SI SGONFIA L’INCHIESTA DI REPORT: DOPO 8 ANNI ASSOLTI GIULIO ROMAGNOLI, ROBERTO CHIESA E CLAUDIO GAMBERINI

Si è sciolta come neve al sole l’inchiesta giornalistica ‘Patata bollente’ andata in onda su Report (Rai3) il 28 aprile 2014.

In seguito alle accuse contenute nel servizio televisivo circa l’immissione sul mercato di ortaggi con etichette non veritiere in quanto a qualità e origine del prodotto e su una presunta regalìa intercorsa tra un’impresa bolognese e un alto dirigente Conad, erano stati rinviati a giudizio 23 indagati, oggi tutti assolti a vario titolo con formula piena dalla prima sezione penale del Tribunale di Bologna. L’assoluzione da parte della prima sezione penale del tribunale di Bologna prevale sulla intervenuta prescrizione, cancellando così ogni possibile dubbio sulla vicenda. Giulio Romagnoli (nella foto di apertura) e Roberto Chiesa (assolti “perché il fatto non sussiste”) salutano con soddisfazione un ottimo risultatoche fa chiarezza su una vicenda dolorosa sul piano umano e professionale. Rimane il rammarico per le sofferenze causate alle persone e i danni di immagine, commerciali e di reputazione subiti in questi anni. Adesso, come abbiamo sempre fatto, torniamo a lavorare. Colgo l’occasione – dice Giulio Romagnoli – per ringraziare il collegio difensivo, i collaboratori e tutti coloro che in tutti questi anni ci hanno dato fiducia e dimostrato vicinanza, con gesti e fatti concreti, nonostante la situazione”.

Roberto Chiesa

“Esprimiamo forte soddisfazione per la sentenza, cha ha accolto tutte le tesi difensive”, commenta il collegio difensivo di Romagnoli, composto da Nicola Santi e Luca Sirotti dello Studio Legale Bricola, Simone Zambelli dello Studio Legale Pascerini e Associati e Ettore Grenci dello Studio Legale Grenci. “Questo caso dimostra per l’ennesima volta come i processi si debbano svolgere nelle aule di giustizia e non nelle trasmissioni televisive e sui giornali”.

Claudio Gamberini

Grande soddisfazione esprime anche Claudio Gamberini (assistito dall’avvocato Gabriele Bordoni) che a seguito della denuncia di Report decise di dimettersi nel maggio 2014 da Conad dove ricopriva il ruolo di responsabile nazionale acquisti ortofrutta, per “liberare Conad dalle chiacchiere che in questi giorni si sono create su questo episodio. Non voglio commentare più di tanto l’infamante aggressione mediatica del servizio in questione”. Gli altri assolti perché il fatto non sussiste sono Antonio Covone, Fabrizio Quartieri, Michele Ruggiero, Giovanni Magaraggia, Piergiorgio Agostini, Mauro Parma, Ivan Parma, Dannj Baschieri, Giorgio Errani, Paolo Errani, Mirka Regazzi.

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E così è finita in una bolla di sapone l’ennesima inchiesta di Report costruita su presupposti inconsistenti e personaggi poi rivelatisi inaffidabili nell’aula del tribunale. Ci sono voluti comunque otto anni e mezzo per fare ‘vera’ giustizia su una montagna di accuse lanciate con superficialità e motivate da rivalità e personalismi , e velatamente supportate anche da una organizzazione professionale. Otto anni sono un periodo lunghissimo durante il quale l’azienda di Giulio Romagnoli ha comunque continuato a lavorare con profitto e continuando a crescere, mentre Claudio Gamberini si dimise con un atto di grande dignità e trasparenza. Ma lo poté fare perché comunque vicino alla pensione. Ma se fosse stato un dirigente giovane sarebbe stato un danno enorme, una carriera spezzata, una famiglia in gravissime difficoltà economiche. Non saremo noi qui a parlare male del giornalismo e dell’informazione, facendo noi questo mestiere. Ma il sensazionalismo, il dare voce ad accuse a casaccio, senza far intervenire gli accusati o minimizzando le loro repliche, le interviste anonime o pilotate, rappresentano una degenerazione della professione, esattamente come chi fa informazione dando spazio solo a chi sottoscrive impegni commerciali o trasformando i giornalisti in uomini-marketing. Sulla vicenda in questione allora nel 2014 prendemmo una posizione chiara e ci fa immenso piacere che Giulio Romagnoli (col suo direttore commerciale Roberto Chiesa) e Claudio Gamberini ne siano usciti a testa alta. Però questa vicenda (e tante altre consimili) dimostra che il rapporto tra giustizia e informazione è malsano e va rivisto dalle fondamenta. La riforma della giustizia è un impegno preso col Pnrr. Forse si farà. (L. Frass.) 

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