SUI PREZZI LA GDO FA MURO. E ALLORA CON CHI DEVE PRENDERSELA IL MONDO DELL’ORTOFRUTTA?

Tre litri di latte per pagare un caffè, e se volete, due-tre chili di frutta sempre per quello stesso caffè (dipende  dove lo consumate, in quale esercizio e in quale città). La bolletta energetica impazzita e i prezzi fuori controllo di materiali, gasolio, trasporti, logistica  stanno innescando una reazione nucleare nelle campagne.

La vicenda latte è surreale. L’accordo su un aumento di 4 centesimi (alla stalla) trovato al Tavolo nazionale presso il ministero, da dividere tra trasformatori e distributori, è stato subito disatteso da chi lo doveva applicare, tra scambi di accuse e soliti scaricabarile. Domanda legittima: a che servono i Tavoli ministeriali? A che serve il Ministero?

Dal latte all’ortofrutta il passo è breve. Qui non ci sono accordi sottoscritti e subito infranti, ma c’è un Tavolo che nessuno ormai neppure propone di convocare, vista la sua inutilità (finora). Il mondo produttivo chiede da tempo “un confronto serio e costruttivo con le altre componenti della filiera per addivenire ad una soluzione condivisa che preveda una distribuzione sostenibile dell’impatto degli aumenti dei costi di produzione che l’ortofrutta nazionale e di importazione sta subendo” (Fruitimprese, comunicato 1 dicembre 2021) . Stessa richiesta dal mondo cooperativo. “Frutta e verdura? Oggi chi li produce in Italia lo fa in perdita”, dice Giorgio Mercuri al Sole 24Ore (5 novembre 2021). Addirittura il presidente Mercuri non si è limitato alle parole, ha sospeso la produzione della sua Farris in Puglia perché la bolletta energetica non la rendeva più competitiva.  Intanto è diventata operativa la nuova disciplina sulle pratiche sleali e presto  si darà il caso (previsto dalla legge) di prezzi di vendita che non coprono i costi di produzione. Che si fa? Chiamiamo l’ICQRF (ex repressione frodi) a valutare i costi di produzione? Il nostro prof. Giacomini  è intervenuto qui sul Corriere on line spiegando che “è  triste dover ricorrere alla legge per cercare di regolare la formazione dei prezzi in una economia di mercato”. E oltre che triste, ci si infila dentro sabbie mobili interpretative, contenziosi senza fine.

Intanto le catene continuano come niente fosse in promozioni e sottocosto. Abbiamo dato notizia ieri (leggi news) di Esselunga che svende le patate Selenella  a meno di 1 euro/kg e le mele Ambrosia a 1,58 Kg, cioè non prodotti commodity ma speciality. Sarà tutto normale, ma è un segnale. Le criticità del comparto ortofrutta (seconda voce del nostro export agroalimentare) hanno bisogno di essere rappresentate in maniera adeguata al peso economico e sociale del settore. Prendersela solo con la Gdo ormai non basta più. Lo ha detto con forza pochi giorni fa Giacomo Suglia, presidente degli esportatori pugliesi. Davanti a loro le imprese trovano un muro di gomma. La difesa dei loro clienti, in sostanza la difesa delle loro vendite, è la unica preoccupazione delle catane della Gdo, e su questo si è scatenata una competizione al ribasso, su chi abbassa di più i prezzi.  Intanto le imprese , alle prese con i listini 2022, non sanno come fare a far quadrare i budget . I problemi veri  iniziano adesso , cui si aggiunge anche quello del credito, con la scadenza  a fine 2021 delle moratorie sui mutui Covid e la necessità di riprendere i pagamenti da parte di imprese strozzate  dal caro costi. Le difficoltà delle singole aziende si ripercuotono a cascata sugli organi associativi (coop, consorzi, OP) creando anche qui un corto circuito che  porterà alla chiusura tantissime imprese di base e al collasso i bilanci delle strutture collegate.

Per il latte la Coldiretti si è mobilitata in tutta Italia, dimostrando tutta la sua forza organizzativa.  A ruota si sta muovendo la CIA. Tutti chiedono sostegni, aiuti, agevolazioni, con un occhio alle risorse del PNRR. Il mondo dell’ortofrutta è colpito come gli altri settori dagli effetti di questa spirale impazzita dei costi. Di fronte al muro della Gdo, non si sa più a che santo votarsi . Certo che da questa crisi il comparto uscirà più che ridimensionato. Almeno si riuscisse a intervenire sul Governo alleggerendo gli oneri fiscali e previdenziali   che sono tra i più alti d’Europa, e un vero fattore di perdita di competitività. Adesso tocchiamo con mano le conseguenze della mancanza della nostra sovranità energetica. E se manca una cabina di regia per l’ortofrutta, il settore, pur forte economicamente, politicamente è un gigante coi piedi d’argilla.

Lorenzo Frassoldati

direttore del Corriere Ortofrutticolo

direttore@corriereortofrutticolo.it  

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