SOS SICCITÀ SUL POMODORO DA INDUSTRIA, SALE L’APPRENSIONE SUL RACCOLTO 2022

La siccità porta in basso le previsioni del World processing tomato council, l’organismo internazionale di rappresentanza dei produttori industriali di conserve a base di pomodoro.

Potrebbe cambiare la fotografia in California, primo player mondiale, dove il quadro, complice il clima, sembra peggiorare sul fronte sanitario.
Ma a subire gli effetti dello stress idrico, si sottolinea in un articolo di Agrisole, è soprattutto il club dei Paesi Amitom (bacino del Mediterraneo), ambito in cui le stime anticipano riduzioni a doppia cifra dei raccolti, con la perdita del 14% di media a livello d’area rispetto al 2021.
Le correttive annunciate dagli analisti nell’update di inizio luglio portano a valutare l’output mondiale di pomodori da industria sul livello di 38,4 milioni di tonnellate, in calo del 2% sulla scorsa campagna. Il forecast, che lascia sulla strada altre 400mila tonnellate rispetto alle indicazioni di giugno, ribalta il segno più della stima iniziale elaborata ad aprile che preannunciava un aumento della produzione dell’1,2%, a 39,7 milioni di tonnellate.
Il problema ormai diffuso dell’accesso contingentato alla risorsa idrica non sta risparmiando l’Europa e tanto meno l’Italia, soprattutto nei distretti specializzati del Nord. Ma non è solo il clima a ricalibrare le stime. Pesano anche i mancati trapianti dovuti all’urgenza di riprogrammare le semine, considerando, energia a parte, che la stessa bolletta irrigua è più che raddoppiata anno su anno, ma soprattutto che gli afflussi d’acqua, già oggi centellinati, potrebbero ulteriormente diminuire e in alcuni casi esaurirsi.
A valle della filiera le insidie degli extra costi si acuiscono, per i massicci impieghi energetici in fase di lavorazione industriale e per i maxi rincari della banda stagnata che alzano il valore ex fabrica del prodotto finito.In Italia si teme soprattutto per le produzioni di coda, in previsione di un fine stagione che potrebbe rivelarsi più critico rispetto alla situazione attuale anche nei conferimenti della materia prima.
Lo sblocco in extremis dell’accordo nelle regioni del Mezzogiorno, con le parti che hanno trovato la quadra sul prezzo dopo difficili trattative, potrebbe al contrario ridare slancio agli impianti tardivi, riducendo al 10%, dal 14% inizialmente stimato, il divario negativo degli investimenti di bacino rispetto alla scorsa campagna.
Complessivamente, i conteggi portano a valutare una produzione nazionale di 5,4 milioni di tonnellate, contro gli oltre 6 milioni di un anno fa (-11%). Anche se a subire i maggiori contraccolpi saranno i produttori spagnoli, per i quali si profila la perdita di un 25% di produzione, che da 3,2 milioni di tonnellate dovrebbe precipitare quest’anno a meno di 2,4 milioni, in un contesto caratterizzato dal ritardo del decorso vegetativo e dai timori dell’insorgenza di malattie.
In California – stima l’Usda (il dipartimento dell’Agricoltura americano) – manca il 4% dei volumi rispetto alle valutazioni iniziali, anche se la produzione dovrebbe recuperare il terreno perso nel 2021 (si prevede un +9%). In campagna, oltre alle carenze idriche, preoccupano i forti aumenti dei fertilizzanti, il cui costo anche oltre Atlantico, per lo shock d’offerta e i ritardi delle filiere logistiche, è pressoché raddoppiato a distanza di soli dodici mesi.

(fonte: Agrisole)

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