L’export italiano di ortofrutta ha iniziato il 2022 perdendo colpi, come abbiamo scritto ieri, mentre la Spagna tiene le posizioni e anzi, in termini economici migliora: nel primo bimestre dell’anno il confronto tra i due Paesi evidenzia la maggior resilienza del sistema iberico che, in un momento di grave crisi internazionale, si conferma in grado di “attutire i colpi” meglio dell’Italia.
Le esportazioni spagnole di frutta e verdura fresca, stando ai dati del Dipartimento delle dogane e delle accise, si sono attestate infatti nel periodo a 2,4 milioni di tonnellate lo 0,2% in meno rispetto a gennaio-febbraio 2021 ma sono cresciute di ben il 7,8% in valore, raggiungendo quota 3,1 miliardi di euro. Impietoso il raffronto con il nostro Paese, che scende sotto i 900 milioni di euro a fronte di 573mila tonnellate esportate.
Nel dettaglio, le vendite estere di ortaggi spagnoli nei primi due mesi dell’anno sono rimaste pressoché stabili a 1,3 milioni di tonnellate, lo 0,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021, per un fatturato di 1,77 miliardi, il 10,8% in più.
Quanto alla frutta, l’export si è attestato a 1,17 milioni di tonnellate, lo 0,01% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021, con un controvalore di 1,4 miliardi di euro, il 4% in più.
Il prezzo medio degli ortofrutticoli esportati dalla Spagna nei primi due mesi dell’anno ha raggiunto 1,28 euro il chilo: un miglioramento rispetto agli 1,18 euro dei primi due mesi del 2021. Tuttavia, per l’Associazione degli esportatori FEPEX, questo progresso non compensa la forte crescita dei costi di produzione verificatasi dallo scorso anno in terra iberica, tra cui spicca il prezzo dell’energia, con il 134% in più di fertilizzanti (+48%), che ostacolano la redditività delle aziende agricole.
Anche per le aziende italiane, naturalmente, i costi sono lievitati. Mentre la capacità di vendere all’estero non è migliorata, anzi. Un segnale inquietante che non va trascurato (m.ald.)
