PRODUZIONE IN CRISI, IL COMMENTO DI GIADONE ACCENDE IL DIBATTITO SUI SOCIAL

Consumi in drastico calo e produttori sempre più stritolati nella morsa della distribuzione essendo l’anello debole di una filiera in cui “la GDO può decidere di lasciare i prezzi alti e vendere meno quantità”.

È uno scenario che si prefigura quasi catastrofico quello descritto da Roberto Giadone di Natura Iblea nell’ultimo commento pubblicato sul nostro sito, che ha generato un acceso dibattito sui social e in particolare su Linkedin, con numerosi commenti, tra chi sostiene le tesi dell’imprenditore agricolo siciliano e chi, invece, non condivide in pieno il punto di vista dell’operatore ragusano.

Salvatore Musso, dirigente all’azienda Masterfruit srl all’Ortomercato di Milano condivide in pieno l’analisi di Giadone “sulle realtà delle GDO che la fanno da padroni sulla gestione commerciale dei prodotti ortofrutticoli. Condivido pure il suo “grido d’allarme” per le aziende agricole che in mancanza di soluzioni in tempi brevi molte di queste possano trovare seri ostacoli al loro futuro”, afferma Musso che, aggiunge: “Mi permetto una mia opinione nel merito, in qualità di operatore nel settore come titolare di un punto vendita all’ortomercato di Milano, che la tanto agognata “programmazione” e “supporto dello Stato” sono argomenti che spesso ho letto sui questi siti web dedicati al nostro settore, e bisogna constatare che in tutti questi anni poco o nulla si è fatto, anche perché, diciamolo chiaramente, “le lobby” delle GDO non avrebbero certo convenienze economiche da questi cambiamenti, così come poco hanno fatto i politici di turno. Su questo argomento più volte ci sono stati interventi da parte della Fedagro, l’associazione che raggruppa i maggiori mercati all’ingrosso d’Italia, con il nostro presidente Valentino Di Pisa che in più occasioni ha evidenziato l’importanza dei Mercati a fronte di queste criticità, e sono convinto che solo se si creano nuove sinergie col mondo della produzione troveremo delle soluzioni”.

Massimo Scodavolpe, consulente nel settore ortofrutta per la grande distribuzione commenta: “Resistete alla “ganascia” della morsa che più vi opprime e spingete i ministri verso una nuova programmazione agroalimentare”.
Giancarlo Amitrano, responsabile acquisti ortofrutta e IV gamma di CediGros invece ha posizioni diverse in merito all’intervento di Giadone. “Non tutti i passaggi sono condivisibili”, afferma. “Anche la GDO come i produttori vive di vendite, questo dato è innegabile. E mai la GDO gode in senso assoluto dei minimi storici di prezzo saldati ai contadini ma subisce sempre i prezzi triplicati in poco meno di 48 ore. Il produttore è anello debole quando? Quando non si vende o quando vuole compensare col prezzo le quantità dimezzate disponibili?”, si domanda il buyer della catena distributiva con sedea a Roma. “Che sia data linearità di prezzo e di volumi e forse si troverà la quadra minima indispensabile ad entrambe le parti”, conclude. Su quest’ultima osservazione, si trova pienamente d’accordo Giovanni Cassibba, commerciante grossista di ortofrutta prezzo l’ominima azienda, nonché responsabile acquisti e vendite di Greensud. “Linearità di prezzi e volumi: Ecco la ricetta giusta”.

A queste considerazioni replica a sua volta lo stesso Giadone che afferma: “Il produttore è anello debole quando è costretto a raccogliere perché il prodotto è maturo. La GDO quando il prezzo triplica può anche non comprare e sospendere la referenza. Se l’agricoltore non raccoglie perde tutto il capitale investito, la GDO se non compra perde solo l’utile sulla vendita. Sono d’accordo sulla linearità dei prezzi ed infatti da anni Natura Iblea chiude dei contratti a prezzo fisso e quantità garantite per la carota bio con la GDO estera per circa 4 milioni di confezioni. In Italia lo abbiamo proposta a tutte le catene ma nessuno accetta. Con la Coop Danimarca firmiamo un contratto a novembre per la fornitura di carota bio da aprile a luglio, il contratto è vincolante su prezzo e quantità da ambedue le parti”, afferma il general manager di Natura Iblea. “Perché non lo facciamo anche in Italia? Noi produttori siamo pronti”.

Sull’argomento ritorna pure Tonino Zito, responsabile commerciale presso Soc.Agr.Zito & Co. s.r.l. “Vero che la GDO vive di vendite ma può decidere di guadagnare raddoppiando o triplicando i ricarichi a scapito della quantità oppure diminuire i ricarichi in modo da vendere più quantità .Al momento hanno scelto la prima opzione”.

Scodavolpe replica a Giadone ricordando come “la GDO non segue sempre e necessariamente le regole delle stagioni e delle necessita della produzione italiana. Se il prezzo non è in linea alle sue esigenze (a volte pretese) compra all estero: Spagna, Egitto, Marocco, ecc. Quello che in Italia serve è un piano di prospettiva del mondo agroalimentare di cui una volta eravamo leader in produzione e sopratutto in qualità”.

Massimiliano Fusi di Fibre Drums Italia sottolinea come “la IV gamma ha dato linearità di prezzo e di volume ma soffre ugualmente. La verità, per fortuna, è che l’ortofrutta vive di molte variabilità e non è possibile trattarla come un prodotto industriale”.
La soluzione per Antonello Oriente, Project Manager Advisor Brand Territorial, potrebbe essere quello di produrre meno: “Così ci sarebbero meno costi, meno consumo energetico, meno spreco, più sostenibilità, miglior offerta. La terra respira. Poi dico: possibile che nessuno realizza strategie di marketing nel settore ortofrutta rivolte al consumatore finale? Ci sarebbe tanto da fare. Valorizzare l’importanza della frutta a tavola, degli ortaggi e delle verdure nelle pietanze con lanci pubblicitari mirati, con dimostrazioni e degustazioni presso i punti vendita. Brandizzare i prodotti per conquistare i clienti. Esporre i prodotti per marca, conseguentemente per provenienza. Il consumatore non deve scegliere il tipo di arancia, ma, l’arancia di ” ” del tipo X. Il prezzo sarà relativo”.

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