LA SFIDA DI UNAPERA DOPO LE TANTE DEBÀCLES E LE OCCASIONI PERDUTE

Qualcuno ricorderà gli spot che proclamavano la qualità della Pera dell’Emilia Romagna IGP e della Pesca e Nettarina di Romagna IGP che la RAI trasmetteva quasi tutti i giorni vicino all’ora di pranzo nei primi anni 2000.

Questi tre frutti rappresentano il cuore della frutticoltura emiliano romagnola e anche della frutticoltura nazionale, ma i dati di certificazione, pur dopo tanti anni, dimostrano che il riconoscimento ottenuto dalla Commissione Europea nel 1998, primi frutti a ricevere il riconoscimento IGP nell’Unione Europea, non ha avuto molto successo.
Calcolando la media delle certificazioni rilasciate negli anni 2018, 2019, 2020, anni particolarmente critici per la produzione di pere IGP, è di 3.212,14 tonnellate, peraltro in crescendo, perché nel 2010 era di sole 945,33 tons, se passiamo alle pesche e nettarine IGP, perché l’ente di certificazione ora somma le quantità dei due frutti, la media è di 781 tons, quantità in discesa rispetto al 2010 con una certificazione complessiva di 1524,25 ton.
Da ricordare anche che dal 2002 opera il Consorzio di tutela della Pera dell’Emilia Romagna IGP e anche il Consorzio di valorizzazione della Pesca e Nettarina della Romagna, che ha ottenuto il riconoscimento solo nel 2015, ma questo non gli ha impedito di agire a tutela e alla promozione del marchio, e come non bastasse è stata costituita nel 2012 l’organizzazione interprofessionale pera, a cui si è aggiunta da sette anni a Ferrara una fiera specializzata “Futurpera”, che si propone di richiamare l’attenzione degli operatori su questo frutto di cui l’Emilia Romagna è la terra prediletta.
A queste iniziative, si può dire di carattere istituzionale, si sono aggiunte anche iniziative private, come il Consorzio “Opera” nato nel 2015 che, concentrando l’offerta di circa il 25% della produzione di pere ha avviato una coraggiosa e forte campagna pubblicitaria e di comunicazione per affermare sul mercato la marca (o brand) “Opera”. Marca che stava cominciando ad avere un certo successo, ma che il Consorzio ha deciso di non supportare più con la campagna di comunicazione che aveva in corso. Quasi contemporaneamente è nata nel 2021 UNAPera, consorzio che riunisce 25 organizzazioni agricole, 13 OP e 12 non OP, raggiungendo quasi il 65% della superficie investita a pere in regione. Nell’intervista rilasciata dal Presidente Adriano Aldovrandi ne “L’Informatore Agrario” (n.34/2022) si può leggere che è stata riconosciuta come Associazione di organizzazioni di produttori (AOP) dalla Regione Emilia Romagna e che obiettivo di UNAPera è quello di puntare sull’IGP “Pera dell’Emilia Romagna”, come marchio ombrello, condividendo uno standard commerciale unico per arrivare già quest’anno alla commercializzazione sul mercato del fresco a circa 100.000 tons.
Non si può non riconoscere che la produzione di pere in Emilia Romagna negli ultimi tre anni ha subito una debacle terribile, sembrava che tutto le fosse contro: nel 2019 la cimice asiatica, insieme la maculatura bruna, poi le gelate primaverili del 2020 e 2021, poi la siccità di quest’anno. E vero anche che se c’è una filiera in Emilia Romagna dove il mondo agricolo è fortemente organizzato è proprio quella della pera e non da oggi ma addirittura dalla fine degli anni ’90, per cui in tutti questi anni, grazie anche ai sostanziosi interventi della Regione e ai finanziamenti ricevuti dalle OP attraverso l’OCM ortofrutta, qualche cosa si sarebbe pur dovuto fare, senza contare solo sull’aiuto pubblico, per affrontare le crisi che certamente sarebbero capitate.
UNAPera è nata potendo contare su uno stanziamento di 2,3 milioni di euro promesso dalla Regione per promuovere, ancora una volta, il settore che certamente ora ha tanto bisogno di aiuto. Mi auguro che questo stanziamento possa davvero consentire il successo di UNAPera smentendo le previsioni di coloro che ritengono che la crisi della pericoltura in Emilia Romagna sia entrata in una fase irreversibile.

Corrado Giacomini

*economista agrario

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