POMODORO DA INDUSTRIA, NUOVI IMBALLAGGI GREEN LUNGO LA FILIERA

L’AOP CIO, Associazione di Organizzazione di Produttori con sede a Parma, di cui fanno parte AINPO, Consorzio Casalasco del Pomodoro e Consorzio Agrario di Cremona, ha presentato alla Regione Emilia-Romagna il progetto di ricerca TomatER, per il miglioramento della sostenibilità ambientale della filiera del pomodoro da industria attraverso l’impiego di nuovi materiali di imballaggio.

TomatER sarà finanziato per il 70% dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito della misura 16.2.01 del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. Il beneficiario è il Consorzio Interregionale Ortofrutticoli (CIO) e collaborano alle attività del progetto VSafe Srl., spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, il Cipack, Centro Interdipartimentale del Packaging dell’Università di Parma, Open Fields Srl, AZ Gomma, 2 vivai e alcune aziende agricole emiliano-romagnole.

Attualmente quella del pomodoro da industria rappresenta la più importante filiera italiana dell’ortofrutta trasformata e, con un fatturato, nel 2021, di 3,7 miliardi di euro, di cui circa 2 miliardi derivanti dall’export, riveste un ruolo strategico nell’economia nazionale impiegando circa 10.000 lavoratori fissi e oltre 25.000 lavoratori stagionali, cui si aggiunge la manodopera impegnata nell’indotto (dati Anicav – Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali).

Nella fase di produzione di piantine per il trapianto in pieno campo, che avviene in vivai specializzati, queste vengono seminate, coltivate e trasportate in contenitori chiamati “seminiere” che sono in polistirolo. Attualmente, nel Nord Italia, ne vengono utilizzate quasi 5 milioni di pezzi a campagna. Il polistirolo è un materiale termoplastico amorfo che presenta numerose caratteristiche positive, ma che al contempo nella coltivazione del pomodoro presenta numerose criticità. Le seminiere in polistirolo, infatti, non sono idonee a essere riutilizzate perché non possono essere sterilizzate. L’impossibilità di sterilizzarle, in caso di riuso comporta il rischio che le stesse seminiere possono essere vettore di patogeni per le piantine. Il riciclo delle seminiere in polistirolo è difficoltoso per l’elevato rapporto tra volume e peso.

Queste criticità hanno spinto il CIO di Parma a ricercare soluzioni più eco-sostenibili e compatibili con l’economia circolare attraverso l’individuazione di materiali riutilizzabili (non usa e getta) e riciclabili.

Il progetto TomatER ha quindi l’obiettivo generale di migliorare la sostenibilità ambientale della filiera del pomodoro da industria attraverso l’impiego di nuove seminiere adatte al trapianto a macchina, costituite da materiali plastici alternativi al polistirolo.

Saranno sperimentate due tipologie di seminiere: le prime, costituite in Polistirene (seminiere monomateriale) saranno interamente riutilizzabili e completamente riciclabili; le seconde (seminiere miste), costituite da due materiali, la base di polistirolo e un rivestimento di rPET termoformato: la base di polistirolo, non venendo mai a contatto diretto con radici e foglie delle piantine può èssere riutilizzata per più cicli, mentre il termoformato in rPET viene avviato al riciclo alla fine di ogni ciclo vegetativo.

Il vantaggio in termini di impatto ambientale delle nuove seminere deriva soprattutto dalla possibilità di reimpiegarle e in particolare: nel caso delle seminiere monomateriale, ciascuna di esse va incontro a due cicli di impiego nella stessa annata colturale e potrà essere impiegata per diversi anni prima di essere riciclata per realizzare nuove seminiere; nel caso delle seminiere miste, la parte superiore in termoformato rPET viene impiegata una sola volta per andare al riciclo (rPET), la parte inferiore in polistirolo, non essendo stata a contatto con la torba e le radici delle piantine, può essere recuperata per essere reimpiegata in un secondo ciclo nello stesso anno e poi successivamente per alcuni anni.

Lo scopo della sperimentazione è quello di valutare costi/benefici in termini economici e ambientali dell’impiego di questi due tipi di seminiere rispetto a quelle tradizionali in polistirolo, e di capire per quanti anni potranno essere riutilizzate.

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