Fucino, con caratteristiche storico-ambientali impareggiabili”

Sono proprie queste caratteristiche che hanno permesso di conferire il marchio IGP alle vostre patate?

“È veramente un orgoglio poter dire Patata del Fucino IGP. Ce n’è voluto però. In questo l’AMPP ha recitato un ruolo determinante come anche essenziale è l’azione di promozione che sta svolgendo per farla conoscere e apprezzare dal consumatore investendo ingenti risorse proprie che, unite al contributo del PSR della Regione Abruzzo, ci hanno permesso di andare anche sulla RAI”.

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