BERLINO CONTINUA A REGGERE, MA IL SETTORE HA BISOGNO DEL SUPPORTO CONCRETO DELLA POLITICA

Siamo partiti con l’ortofrutta che (finalmente) finisce sulle pagine nazionali dell’Economia e si chiude questa Fruit Logistica con numeri forse un po’ ridotti rispetto alle edizioni pre-Covid però con la comune soddisfazione di operatori ed espositori italiani.

D’accordo è mancata la Cina e un po’ di Asia, è mancata la Russia, Bielorussia, Ucraina (per ovvi motivi). Però c’è stato tanto Sud America e anche interesse da Paesi emergenti come il Sud Africa e anche il ritorno dell’Egitto. Poi per chi fa business l’importante è la qualità dei contatti più che la quantità. Quindi il bilancio di questa Fruit Logistica è certamente positivo, si conferma un appuntamento al quale non si può mancare, almeno per noi italiani che siamo i primi espositori e che abbiamo bisogno di contatti internazionali come dell’aria che respiriamo, perché il nostro export arranca (mentre quello spagnolo si avvia a fare tre volte il nostro).

Anche la presenza istituzionale è stata di alto livello, dal sottosegretario del Masaf La Pietra, al viceministro degli Esteri Cirielli, al presidente della Commissione agricoltura della Camera Carloni. L’attenzione per il settore di due grandi organizzazioni professionali come Coldiretti e Confagricoltura si è toccata con mano con una cena della vigilia col presidente Coldiretti Prandini e la serata in ambasciata col presidente Giansanti. A livello istituzionale due momenti da segnalare: la presentazione del catasto dell’Uva da Tavola che finalmente decolla grazie alla CUT e al CSO e la proposta (originale, interessante) del presidente di Italmercati Pallottini di una integrazione delle OP nei Mercati, per creare una nuova piattaforma di vendita che non sia solo quella della GDO: qualcosa che può far bene sia ai Mercati che alle OP.

Il mondo produttivo, privato e cooperativo, ha detto chiaramente in ogni sede quali sono i suoi problemi (in primis il valore delle produzioni e la redditività calante delle imprese) e indicato le priorità. Le riassumiamo così: agli sforzi di aggregazione, di fare sistema del mondo produttivo deve corrispondere un supporto reale, concreto della politica e delle istituzioni. Bisogna smettere di parlarsi addosso, di ripetere sempre gli stessi slogan (che ormai sono venuti a noia) e vedere cosa è possibile fare nei fatti per ridare competitività al settore e alle sue imprese. Il mondo produttivo non si può più accontentare di promesse, di annunci. Deve chiedere una attenzione specifica, dedicata al settore, come avviene per il vino che gode di una corsia preferenziale nelle attenzioni della politica e del governo. L’ortofrutta tra fresco e trasformato è la prima voce del nostro export agroalimentare: bisogna che la politica se ne renda conto, bisogna che le rappresentanze di settore siano all’altezza questo primato.

Al posto del Tavolo nazionale (finito nel dimenticatoio) cosa facciamo per creare uno strumento di coordinamento operativo del settore, aperto a tutto il mondo imprenditoriale, dalle imprese ai Mercati, ai grossisti, alle Unioni, alle rappresentanze professionali? L’Interprofessione – che già c’è – vogliamo farla decollare davvero? Vogliamo creare delle cabine di regia dove siano presenti tutti i ministeri interessati, dal Masaf, agli Esteri, alla Sanità e al made in Italy? Vogliamo fare davvero sul serio, mi chiedevo nel precedente commento su Berlino. Lo ripeto adesso: c’è la voglia di fare davvero sul serio, di muoversi in squadra davvero come lobby?

Lorenzo Frassoldati

l.frassoldati@alice.it

direttore Corriere Ortofrutticolo

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