INFLAZIONE E GDO, GASBARRINO: MANCA UNA STRATEGIA, IL FUTURO È DEI DISCOUNT

L’impennata dell’inflazione si fa sentire, eccome, anche sui bilanci dei player della grande distribuzione. Venerdì scorso l’AD di Conad Francesco Pugliese è stato perentorio: “In quest’ultimo anno, abbiamo assorbito una parte importante degli aumenti dei listini delle aziende fornitrici, andando ad erodere i nostri margini: ora non abbiamo più spazio per farlo e per questo, insieme a tutto il mondo della distribuzione, chiediamo una azione di responsabilità all’intera filiera. Dobbiamo difendere il potere di acquisto dei consumatori, delle famiglie, che sono quelle che fanno lavorare tutti noi”.

Ma quali sono le prospettive del retail? Corriere Ortofrutticolo ne ha parlato con Mario Gasbarrino (nella foto), AD di Decò Italia e voce autorevole. L’articolo integrale compare sul numero 9 del nostro periodico, in uscita; ne riportiamo alcuni passaggi.

“Nei primi sei mesi del 2022 quella che considero la più grande azienda nel comparto supermercati  ha pagato dazio alla campagna promozionale anti-caro vita lanciata nel novembre dello scorso anno”, ci ha detto Gasbarrino. “Ma è solo la punta dell’iceberg: se fossero state pubblicate altre semestrali, sarebbe emerso chiaramente lo stato di generalizzata sofferenza dei retailer, soprattutto quelli tradizionali, chiamati a un confronto sempre più difficile con i discounter”.

Eppure, secondo gli ultimi dati, anche gli “specialisti dello sconto” faticano, eccome, a gestire il balzo record dei prezzi: “Vero che in questa fase i discount hanno una componente inflattiva percentualmente più alta – fa presente Gasbarrino – ma è altrettanto vero che sono stati i primi ad aumentare prezzi; nel medio lungo periodo, quando tutte le catene dovranno ritoccare i listini, il differenziale tornerà quello di prima”.

In sostanza “i discounter hanno già riversato al pubblico l’aumento subito, mentre i supermercati non lo hanno fatto, o per loro scelta o perché ancora non hanno ricevuto a pieno i rincari”. Per Gasbarrino “c’è stata poca strategia” e il discounter, in prospettiva, “resta favorito”.

Per il manager peraltro, “il fatto che anche il discount abbia iniziato a perdere volumi, anzi è quello che sembra perderne di più, non promette niente di buono, perché è evidente che di questo calo non se ne avvantaggeranno certo i supermercati: se il cliente del discount diminuisce i volumi, vuol dire che ha finito i soldi già a metà mese, e quindi non gli resta che aspettare lo stipendio successivo. In sostanza, questo vuol dire che sta aumentando sempre più la fascia di povertà”.

“In questo momento  – prosegue Gasbarrino – l’industria di marca per guadagnare quote di mercato e frenare l’escalation della MDD o del Discount ha contenuto l’aumento dei prezzi di vendita: può farlo perché ha fieno in cascina in termini di scorte e risorse. Ma a breve, temo, dovranno intervenire sulle quotazioni, e questo renderà tutto ancora più drammaticamente difficile, specialmente per quei retailer che non si sono tutelati nei momenti di bassa inflazione”.

Ma la GDO può competere con il discount? Come? “Resta molto da fare sia sul lato dell‘efficienza che dell’efficacia”, la risposta di Gasbarrino. “Le aziende della distribuzione devono comprendere che non possono più permettersi di stare da sole: serve una collaborazione, serve andare oltre il concetto di promozione e la logica del volantino, utilizzato oggi come 30 anni fa. Paradossale: si guarda al futuro ragionando da vecchi”. E sulla marca privata: “E’ un fenomeno di moda ma ogni insegna crea la sua, con fatturati ridicoli”.

Insomma, “bisogna aumentare la massa critica”. Ancora, per il manager campano “serve snellire le strutture: ci sono troppi Cedi e troppo costi”. E poi “servono format definiti; il discount già ce l’ha, gran parte dei supermercati no. Sono quasi tutti uguali, con le stesse proposte, le stesse promozioni”.

Infine una battuta  sull’ortofrutta: “Ci sono discount dove la qualità in reparto è almeno allo stesso livello di quella dei supermercati. Cosa a dire il vero nemmeno troppo difficile, stante il livello qualitativo medio-basso dei freschissimi e la loro gestione non certo ottimale”.

Mirko Aldinucci
m.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

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