IV GAMMA, ALLARME PREZZI: “PERSI 50 MILIONI. L’INTEGRAZIONE È LA CHIAVE PER RECUPERARE VALORE”

E’ una crisi di marginalità ormai protratta nel tempo quella della IV gamma, pur con qualche timido rimbalzino registrato a gennaio di quest’anno. In quattro anni il prezzo medio per chilo della frutta e verdura freschi “pret-à-manger” è sceso da 6,83 euro al chilo ai 6,59 del 2022, anno in cui peraltro la spesa per questi prodotti ha superato il miliardo di euro (1.012 milioni), registrando un balzo del 4,4% sul 2021, con acquisti che hanno totalizzato i 153,7 milioni di chilogrammi.

Una perdita di marginalità che poco si addice a un settore caratterizzato da tanti qualificati tratti distintivi, dal giovarsi di tecnologia evoluta, all’offrire al consumatore un elevato contenuto di servizio, all’essere uno “Smart & Convenience Food”, al proporre una filiera a forte integrazione, anche territoriale, dove Nord e Sud, per esempio, “vanno a braccetto sul mercato”. A delineare numeri e valori della IV Gamma ci ha pensato l’analista di Ismea Mario Schiano Lo Moriello in occasione del convegno “Fuori suolo e IV Gamma tra presente e futuro” organizzato dalla testata Fresh Cut News, che con il Corriere Ortofrutticolo e GreenPlanet è prodotto da Gemma Editco, e condotto dal coordinatore di Redazione Mirko Aldinucci, presso i padiglioni della fiera Novel Farm Expo che si è chiusa oggi a Pordenone.

La IV Gamma ha senz’altro registrato una buona ripresa dei consumi dopo lo stop per il lockdown in cui i volumi acquistati erano scesi a 138,2 milioni di kg ma il freno è rimasto tirato sul fronte prezzi, tanto da perdere dal 2019 al 2022 circa 25 cent al chilo – ha sottolineato Schiano Lo Moriello – Se lo moltiplichiamo per i chili venduti, mancano all’appello circa 50 milioni di euro”.

 

Di quel miliardo di euro di IV Gamma acquistato dai consumatori – ha rilevato ancora l’analista di Ismea – l’80% circa è composto da insalate-radicchi e rucole, seguiti molto a distanza da spinaci (4%) e funghi (3%), entrambi in buona crescita di domanda, carote e zucche (2% la quota di ciascuna), ananas (2%), bietole e macedonia (1% ciascuna).

La nota dolente sono appunto i prezzi registrati da questi prodotti, con il crollo delle carote registrato in quattro anni (-24% a fronte di un aumento degli acquisti del 32,5%), e il calo sensibile che caratterizza insalate-radicchi (-4,3% e +7,8% acquisti), ananas (-3,8% con un balzo degli acquisti del 35,1%), spinaci (-2,8% e +2,2% acquisti), zucche (-1,2% e boom acquisti del 44,8%) e rucola (-0,1% e +3,2% acquisti). Sorridono invece la macedonia (+4,2% e +17,9% acquisti), le bietole (+3% e +6,3% acquisti) e i funghi (+4,5% e +8,9% acquisti). Va un po’ meglio per insalate-radicchi se si raffronta il prezzo 2022 sul 2021, con un calo contenuto allo 0,9%, mentre l’altra star del settore, la rucola, rimane sostanzialmente stabile (+0,1%).

Le rilevazioni di gennaio 2023 – ha sottolineato l’analista di Ismea – mostrano infine un rimbalzino che, rispetto al 2022, ha riguardato insalate, rucola, spinaci e funghi, quest’ultimi brillanti protagonisti con i prezzi che toccano quota 7 euro al chilo.

Secondo l’analista di Ismea, infine, proprio nel valore di filiera che è tra le caratteristiche della IV Gamma e “nella parola integrazione, dove si va avanti solo con un enorme lavoro di squadra, va individuata la chiave per recuperare e aumentare valore al settore”.

Cristina Latessa

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