RINNOVATO IL CONTRATTO DI LAVORO A 1,2 MILIONI DI OPERAI AGRICOLI

E’ stato rinnovato il Ccnl degli operai agricoli che interessa 1,2 milioni di lavoratori impegnati nelle campagne a garantire l’approvvigionamento alimentare delle famiglie italiane in un momento di grande incertezza a livello internazionale con accaparramenti, blocchi, speculazioni e rincari sui prodotti agroalimentari a causa della guerra in Ucraina.

Lo rende noto la Coldiretti che, insieme alle altre organizzazioni datoriali, ha rinnovato con Fai-Cisl, Uila-Uil e Flai-Cgil il contratto collettivo di lavoro proprio alla vigilia delle più importanti campagne di raccolta dei prodotti agricoli. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di un importante segnale di responsabilità di imprese e lavoratori del settore agricolo nazionale di fronte ad una emergenza mondiale. Un riconoscimento è stato riservato al versante delle prestazioni di sostegno sociale ai lavoratori erogate dal sistema nazionale della bilateralita’ mantenendo comunque gli incrementi salariali nei limiti dell’inflazione reale. Una particolare attenzione – continua la Coldiretti – è stata prevista alle attività di agriturismo, della vendita diretta e delle fattorie sociali e didattiche creando le condizioni affinché alla contrattazione provinciale sia data la possibilità di prevedere forme aggiuntive di flessibilità. Rivisto – precisa la Coldiretti – anche il regime di classificazione degli operai florovivaisti con l’inserimento di nuovi e importanti profili professionali e l’integrazione di figure già esistenti che necessitavano di un aggiornamento. La dinamica salariale concordata – conclude la Coldiretti – prevede una prima tranche di aumento al 1 giugno 2022 del 3% una seconda al 1 gennaio 2023 del 1,2% ed una terza al 1 giugno 2023 del 0,5%.

L’accordo è stato siglato a Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, sottolinea “il senso di responsabilità che ha qualificato l’intera trattativa da parte della nostra Organizzazione, nonostante le difficoltà che, a livello nazionale e internazionale, stanno caratterizzando l’attuale fase economica”.

Soddisfazione è stata dunque espressa dal presidente dell’Organizzazione dei datori di lavoro agricolo per la chiusura di un importante contratto, che interessa quasi 200.000 imprese e oltre 1 milione di lavoratori.

“Nonostante le gravi difficoltà in cui versano molte aziende agricole a causa dell’aumento dei costi di produzione e delle difficoltà d’approvvigionamento delle materie indispensabili all’attività produttiva, – commenta Giansanti – abbiamo voluto dare un segnale concreto ai nostri collaboratori e dipendenti, consapevoli dell’importanza che il fattore umano riveste per le aziende agricole italiane, soprattutto in un momento come questo, in cui il contesto internazionale richiede uno sforzo produttivo ulteriore, anche attraverso l’introduzione di elementi di modernizzazione e innovazione tecnologica”.

L’aumento retributivo previsto è del 4,7% per il biennio 2022/2023, suddiviso in tre tranche. Si tratta di un aumento che naturalmente richiede uno sforzo da parte dei datori di lavoro agricolo, ma che è finalizzato a salvaguardare il potere d’acquisto dei lavoratori e a dare certezza alle aziende nella programmazione della propria attività nel medio periodo.

Tra le novità più significative si segnala l’introduzione di una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro ordinario, straordinario, festivo e notturno, oltre che per l’agriturismo, anche per alcune altre importanti attività sempre più diffuse in agricoltura e che richiedono particolari attenzioni in materia di orario, come la vendita diretta, gli eventi e le attività promozionali, le fattorie didattiche e le fattorie sociali.

Non sono mancati segnali di attenzione anche nei confronti dei lavoratori che possono trovarsi in situazioni particolari attraverso un ampliamento delle tutele previste dal sistema di welfare contrattuale.

Con la chiusura del contratto, le Organizzazioni datoriali e sindacali hanno dato ulteriore dimostrazione della loro capacità di definire in maniera autonoma, e senza nessun intervento esterno, retribuzioni adeguate per i lavoratori del settore agricolo.

“Le imprese – conclude Giansanti – hanno fatto la loro parte, non senza importanti sacrifici pur in un momento di difficoltà. Ora ci aspettiamo misure significative da parte del Governo per il contenimento del costo degli oneri sociali e per favorire la stabilizzazione occupazionale in agricoltura”.

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