PRODUTTORI NELLA MORSA TRA GDO E CONSUMI IN CALO. COSA POSSIAMO FARE, OLTRE CHE GIOCARE AL LOTTO?

Nella campagna appena iniziata si vedono già i danni provocati dagli aumenti dei costi delle materie prime e dal crollo delle vendite dell’ortofrutta.

Lo scenario che si prefigura è veramente catastrofico con possibili fallimenti e chiusure di aziende agricole entro la prossima estate. I prezzi medi di vendita dei prodotti ortofrutticoli (primi fra tutti i pomodori e le zucchine) sono al di sotto della media stagionale del 30-40% con quantità importanti destinate al macero o, nella migliore delle ipotesi, destinati alla trasformazione industriale. Dal 15 dicembre sino al 5 gennaio il prezzo medio pagato per la zucchina ai produttori è stato di circa 30 centesimi al chilo, nello stesso periodo il prezzo medio di vendita al banco della GDO è stato di 1.65 euro al chilo. Questa la fotografia.
Adesso cerchiamo di capire cosa ci sia dietro questa immagine. Tutta la filiera è in difficoltà ma come al solito l’anello più basso è quello più penalizzato. I supermercati mantengono i prezzi alti per l’aumento dei costi energetici, il cliente non può comprare l’ortofrutta perché si è abbassato il potere di acquisto, l’agricoltore è costretto a svendere.
I produttori agricoli sono l’anello debole per un solo motivo: la GDO può decidere di lasciare i prezzi alti e vendere meno quantità, il consumatore può decidere di comprare meno perché non ha soldi, l’agricoltore deve raccogliere per forza perché la merce è pronta ed ha investito il capitale già a luglio. E’ come se una catena di supermercati avesse comprato un grosso stock di merce che scade a breve e dovesse venderlo per forza con un’unica leva: svenderlo a basso prezzo. Solo che la GDO compra l’ortofrutta giornalmente, e se non vende non compra. E se non compra gli agricoltori si fanno la guerra a suon di sconti e promozioni pur di raccogliere il frutto maturo nei campi. A tutto ciò non c’è una soluzione perché a luglio l’agricoltore non sa se a dicembre ci sarà più o meno consumo. Le aziende agricole a luglio è come se giocassero dei numeri al Lotto nella speranza che qualcuno di quei numeri venga estratto a dicembre.
Bisogna spezzare questo circolo vizioso, e questo è possibile solo con la programmazione. Perché il governo ogni mese di gennaio e luglio non aggrega i dati di tutti i fascicoli aziendali, fascicoli UMA ed i PAP che vengono presentati indicando gli ettaraggi previsti per ogni singolo prodotto?
Questo dato aggregato potrebbe essere reso pubblico ed inviato a tutti gli operatori agricoli così da poter capire se di un prodotto ci potrebbe essere un surplus produttivo. L’agricoltore potrebbe ovviare cambiando coltura o diversificando la varietà. Per esempio: ad oggi gli agricoltori per capire quanta carota novella si sta seminando lo possono sapere solo se hanno un amico all’interno dalle case sementiere che gli passa i dati di vendita del seme nel mese di settembre ed ottobre. Non è più semplice se a fare questo sia un organo istituzionale? Più informazioni noi agricoltori abbiamo, meglio possiamo programmare, e con una migliore programmazione si ha un risultato migliore per tutta la filiera.
Nel mentre io come tanti altri agricoltori stiamo comprando i semi, i concimi e la manichetta per la prossima produzione primaverile. Io ho scelto il 35, 40, 10 e 22 sulla ruota di Bari.

Roberto Giadone

imprenditore agricolo

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