INNOVARE COSTA. L’ITALIA È (QUASI) FUORI DAL “MONDIALE” DI BERLINO

A che punto è l‘innovazione nel settore del fresh cut e dell’ortofrutta più in generale? L’aumento dei costi e la conseguente, ulteriore, erosione dei margini a monte della filiera (stante la difficoltà di farsi riconoscere maggior valore a valle), possono compromettere lo sviluppo?

Domande lecite alla vigilia di una Fruit Logistica che, dopo anni, non vede nessuna azienda italiana in finale all‘Innovation Award: non accadeva dal 2016. Siamo fuori anche dal “Mondiale dell’innovazione”, insomma. Metafora calcistica a parte, è giusto prestare attenzione ai campanelli d’allarme.

Anche se, va detto, alle spalle di Amoresco della francese HM Clause, in lizza con il primo cavolfiore romanesco di colore arancione, c’è la ricerca del CREA.

Anche se, sempre a Berlino, ci saranno una manciata di novità tecnologiche, di prodotto e di servizio “tricolore” protagoniste della vetrina Spotlight 2022: dall’imballaggio in materiale plastico riciclato raccolto sulle coste dell’oceano che conserva le Family Salad de La Linea Verde, alle nuove ciotole per frutta di Novapack Sud; dai cartoni in materiali naturali della bolognese Kuku Packaging ai sistemi di pesatura intelligente di Top Control; dai maxi contenitori riutilizzabili PentaPlast alla seminatrice superveloce di Urbinati che riduce gli sforzi in termini di manodopera, fino allo sviluppatore di software GreenTop.

D’altronde negli ultimi due anni, come raccontano i dati del Report Agricoltura100, recentemente divulgato, l’88,7% delle imprese hanno sostenuto investimenti per innovare le loro attività sul campo ma anche in termini di multifunzionalità, in ufficio e nella logistica.
La direzione è definita, insomma. Resta da capire come intraprendere al meglio il viaggio.

Innovare è complicato. Richiede intuizione, originalità, tempo, soprattutto investimenti. E serve una base di quella ricerca cui il sistema Italia destina risorse risicate (vale solo l’1,4% del PIL). Su questo fronte, la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza ha recentemente affermato che il PNRR costituisce un’occasione unica per instaurare un circolo virtuoso tra ricerca, innovazione, sviluppo, per avviare progetti scientifici e tecnologici con nuove collaborazioni tra mondo accademico, amministrazione pubblica, enti locali e mondo economico: staremo a vedere.

Ma non è solo questione di fondi: spesso il bersaglio viene mancato. Varietà di mele che non trovano spazio sullo scaffale della GDO o fanno storcere la bocca al consumatore per finire nel dimenticatoio, tecnologie smart ritenute troppo costose o troppo simili ad altre già esistenti, packaging ambiziosi che alla prova dei fatti falliscono la mission per cui sono nati.

Nel pianeta fresh cut, tentativi e sperimentazioni sono all’ordine del giorno. Le sfide sono tante: restare al passo dei tempi con prodotti di ultima generazione (come le bowl), ideare nuove ricettazioni, estendere la shelf life, agganciare i dettami della sostenibilità. Sempre con un occhio ai bilanci e uno alle esigenze di una clientela “intermedia” e finale che non perdona, in un mercato fortemente competitivo.
Il vertical farming intanto corre verso un futuro promettente ma per nulla facile, complici i paletti normativi e alcune resistenze.

Le fiere di primavera, a partire proprio da Fruit Logistica, serviranno anche a questo: fare il check sullo stato dell’arte dell’innovazione made in Italy.

Mirko Aldinucci
mirko.aldinucci@freshcutnews.it

(fonte: Freshcutnews.it)

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