BERNARDI INVESTE SU FUORI SUOLO, NICKEL FREE E RESIDUO ZERO: “GDO IN FERMENTO”

La cultura idroponica ha un ruolo di punta nella strategia di ecosostenibilità a 360 gradi perseguita da anni da Bernardi srl, ditta con quasi settant’anni di esperienza nell’ortofrutta che si avvale di selezionati fornitori e dispone anche di una propria azienda agricola di 90 ettari nel cuore della Romagna.

Da tecniche colturali innovative, come il fuorisuolo, all’adozione di tutte le procedure della lotta integrata, dall’autoproduzione energetica fotovoltaica, ai processi di lavorazione intermedia con riciclo totale dell’acqua, tutto è orientato in ottica “green”, sostenibile e di impulso dell’economia circolare. Con la ciliegina sulla torta rappresentata da un packaging totalmente compostabile, compreso il film di ultima generazione, per la linea di punta “La Bella Stagione”, a residuo zero e nickel free.

“In questo contesto di particolare attenzione da noi riservata all’ecosostenibilità, la tecnica idroponica è un autentico campione green”, ha osservato Christopher Bernardi, quarta generazione della famiglia al timone dell’azienda, al Corriere Ortofrutticolo, che ha voluto con lui approfondire le sfaccettature ambientali e commerciali legate al fuori suolo.

“Il fuorisuolo – ha aggiunto Bernardi – tra le principali note di ecosostenibilità che porta in dote ha sicuramente quella di un minimo consumo idrico, cosa che con i problemi attuali delle campagne non è da poco, unito un bassissimo consumo di superficie rispetto alle tecniche tradizionali, e anche questo è un bel plus. E poi si allunga moltissimo la stagionalità e si abbattono i costi dei trasporti”.

– Che soddisfazioni, sia produttive che commerciali, vi sta dando il fuori suolo?

“Innanzitutto un’altissima qualità del prodotto finale – dal punto di vista organolettico è un pomodoro buonissimo da mangiare -, abbinata a una buona shelf life, cosa molto apprezzata dalla GDO moderna. Inoltre ha una stagionalità molto lunga, con una omogeneità degli standard qualitativi per un arco di tempo notevole, e poi è una tecnica che ci dà la possibilità di certificare a livello commerciale la linea di produzione come nickel free”.

– Pensate di fare ulteriori investimenti in questa tecnica produttiva e, comunque, quali sono le vostre direttrici di sviluppo?

Non amplieremo le superfici produttive, stiamo invece ragionando su investimenti in altri comparti. Stiamo per esempio robotizzando ed automatizzando tutta la tracciabilità su etichetta per evitare errori umani, stiamo anche ragionando su come automatizzare alcuni processi produttivi tramite utilizzo di robot”.

– La vostra azienda è nel cuore della Romagna, con una rete infrastrutturale e logistica che vi assiste bene, ma secondo voi l’ortofrutta italiana sconta in genere un handicap su logistica e trasporti?

“Noi per il posizionamento geografico e la regione in cui siamo, che ha sempre sviluppato infrastrutture e trasporti, non ci possiamo lamentare, anzi è un plus per noi, ma parlando con tante altre realtà aziendali mi sono accorto che comunque esistono, per tante zone produttive un po’ più isolate della nostra, grossissimi problemi di logistica che di fatto ne limitano, soprattutto per le aziende medio-piccole, lo sviluppo commerciale, in particolar modo sui mercati dell’Unione europea”.

– Che anno è stato il 2022 per la vostra azienda?

“Sicuramente non è stato un anno semplice, è stato un anno molto frenetico dove i rincari energetici hanno avuto un impatto negativo notevole. E poi c’è stato un aumento esponenziale di fenomeni climatici estremi, rendendo la situazione complicata. Diciamo che è stato un anno movimentato…”.

– Il mercato premia la vostra produzione a residuo zero e nickel free? Quali i prodotti maggiormente cercati dai distributori?

“I mercati che ad oggi ancora maggiormente premiano questo tipo di produzione sono le GDO estere ma da metà dello scorso anno si riscontra anche parecchio fermento in Italia, soprattutto da parte di quelle catene distributive che non hanno una marca loro e cercano strade alternative. Ora dobbiamo vedere se nel nuovo anno, con la probabile crisi economica in arrivo, ci sarà una variazione di questi trend. I prodotti un pò più richiesti sono il ciliegino e il datterino, declinati nelle varie forme e colori”.

– Avete in mente di ampliare la gamma produttiva?

“Stiamo lavorando per ampliare la gamma produttiva con nicchie di prodotto destinato a tipologie di pomodori particolari, stiamo lavorando su alcune varietà antiche che hanno proprietà organolettiche particolari , diciamo che abbiamo in vista prodotti un po’ gourmet”.

– Il prossimo anno festeggerete i 70 anni di attività, che traguardo vorreste raggiungere?

“Questo è stato l’anno in cui abbiamo iniziato l’export verso alcuni Paesi UE, nel 2023 ci piacerebbe consolidarci ancora di più sul mercato europeo, oltre ad avviare un progetto di sviluppo territoriale di tipo sociale, con soggetti pubblici della zona, di cui è però prematuro parlarne, stiamo iniziando a discuterne adesso con le amministrazioni locali”.

Cristina Latessa

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