EFFETTO UCRAINA IN EMILIA ROMAGNA: MAIS AL POSTO DI POMODORI, ORTAGGI E FRUTTA

L’effetto della guerra in Ucraina si fa sentire anche nelle produzioni agricole. A partire dall’Emilia Romagna, dove quest’anno si rischia di assistere ad un netto calo di aree investite ad ortofrutta a favore di altre colture, come il mais.

Quindi: meno frutteti, meno pomodori, fagiolini e borlotti, più mais, soia, girasoli e sorgo. Il motivo sono proprio gli effetti del conflitto in corso in Ucraina che ha fatto schizzare alle stelle le quotazioni di alcune materie agricole.

“Questi sono giorni di decisioni sulla semina e non sono sorpreso se gli agricoltori facessero altre scelte colturali”, osserva Massimo Passanti, presidente della Federazione nazionale Pomodoro da industria di Confagricoltura e vicepresidente di Conserve Italia, intervistato da Il Sole24Ore. “Mais, girasole e soia sono prodotti più facili da coltivare, perché richiedono meno cura, nessun concime, si seminano e si raccolgono quando si vuole, non secondo una programmazione rigida come per esempio quella del pomodoro”.

D’altra parte i valori parlano da soli: il mais nel Belpaese ha toccato i 400 euro a tonnellata. L’Argentina, primo esportatore mondiale di soia, ha bloccato le vendite all’estero.

Il rischio di abbandono del pomodoro insomma è concreto, anche perché tra l’altro non è ancora stato chiuso l’accordo sul prezzo per la campagna del Nord Italia, nonostante una decina di incontri tra produzione e industria.

“Gli agricoltori chiedono 110 euro alla tonnellata per fronteggiare l’aumento dei costi dell’energia e dei fertilizzanti – spiega Passanti al Sole – mentre le imprese sono partita da 92 ma sono ferme a 100. La Spagna, concorrente dell’Italia, ha chiuso un mese fa con i contadini che si sono portati a casa un aumento del 25%”. E intanto nelle cooperative emiliano romagnole i produttori minacciano la riconversione della metà dei terreni.

“Dopo due anni di cimice asiatica e gelate – chiude Passanti – anche centinaia di ettari di peri in Romagna sono stati abbattuti. E sono tutti terreni che sono tornati a seminativo”. Ora le aree a seminativo potrebbero crescere ulteriormente, dando l’addio a tonnellate di ortofrutta.

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