FRAGOLE, SURIANO: “LE VARIETÀ NON VANNO “STRESSATE” PER FARLE PRODURRE PRIMA. SERVE SEGMENTARE L’OFFERTA”

“Il comparto della fragola è uno dei più dinamici del settore ortofrutticolo e che risente meno delle criticità generali del mercato. Ma serve segmentare di più e meglio l’offerta: su questo aspetto c’è ancora tanto da lavorare”.

Ad affermarlo al Corriere Ortofrutticolo è Carmela Suriano (nella foto), presidente dell’OP Terre della Luce di Policoro (Matera) e direttore Emea (Europe, Middle East, Africa) di Nova Siri Genetics.

“Segmentare l’offerta. Ad ogni periodo la fragola giusta”

Il nodo legato alla segmentazione dell’offerta sta diventando sempre più cruciale negli ultimi anni, in cui il calendario produttivo e commerciale della fragola si è notevolmente allargato, passando da 2-3 mesi a 6-8 mesi, con le prime raccolte già a novembre e le ultime a giugno (senza poi considerare, in certi areali, quelle in montagna nel periodo estivo) e una destagionalizzazione ormai consolidata. Proprio in un contesto del genere per la manager lucana ragionare su segmenti di mercato diventa non solo strategico ma indispensabile: “Se vogliamo una fragola precoce – osserva Suriano – dovremo selezionare e scegliere una cultivar con le caratteristiche idonee per quel particolare periodo dell’anno in cui viene raccolta. Purtroppo invece la tendenza in atto da parte di ancora troppe aziende è quella di forzare certe varietà medio-tardive, stimolandole ad anticipare la maturazione, sfruttandole per tutta (o quasi) la finestra produttiva e commerciale. Tutto ciò però va a discapito della qualità, che inevitabilmente si abbassa. È necessario quindi comprendere e attuare una strategia diversa, che preveda una varietà di fragola specifica per ogni periodo di produzione”, spiega la presidente dell’OP lucana. “Non si può quindi pensare di produrre a novembre una tipologia di fragola adatta per il periodo primaverile. Bisogna utilizzare le varietà giuste a seconda del periodo. Una sola varietà per otto mesi di campagna non è sufficiente, anzi è controproducente”, chiarisce. “Serve programmare in maniera efficace il calendario produttivo, fornendo ad ogni periodo dell’anno le quantità giuste di quella determinata varietà adatta a quell’epoca specifica dell’annata”. “Il settore questo lo deve capire – avverte Suriano – altrimenti, si rischia di distruggere l’immagine delle varietà e pure della fragola italiana”.

Per Suriano in questo processo diventa quindi fondamentale e imprescindibile programmare le produzioni a seconda delle esigenze del mercato, “dedicando una quota alle precoci, una alle medio tardive e tardive. La variabile meteo può alterare i programmi iniziali, ma con una buona programmazione si può comunque fare un buon lavoro”.

Stagione al via: “La domanda c’è. Italia protagonista”

Analizzando la stagione in corso, le temperature e il clima in altalena in questi mesi – dal periodo mite tra novembre e dicembre si è passati al freddo tra gennaio e febbraio – ha condizionato anche sui volumi prodotti. “Ci sono stati momenti di surplus di volumi, come quello della scorsa settimana, ma sono solo situazioni momentanee, su cui non è il caso di creare inutili allarmismi”, afferma Suriano. “Sul mercato italiano siamo soddisfatti perché siamo in grado di fornire prodotto a GDO e Mercati con continuità e con sempre meno merce in arrivo dall’estero, con una minor pressione da parte degli altri Paesi produttori dell’area del Mediterraneo (Spagna in primis). La maggior presenza della fragola italiana sugli scaffali è stata favorita anche da un netto miglioramento dell’innovazione varietale operata nel Belpaese che ci ha consentito di allungare la stagione da novembre a giugno. Incrementando le produzioni nei mesi invernali ci ha consentito di stare sul mercato per un periodo più lungo. L’ampliamento dell’offerta e della finestra commerciale ha favorito anche la stessa GDO”.

 

Il momentaneo surplus produttivo, riscontrato in certi momenti della campagna, per l’imprenditrice lucana è causato proprio dalla mancanza di programmazione: “In diversi periodi l’estero potrebbe fornire ampi spazi per collocare la produzione ma che troppo spesso vengono ignorati o non sfruttati a dovere. Ed è un peccato anche perché l’Italia ha la fortuna di contare su diverse aree produttive, dalla Sicilia, alla Calabria, alla Basilicata e alla Campania, oltre al Nord, che potrebbero offrire un ampio ventaglio di offerta”.

Per la campagna in atto, all’inizio, le aspettative sono comunque buone: “La domanda c’è, non avremo problemi di collocazione del prodotto”, conferma Suriano. “I prezzi saranno determinati anche dal clima, che rimane un fattore importante”, conclude la presidente di OP Terre della Luce. L’Organizzazione di produttori, per quanto riguarda le fragole, concentra la propria offerta su tre varietà – Sabrosa-Candonga, Marinbella (Anche con fragola a cima radicata) e Rossetta – con 100 ettari coltivati dai soci produttori per 4.500 tonnellate.

Emanuele Zanini

emanuele.zanini@corriereortofrutticolo.it

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