POMODORO TRASFORMATO, COOP ITALIA SPINGE SU PRIVATE LABEL: +50% DI REFERENZE A MARCHIO

La private label di Coop Italia cresce anche nel settore del pomodoro da industria e, quest’anno, le referenze a marchio Coop, sia convenzionali che Bio, sono passate da 22 a 33 con un aumento della marca del distributore del 50% anno su anno.

Tuttavia, con le operazioni militari russe in Ucraina iniziate questa notte, che molto probabilmente cambieranno anche gli scenari di mercato (ricordiamo che il pomodoro da industria era fuori dalla lista dei prodotti bloccati dall’embargo russo iniziato nel 2014), è probabile che la bolla inflattiva dovuta alla impennata del costo delle materie prime tenda a consolidarsi. Su questo punto Coop Italia invoca un tavolo di confronto governativo per studiare strumenti che possano calmierare la spesa degli italiani.

Ne parla Francesco Scocozza della direzione generale di Coop Italia nel corso del webinar ‘Pomodoro da industria: sfide, scenari, strategie’, tenutosi stamattina e organizzato da Agribusiness24.
“Attualmente più di un prodotto su due, in Coop – dice Scocozza – è di private label. A novembre 2021 abbiamo voluto rilanciare questa tendenza e, per quanto riguarda il pomodoro da industria, abbiamo aumentato le referenze, acquistendo sotto il cappello del marchio del distributore altre 11 referenze. Tra le ultime i filetti di pomodoro, ad esempio, oppure ampliando la linea dei prodotti gourmet con le referenze con pomodoro San Marzano, o con il Pizzutello o, ancora con il ciliegino giallo”.
Coop Italia da quasi 25 anni anni lavora sulla sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) con risultati che di tutta evidenza non sono deludenti per i produttori dal momento che, precisa Scocozza: “Molti dei nostri fornitori sono con noi da 50 anni”.
Ma la sostenibilità economica oggi viaggia in acque tempestose dato che quella che si era annunciata come una fiammata inflattiva, sta diventando una criticità consolidata posto che la crisi causata dall’aumento delle materie prime non sembra destinata a spegnersi nei prossimi mesi soprattutto a causa del precipitare della situazione politica in Ucraina.
Per studiare strategie future, l’insegna ha condotto un analisi di mercato nel 2021 che hanno fornito alcune risultanze importanti che saranno valutate anche alla luce della mutata situazione geopolitica per mettere a punto le strategie 2022.
“Tra gli elementi che si distinguono – chiosa Scocozza -, il fatto che il 46% degli intervistati è disposto a pagare di più per avere un prodotto sostenibile e di provenienza italiana; uno su tre è attento al metodo di produzione e un altro 33% al packaging; mentre un quinto degli intervistati sono attenti all’origine della filiera. In questo contesto, chiediamo al Governo di studiare, insieme a tutti i player della filiera, in un tavolo tecnico apposito, gli strumenti migliori per abbassare le spese che gli italiani devono sostenere e, in questo modo, tutelare tutti gli attori della filiera. Servono interventi ad hoc e non solo per la promozione. È nell’interesse di tutti “.
Mariangela Latella

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