BOOM RINCARI, “TUTTO COSTA MOLTO DI PIÙ, TRANNE LA FRUTTA… PERCHÉ?”

Inflazione all’8,4% su base annua, rincari che hanno toccato punte del 300%.

Le aziende agricole del Veneto rischiano di non sopravvivere alle nuove mazzate in arrivo e Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, lancia l’allarme: “Gli ultimi incrementi delle quotazioni del gas naturale mettono a rischio la continuità del ciclo produttivo. Per alcune imprese la cessazione dell’attività potrebbe essere definitiva”.

È grande la preoccupazione per tutti i settori, a partire all’ortofrutticolo, già messo in ginocchio da una delle estati più calde di sempre, ai seminativi, che registrano perdite di mais e soia pesantissime a causa della siccità.

Lodovico Giustiniani

“La situazione è molto delicata – sottolinea il presidente -. Il nuovo balzo dell’inflazione dà la misura di quanto gli aumenti dell’energia elettrica e del gas siano ingenti, al punto da mandare letteralmente fuori controllo il sistema degli oneri delle aziende agricole. Se non si metteranno in atto misure immediate a livello nazionale e straordinarie in ambito europeo sul costo del gas, dell’energia elettrica e del gasolio, si rischia una grave recessione. Le imprese saranno costrette ad aumentare i prezzi dei prodotti, con un effetto a caduta sui consumatori, se non addirittura a tagliare l’attività produttiva”.

Nelle aziende sono arrivate bollette pesantissime. Nel Padovano quasi 40.000 euro, per l’energia elettrica del solo mese di luglio, sono fioccati a un allevamento, nonostante l’utilizzo dei pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni. Altri allevatori stanno considerando se tenere ferma l’attività nei prossimi mesi, come informa Diego Zoccante, vicepresidente della sezione avicola di Confagricoltura Veneto e presidente regionale di Ava, l’associazione veneta avicoltori: “Tra aviaria e costi altissimi di produzione stiamo lavorando in perdita e il conflitto in Ucraina ha aggravato la situazione relativa ai costi dei cereali, degli oli vegetali, dei fertilizzanti e dei carburanti. Se continua così, l’inverno prossimo sarà un bagno di sangue: tante aziende si fermeranno per mancanza di remunerazione”.

Sul fronte ortofrutticolo il quadro non è migliore. Alle perdite di prodotto dovute alle temperature eccessive, alla cimice asiatica e alle bombe d’acqua, si sono aggiunti i rincari energetici, che hanno pesato parecchio sulla conservazione dei frutti nei frigoriferi industriali dato che dal prezzo medio del 2021, di 9 centesimi al kilowattora, si è saliti ai 33 centesimi di giugno e ora si raggiungono picchi di 70 centesimi al kilowattora. “I prezzi spuntati in campagna sono molto bassi, soprattutto se rapportati all’aumento spropositato dei costi – sottolinea Francesca Aldegheri (nella foto di apertura), presidente del settore frutticolo di Confagricoltura Veneto -. C’è qualcosa che ci sfugge perché l’energia è schizzata alle stelle, come il gas, i mangimi, i fertilizzanti, mentre i prezzi pagati agli agricoltori sono diminuiti. Perché tutto si paga di più tranne la frutta? Così non si può andare avanti, gli animi degli agricoltori non sono sereni e si guarda con preoccupazione all’autunno, dato che si annunciano nuovi aumenti energetici. C’è chi sta espiantando frutteti, perché tra fitopatie, insetti alieni, cambiamenti climatici, mancanza di manodopera e costi alle stelle produrre non conviene più”.

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