IV GAMMA IN AFFANNO, BRAGOTTO (CULTIVA): “CI SARÀ UNA SELEZIONE NATURALE”

“E’ il momento di reagire, è il momento di fare la differenza”. Perché “la IV Gamma non è più la gallina alle uova d’oro di un tempo e il settore deve cambiare passo”. La vede così Massimo Bragotto, direttore generale pro tempore di Cultiva, organizzazione di produttori con sede a Taglio di Po (Rovigo), che produce anche I Gamma in regime di agricoltura convenzionale e biologica.

Il 2022 si è chiuso in maniera tutto sommato positiva per l’OP, forte di un fatturato totale di 40 milioni di euro: 20 in Europa, di cui 10 in Italia e 10 nel resto del continente, soprattutto Inghilterra, area Nord e Balcani, con un progresso medio del 4-5% sul 2021; gli altri 20 milioni garantiti dal business oltreoceano, negli States, dove si è registrata la crescita più sostenuta. In generale, l’export di prodotti di I Gamma, largamente in attivo, ha fatto da contraltare alle difficoltà di insalate in busta e altre referenze fresh cut.

Le premesse per il 2023 non sono delle migliori e impongono grande cautela e capacità di visione. “Ci attendono tempi duri”, parla chiaro Bragotto. “La normale amministrazione non basta più: Cultiva nell’anno appena archiviato si è concentrata sul valore, anche tagliando varie referenze nel momento in cui ci si rendeva conto che per motivi produttivi, per rotazione, per interesse del trade e del consumatore non aveva senso produrle”.

Il problema, fa presente il manager “è l’eccesso di offerta: o facciamo crescere il mercato della IV Gamma, sia dal punto di vista del valore che del volume, anche se già importante, al vertice in Europa con il suo miliardo di giro d’affari ma che presenta comunque margini di sviluppo, o ci sarà una razionalizzazione, analogamente a quanto avvenuto una decina d’anni fa negli Stati Uniti”.

La crisi non è figlia solamente dell’aumento dei costi e della contrazione dei consumi: “Tutta la filiera non ha saputo interpretare a pieno le esigenze, le possibilità e capacità di sviluppo reali del comparto; il consumatore è confuso, apprezza il prodotto servizio quando assicura qualità, sicurezza, continuità, ma d’altro canto si trova di fronte ormai da quasi un ventennio le stesse insalate. Perché cambiare il mix prodotto o il formato non è vera innovazione”.


Serve allora, nella visione di Cultiva, “una diversa strategia dal campo al consumatore”, serve “un reale confronto per capire qual è l’anello più debole della filiera e intervenire in modo da soddisfare realmente l’acquirente finale”. “E poi diciamola tutta”, incalza Bragotto “l’inflazione media della IV Gamma è arrivata sì e no al 2%, solo negli ultimi mesi c’è stato qualche aumento: siamo in ritardo anche lì, ci rincorriamo per coprire con i volumi le inefficienze di sistema. Perché un conto è tirare a campare, un conto è operare in mercati di successo come quelli di numerosi altri ambiti dell’agroalimentare dove il focus verso la salvaguardia di tutta la filiera è massimo e costituisce una priorità strategica”.

Il DG dell’azienda veneta mette altra carne al fuoco: “Il fresh cut ha bisogno di specializzazione. Fare tutto bene, dai burger alle ciotole è improbabile… Serve concentrarsi sui punti di forza, studiare l’innovazione vera nei segmenti realmente promettenti ed emergenti. Non ci sono più risorse da ‘tentare’ di investire. Bisognerebbe studiare a lungo un progetto, analizzarlo sotto ogni profilo e poi lanciarlo; la sedicente strategia del ‘proviamo e poi vediamo’ la filiera non se la può più permettere”.

Come si immagina il 2023 Bragotto? “I maggiori costi energetici, gli aumenti legati a materie prime e logistica determineranno una selezione. I bilanci sono già a filo, i margini risicati o azzerati: mi aspetto che qualcuno entri in sofferenza”.

Come se ne esce? “Perseguendo intese, alleanze, collaborazioni concrete in antitesi alle tante azioni da solisti. Noi, e lo diciamo dall’alto di numeri confortanti, siamo pronti a ragionare con altre realtà su possibili sviluppi, a mettere in discussione quanto fatto finora. Nel frattempo continueremo a concentrarci sulla parte innovativa e strategica, sui campi e su quello che sappiamo fare meglio, con la volontà di condividere con altri competenze e capacità in un’ottica win-win”.

E poi un altro “sogno”: “Collaborare di più con il trade, capire insieme come trasferire al consumatore la conoscenza della filiera, arrivare anche ad investire insieme, per comunicare ad esempio perché in un certo periodo dell’anno c’è carenza di un determinato prodotto o costa di più. In altre parole, dare consulenza e servizio su quello che si vende. Ne beneficerebbe in modo tangibile tutta la filiera”.

Mirko Aldinucci
mirko.aldinucci@freshcutnew.it

(fonte: Freshcutnews.it)

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