“BOOM DI PESTICIDI NELL’ORTOFRUTTA”: IL SETTORE ALLA RIBALTA DELLA CRONACA, MA I DATI NON RENDONO GIUSTIZIA

Il titolo de ilfattoquotidiano.it, così come quello de ilmessaggero.it è perentorio: “Pesticidi nella frutta, +53% di contaminazione in nove anni, sono tossiche metà delle ciliegie vendute in Ue”.

E il sommario rincara la dose: “L’Italia è al quarto posto tra i membri dell’Unione europea per produzione di frutta e verdura contaminate nella categoria pesticidi più pericolosi: sostanze ritenute altamente tossiche per l’uomo, gli animali e l’ambiente, ciascuna delle quali causa uno o più gravi impatti, come cancro, deformità alla nascita o malattie cardiache. Nei nove anni della ricerca ne sono stati trovate in totale 32 su frutta e verdura”.

Molte altre testate generaliste nazionali hanno ripreso in queste ore il report di PAN (Pesticide Action Network) Europe, la rete delle ONG e associazioni europee che si batte per la riduzione dell’impiego dei fitosanitari. In un ponderoso report sono stati analizzati 100mila campioni di frutta venduti in Europa confrontando i dati dal 2011 al 2019.

Nonostante gli Stati membri dell’UE siano obbligati dal 2011 a eliminare gradualmente 55 pesticidi identificati come particolarmente dannosi, si legge nel dossier, la loro presenza negli alimenti sarebbe aumentata notevolmente.

Ma il settore non ci sta e per bocca di Davide Vernocchi, coordinatore settore Ortofrutta di Alleanza cooperative Agroalimentari, fa presente che “come emerge da numerosi studi condotti negli ultimi tempi le partite non a norma di ortofrutta italiana sono in continuo calo: il nostro Paese è tra i più virtuosi e con minori residui di fitofarmaci in assoluto”.

La frutta e la verdura con residui di pesticidi superiori ai limiti di legge risulta in effetti essere decisamente marginale. Secondo le analisi effettuate dagli organi ufficiali, infatti, solo l’1,39%, pari a 35 su 2.519 campioni analizzati nel 2020, è fuori norma. Numeri leggibili nell’ultimo dossier Stop pesticidi di Legambiente,

“Quasi tutta l’ortofrutta prodotta in Italia – fa presente Vernocchi – contiene residui ben al di sotto dei limiti ammessi: diciamo no a semplificazioni e strumentalizzazione ai danni di un settore che deve combattere con i cambiamenti climatici, gli insetti alieni, oltre che con i ritardi nella burocrazia che non vuole autorizzare metodi di difesa naturali e neppure le nuove tecniche di miglioramento genetico. Insomma, questo Report e la sua amplificazione rappresentano un colpo basso che fa male al comparto: è inaccettabile“.

Stando ai ricercatori del PAN il 21% di tutti i frutti testati ​​in Italia sarebbero risultati contaminati da prodotti chimici che provocano danni alla salute, mentre la media europea è del 18%. Peggio di noi Belgio (34%), Irlanda (26%) e Francia (22%), mentre in Germania si usano leggermente meno prodotti chimici (20%).

Lo studio aggiunge che nel 2011 i kiwi erano quasi privi (4%) di sostanze tossiche mentre nel 2019 quasi un terzo (32%) è contaminato. Allo stesso modo, la metà (50%) di tutte le ciliegie campionate dai funzionari è risultata contaminata nel 2019, rispetto al 22% nel 2011. Questo aumento della frequenza di vendita di frutta e verdura contaminata ai consumatori, denuncia PAN, va di pari passo con un aumento dell’intensità dei pesticidi utilizzati, con un uso sempre maggiore di combinazioni di sostanze chimiche, sostanze che dovrebbero essere gradualmente eliminate in Europa.

Nel periodo in oggetto i frutti più contaminati sarebbero stati le more (51% dei campioni inquinati), le pesche (45%), le fragole (38%), le ciliegie (35%) e le albicocche (35%). I pesticidi pericolosi nelle mele – frutta più resistente che ha meno bisogno di prodotti chimici – sono aumentati dal 16% al 34% e nelle pere si è passati dal 25% al 47%. Nel 2019, l’87% delle pere prodotte in Belgio era contaminato da almeno una di esse; l’85% in Portogallo. Allo stesso modo, è stato colpito il 74% delle ciliegie coltivate in Spagna.

Nel complesso, conclude il report PAN; mentre nel 2011 è stato riscontrato che il 6,4% della frutta era contaminato da almeno due dei pesticidi più tossici, la percentuale è salita al 10,2% nel 2019. Ma il settore non ci sta.

Mirko Aldinucci
m.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

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