LA FINANZA CREDE E INVESTE NEL SETTORE AGROALIMENTARE: “IL COMPARTO PUÒ CRESCERE ANCORA”

Dibattito di alto livello ieri a Milano nella sede della Fondazione Edison sul tema “Agricoltura in transizione. L’apporto della finanza nella sfida del cambiamento”, organizzato dalla nostra agenzia Omnibus Comunicazione in collaborazione con Confagricoltura nazionale.

La riflessione sulle nuove modalità di finanziamento del mondo agricolo è partito da una relazione del prof. Marco Fortis dell’Università Cattolica di Milano, e del commercialista Ermanno Sgaravato dello Studio Tonucci&Partners, che hanno sviscerato le potenzialità sinergiche tra finanza, agro-industria e agricoltura nell’attuale contesto macro-economico. In particolare il prof. Fortis ha portato esempi del rapporto sempre più stretto tra mondo finanziario (banche e fondi di private equity) e comparto agroalimentare: Banca MPS nel 2021 ha aperto 21 centri specialistici; Banca Intesa ha creato la direzione Agribusiness con sede a Pavia; il Fondo italiano di investimento ha lanciato il fondo Agritech&Food dedicato al settore agroalimentare, che parte con una dotazione di 150 milioni per arrivare a 700 milioni; Banco BPM nel 2022 ha siglato un accordo con Confagricoltura per l’accesso al credito e progetti per l’innovazione; DeA Capital Alternative Funds ha lanciato nel 2018 IdeA Agro, il primo fondo di private equity italiano dedicato all’agricoltura, con rendimenti attesi per gli investitori tra l’8 e il 10% (grazie anche alla crescita dei valori fondiari); Hyle Capital Partner SGR SpA nel 2019 ha lanciato “Finance for food”, fondo di private equity italiano, specializzato in investimenti in società operanti nel settore. A giugno 2021 a livello globale i fondi di investimento specializzati nell’agroalimentare erano 730 con un patrimonio gestito di più di 120 miliardi di dollari, rispetto ai 40 miliardi del 2005. Una crescita tumultuosa quindi.

Marco Fortis

Se l’agroalimentare è tornato sotto la lente della finanza i motivi sono tre, ha detto il prof. Fortis: ha resistito meglio degli altri settori alla pandemia; sta evolvendo in direzione hi-tech e green; potrà contare nei prossimi anni su miliardi di euro stanziati nel recovery Plan e nella nuova PAC (politica agricola comunitaria).

“L’interesse di banche e fondi di investimento negli ultimi vent’anni si era un po’ affievolito, fagocitato da altri settori industriali e commercial-turistici. Oggi le opportunità offerte da questo comparto (unitamente alle agevolazioni concesse in termini di finanziamenti) sono tornate a destare sempre più interesse anche nei giovani imprenditori che scelgono di investire sul proprio territorio”, ha concluso Fortis. “D’altro canto banche e fondi di investimento si propongono come partner delle agri-imprese, sottolineando le grandi potenzialità di un settore capace di attivare una filiera lunga e articolata”. E che potrà godere di un mercato in continua crescita, stante il continuo aumento della popolazione globale, ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti (nella foto di apertura).

La tavola rotonda

“Guardiamo con favore ai progetti della finanza buona – aggiunge Giansanti –. Non quella che specula sulle oscillazioni dei mercati agricoli ma quella che punta allo sviluppo e alla crescita delle imprese, migliorandone la competitività. Imprese e finanza possono costruire assieme buoni progetti e un futuro di crescita e occupazione. Investendo nell’innovazione, nelle energie verdi e nella transizione ecologica col supporto delle due rivoluzioni in atto nel settore: quella tecnologica e quella digitale”. L’incontro a Palazzo Edison si è concluso con una tavola rotonda moderata dal direttore di Sole24Ore, Fabio Tamburini, alla quale hanno partecipato Stefania Boroli, investment director di DeA Capital; Paolo Fiorentino ad di banca Progetto e Piero Manzoni ceo di Simbiosi. (L. Frass.)

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