AREFLH CHIEDE DI MODIFICARE IL REGOLAMENTO IMBALLAGGI: “RISCHIA DI CREARE GRANDI SPRECHI”

Mai come ora la presenza in UE con ruoli di rappresentanza, come quello svolto da Areflh-Assemblea delle Regioni Europee Frutticole, Orticole e Floricole, risulta importante considerato che ci sono da fronteggiare proposte di Regolamenti, come quello su fitofarmaci e imballaggi, che inquietano il mondo produttivo, a cominciare dal settore ortofrutticolo.

Il Corriere Ortofrutticolo ha intervistato la presidente di Areflh, Simona Caselli (nella foto), in un momento che si rivela in particolare cruciale sul fronte Regolamento imballaggi, essendo in programma domani in Comagri la discussione sulla Proposta di Regolamento sugli imballaggi di cui sarà relatore l’europarlamentare Salvatore De Meo. In vista di questo appuntamento, “Areflh ha lavorato alacremente – racconta la presidente Caselli al Corriere Ortofrutticolo – e abbiamo mandato i nostri emendamenti (che riportiamo QUI, con la traduzione in italiano da pagina 11, ndr) all’onorevole De Meo. Vediamo cosa riterrà di inserire nel suo testo che, immagino, conterrà tutte le perplessità del modo agricolo su alcune parti del Regolamento”.

“Per quanto riguarda l’ortofrutta – prosegue la presidente Areflh – il divieto di imballo sotto il chilo e mezzo crea molti problemi, che vanno dalla conservazione, alla tenuta, all’esportabilità, con rischio di grandi sprechi, in contraddizione proprio con le politiche UE orientate a evitare gli sprechi e migliorare le diete. Altra contraddizione di questo divieto è con la politica di promozione UE: ti danno soldi per esportare di più l’ortofrutta in Europa e nel mondo e poi non te la fanno imballare!”.

“Noi come Areflh – aggiunge Caselli – proponiamo non solo un approccio più graduale, ma anche molto diversificato per produzioni e, se non vogliono fare così, allora è meglio che questa parte del Regolamento sia direttamente soppressa”.

 

– C’è poi il dossier sui fitofarmaci a preoccuparvi

Su questo Regolamento la discussione vera e propria dovrebbe arrivare nella seconda metà dell’anno, perché nell’ambito del Consiglio europeo i ministri hanno chiesto una valutazione di impatto aggiuntiva visto che ci sono rischi che l’applicazione della proposta così come scritta ora porti a una riduzione della produzione del 20% in un momento in cui già dobbiamo fare i conti con la siccità e altri problemi, e quindi i rischi di sicurezza alimentare intesa come disponibilità sufficiente di prodotti sono molto alti. Vediamo ora che uscirà dalla seconda valutazione di impatto, perché credo che il testo proposto finora debba cambiare in maniera consistente. Il nostro settore ha fatto finora moltissimi sforzi sulla riduzione pesticidi e sulla sostenibilità ma finora la discussione nel Parlamento UE su questo tema devo dire che è stata molto ideologica e poco basata sui dati”.

– Al Salone dell’Alimentazione Cibus, dove l’ortofrutta ha fatto quest’anno il suo debutto, lei ha introdotto i lavori del convegno “Quando il gioco si fa duro le donne iniziano a giocare. Il futuro dell’agrifood al femminile”. Grinta e determinazione non mancano alle manager già operanti nel settore, mancano però i numeri: infatti la presenza di donne conduttrici di imprese ortofrutticole o inserite nei vertici dell’associazionismo di rappresentanza è ancora minoritaria. Un problema comune all’Italia ma, come lei ha sottolineato nel convegno, in realtà esteso a tutta Europa.

“Gli ultimi dati Eurostat nell’ambito del Censimento agricolo danno un quadro abbastanza desolante del numero di imprenditrici agricole in Europa. Le titolari di impresa sono solo il 28,7% e, all’interno di questo dato, ci sono anche sorprese: per esempio registrano basse percentuali “rosa” Olanda, Malta, Danimarca, Germania, Paesi che non ti aspetteresti. L’Italia è abbastanza nella media, le imprese agricole gestite da donne sono al 25% ma il tema di fondo è che c’è in generale si registra un invecchiamento dei titolari delle aziende agricole, c’è bisogno di giovani e, all’interno di questi giovani, servono donne e, siccome l’agricoltura moderna si fa con molta tecnologia e digitale, servono figure estremamente specializzate dove le donne possono avere un ruolo molto importante. So bene che il nostro settore impiega moltissimo le donne nella parte manuale, perché hanno precisione e delicatezza ma non vorrei mai che restassero fuori dal settore le donne specializzate, quelle che hanno studiato ingegneria, informatica, genetica, tutte quelle cose che fanno l’agricoltura del futuro. Non possiamo permetterci che i talenti femminili vadano sprecati”.

– Che traguardi vorrebbe vedere raggiunti quest’anno per Areflh?

“Intanto un allargamento dell’Associazione in Italia, mancano ancora delle Regioni fortemente ortofrutticole, e spero di avere un po’ di adesioni, come del resto speriamo di allargare ad altre Regioni, soprattutto in Spagna e verso il Nord Europa. Uno sforzo che stiamo facendo anche per aumentare l’autorevolezza di Arefhl all’esterno. Poi mi interessa moltissimo raggiungere qualche obiettivo importante per il settore, i dossier su imballaggi e uso sostenibile dei pesticidi sono senz’altro fondamentali. Il Regolamento sugli imballaggi ha dei tempi accettabili, partirebbe dal 2030, e per allora si spera che tutto il lavoro sulle bioplastiche e plastiche compostabili ci dia delle risposte, anche in termini tecnologici, per cui si tratta di evitare gli eccessi come il divieto di imballaggio sotto il chilo e mezzo ma il settore ha capito e gli operatori più avanzati stanno sperimentando nuovi materiali. Più preoccupante la proposta sui pesticidi, se si cerca di togliere i principi attivi senza alternative è un vero problema, si rischierebbe grosso sulla produzione, soprattutto in mancanza ancora della norma sulle nuove tecniche genetiche”.

Sul fronte consumi, in pesante calo in ambito ortofrutta, che iniziative si potrebbero mettere in atto per favorirne la ripresa?

“C’è un calo dei consumi generalizzato in tutta Europa a causa del calo di potere d’acquisto dei consumatori dovuto ad inflazione e caro-bollette, ma nell’ortofrutta il calo è particolarmente preoccupante, dato che comporta anche effetti negativi sulla salubrità delle diete. Bisogna dunque lavorare sulla comunicazione e sfatare il mito che l’ortofrutta sia cara. Se andiamo a vedere i prezzi dell’ortofrutta, sono aumentati meno rispetto ad altre categorie di alimenti, eppure c’è lo stereotipo della zucchina cara... C’è da fare uno sforzo di comunicazione, probabilmente assieme alla GDO, principale canale di acquisto. Si può fare squadra per una comunicazione più mirata verso i consumatori e che renda più accattivanti i prodotti”.

Cristina Latessa

SCARICA QUI IL DOCUMENTO CON GLI EMENDAMENTI SUL REGOLAMENTO IMBALLAGGI PROPOSTI DA AREFLH (in italiano da pagina 11)

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