L’edizione 2023 di Fruit Logistica è stata quella che più di ogni altra ha diviso i partecipanti – espositori e visitatori – tra soddisfatti e critici, sulla base di feedback e considerazioni mai così divergenti anche tra gli operatori italiani, come testimonia il nostro articolo post-Fiera pubblicato ieri.
Tra i commenti più negativi, che abbiamo tenuto a parte per oggi, spicca quello di Aristide Valente (secondo da destra nella foto di apertura), presidente della OP Alma Seges, che a Berlino, nel padiglione 4.2, ha tra le altre cose organizzato e ospitato il convegno “Dai distretti del cibo ai contratti di filiera” in uno spazio espositivo sensibilmente più piccolo rispetto a quelli che eravamo abituati a vedere nelle edizioni pre-pandemia.
“E’ stato un mezzo fallimento, a livello di visitatori i padiglioni italiani erano semivuoti – ci ha detto al ritorno dalla capitale tedesca – mentre molti di quelli stranieri, in primis dei Paesi competitor risultavano nettamente più affollati. Un indicatore banale: i cappotti collocati nel guardaroba del nostro stand erano pochissimi rispetto a quelli che ‘ospitavamo’ fino al 2020. Alma Seges si è salvata perché aveva fissato degli appuntamenti preventivi, ma l’impressione è che molti compratori, anche esteri, si stiano indirizzando altrove”.
“Oltretutto – la considerazione di Valente – gli operatori italiani, a livello di fiera, sembra preferiscano in larga parte Fruit Attraction. Attenzione però: la Spagna è nostra concorrente, personalmente non capisco questo entusiasmo italico per la fiera di Madrid. Abbiamo tutto da perdere. Intanto le aziende produttrici diminuiscono continuamente, in Italia, a causa dei costi crescenti e della scarsa remunerazione. I compratori esteri, quando non trovano da noi, si rivolgono altrove. Come si è cominciato a vedere nella tre giorni di Berlino”.
Mirko Aldinucci
m.aldinucci@corriereortofrutticolo.it
