CARTONPACK VUOLE DIVENTARE UNA MULTINAZIONALE

Cartonpack è pronta a fare il salto dimensionale e a trasformarsi in multinazionale con sedi in alcune capitali strategiche d’Europa destinate ad aprire nei prossimi cinque anni.

La società è da poco passata alla londinese A&M Capital Partners. E spinge l’acceleratore sulla sostenibilità e sull’innovazione. Ne parliamo con Massimiliano Persico (nella foto), corporate marketing executive, in un’intervista esclusiva rilasciata per Fresh Cut News nel corso dell’ultima edizione di Fruit Logistica, a Berlino.

– Quali sono state le novità presentate in fiera per la IV gamma?
“In questo settore abbiamo fatto due tipi di proposte. Una riguarda la carta per le nuove bowls di diversa grammatura sia per la prima gamma, con fori laterali, che per la IV Gamma, senza, con possibilità di essere termosaldate. E poi, presentiamo degli inediti bucket, ossia secchielli, muniti di asola, per pomodori, ciliegie e in genere prodotti di piccole dimensioni che si prestano alle lavorazioni di IV Gamma”.

– Le caratteristiche dei packaging di cartone?
“La resistenza all’umidità, che aumenta se termosaldati. Possono anche prevedere degli scomparti per arricchitori o forchettine ma al momento non abbiamo ancora avuto una richiesta a tal riguardo. Per il momento si tratta di terrine tonde con o senza fori. Per le soluzioni rivolte alle insalate arricchite, puntiamo alle confezioni di RPET”.

– Di che si tratta?
“È un secchiello in ‘social plastic’, ossia plastica riclata che attinge alla Plastic Bank, molto adatto alla IV Gamma. E’ ottimo, ad esempio, per gli ananas tagliati”.

– Avete ancora un assortimento plastic based?
“Per quanto riguarda la parte plastica, l’abbiamo proposta e stiamo vendendo molto bene in Europa soprattutto per i mix pomodorini e, in Italia, ad esempio, per le ciliegie. Con la pugliese Orchidea Fruit, per dirne una, abbiamo fatto una bellissima operazione con i bucket in monomateriale, completamente in social plastic. Abbiamo fornito cestelli per distribuire le ciliegie Ferrovia fresche dell’azienda nel contesto del G20”.

– Quindi state lavorando anche a packaging di IV e V Gamma reinterpretati nel senso di prodotti gadget?
“Assolutamente sì. Sono idee a livello di marketing che possono essere vincenti. Tuttavia il settore, da questo punto di vista, è poco marketing oriented. Poi dipende dai Paesi e dalle aziende. Ci sono quelle più strutturate, o che si stanno strutturando dal punto di vista marketing, per dare un valore adeguato ai propri prodotti a contenuto di servizio e dagli standard elevatissimi. Parlare di prodotti ortofrutticoli in termini di gadgettistica significa necessariamente parlare di ready to eat o, in generale, di prodotti Grab and go, ossia esposti in uno scaffale per essere presi e consumati in maniera che si possa avere un immediato apprezzamento del valore di quella referenza”.

– In questa fase di transizione ecologica combinata a una congiuntura economica caratterizzata dalla difficoltà di reperire materiali, come vi siete approcciati alla vetrina di Fruit Logistica?
“Con soluzioni che cercano un mix anzi, soprattutto un bilanciamento, nella scelta dei materiali dato che adesso il principale problema per i packer è la disponibilità dei materiali”.

– Le tempistiche necessarie?
“Per carta e cartone le attese, dal momento dell’ordine, possono arrivare anche a sei mesi. Non si sa quanto durerà questa incertezza del mercato, cui si aggiunge anche una forte bolla speculativa. Certo, poi chi è forte riesce a bloccare il prezzo”.

– Come prevedete di chiudere in 2022?
“Chiuderemo in crescita superando i 100 milioni di euro di fatturato. Stiamo cercando di tamponare la bolla speculativa e l’effetto negativo dell’aumento dei prezzi delle materie prime assorbendoli nel nostro margine. Direi che siamo decisamente in crescita. Anche perché ci stiamo espandendo su nuovi mercati”.

– Dove?
“Stiamo incrementando principalmente in Europa: Germania, Spagna, Francia, Paesi del nord. Oltre a consolidare, stiamo lavorando per rafforzare la nostra posizione”.


– In che modo?

“L’obiettivo è quello di diventare multinazionale. È previsto nei nostri piani di sviluppo per i prossimi cinque anni”.

– Cioè?
“In questo momento abbiamo già fatto degli investimenti in Spagna, ad esempio. Abbiamo acquisito la produzione di polpa di legno con Decapulp per fare trasformati, sempre nel settore del confezionamento”.

– State pensando a un concetto di multinazionale di tipo orizzontale ossia che specializza la produzione dei vari stabilimenti in base al Paese in cui va ad impiantarsi?
“No. Al momento non stiamo diversificando il tipo di materiale che andiamo a produrre sulla base del mercato geografico. Semplicemente, andiamo a produrre laddove ci sono delle competenze tecnologiche”.

– Quante sedi aprirete in tutta Europa?
“Abbiamo una lista abbastanza corposa. Tra le priorità quei Paesi, per adesso europei, che richiedono maggiore servizio ai mercati. Lo facciamo sia per essere più vicini in termini di stoccaggio, sia in termini di produzione con centri di montaggio o produttivi. Tra tutti i Paesi, ad esempio, la Spagna già c’è”.

– Altri aspetti di questo piano di espansione?
“Abbiamo aperto un nuovo scatolificio a Conversano (Bari), che ci ha permesso di ampliare la produzione di confezioni di carta e cartone. Avevamo bisogno di un booster su quella linea di prodotti. In questo senso le novità di packaging portate in fiera sono frutto di questo rafforzamento delle filiere di carta e cartone. Poi, in considerazione del fatto che lavoriamo molto con il Nord Europa, stiamo anche prendendo in considerazione una posizione centrale europea”.

– Per il medio periodo cosa vi aspettate?
“Di accrescere il fatturato anche attraverso nuove operazioni quali, ad esempio, nuove acquisizioni. Ma si tratta di un progetto abbastanza complesso che deve, necessariamente tenere conto anche dello scenario congiunturale in cui ci troviamo. L’azienda ha scelto di diversificare profondamente la propria offerta e quindi di dare un range di opportunità ai nostri interlocutori il più vasto possibile, con competenze diverse, verticalizzando nel settore dell’ortofrutta, facendo allo stesso tempo operazioni di ampliamento dell’offerta di carta e cartone a polpa, a RPET, a polipropilene. Tutta una serie di operazioni che seguono il filone della sostenibilità che oltre che essere un trend di mercato, è anche un impegno generale di tutti. Noi lavoriamo con la Plastic Bank e con il concetto di Social plastic che vuole sostenere quei Paesi dove la gente, oltre a vivere in mezzo all’inquinamento da plastica, non ha una gestione dei rifiuti e men che meno, un lavoro. Con questo progetto molti trovano lavoro, migliorano le proprie condizioni di vita e contribuiscono a migliorare quelle ambientali”.

Mariangela Latella

(fonte: Freshcutnews.it)

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