FAR EAST GRANDE OPPORTUNITÀ PER L’ITALIA. “L’EUROPA FACILITI L’ACCESSO NEI NUOVI MERCATI”

Dati piccolissimi, potenzialità grandissime. L’export di ortofrutta italiana verso il Far East può essere riassunto in questa sintesi, che coincide con le conclusioni del Seminario Omnibus di ieri mattina a Macfrut, che ha avuto per Focus i mercati di Indonesia, Thailandia e Vietnam, con importanti contributi di CSO Italy e Fruitimprese, grazie alle presenze dei presidenti Paolo Bruni e Marco Salvi, e all’illuminante relazione del direttore di CSO Italy Elisa Macchi che ha portato all’attenzione dei presenti una serie di comparazioni statistiche di grande interesse.

Elisa Macchi presenta i dati sul Far East

Hanno parlato anche il console dell’Indonesia, avvocato Jacopo Cappuccio, Simona Rubbi responsabile delle Relazioni Internazionali di CSO Italy e due importatori, la signora Kanokon della thailandese Navatan World Fruits di Phathum Thani (a un’ora e mezzo d’auto da Bangkok), che già importa mele dall’Italia (del resto gli accordi bilaterali per il momento non permettono di importare in Thailandia altri prodotti ortofrutticoli italiani) e Riko Paravansa dell’Indonesiana Frootiful, basata a Java Est, che ha approfittato di Macfrut per stringere nuovi rapporti commerciali.

Antonio Felice con Riko Paravansa dell’Indonesiana Frootiful

Import nel Far East aumentato del 73% in meno di 10 anni

L’import di frutta nel Far East è salito dal 2013 al 2021 da 9,4 a 16,3 milioni di tonnellate con una crescita del 73%. Da questa considerazione è partita la relazione di Elisa Macchi. Purtroppo i rapporti bilaterali permettono per il momento all’Italia di esportare solo mele in Thailandia (dal 2020; sono in trattativa pere e a seguire uva da tavola e kiwi), solo mele in Vietnam (è in negoziazione l’export di kiwi e  seguire ci saranno le pere) mentre l’Indonesia è in teoria aperta a più prodotti, ma sono necessarie analisi di laboratorio e permessi di importazione non facili da acquisire. I tre Paesi sono produttori di ortofrutta, ma le importazioni dall’Emisfero Nord di varietà non prodotte all’interno riscontrano un forte interesse. Chi ne approfitta? Decisamente la Cina – ha spiegato Macchi – che copre il 65% della frutta importata dall’Indonesia e il 47% della frutta importata in Thailandia, mentre per il Vietnam la quota cinese scende al 20%, superata addirittura dagli Stati Uniti (24%), grazie ad accordi bilaterali che funzionano, oltre che dalla vicina Thailandia (30%).

Antonio Felice con Kanokon della thailandese Navatan World Fruits di Phathum Thani

Il presidente Bruni, nella sua introduzione, ha ricordato che CSO Italy, in una stretta collaborazione con Fruitimprese, con l’Alleanza delle Cooperative Italiane ed Assomela, rivolge da anni molta importanza all’apertura di nuovi mercati. L’Italia produce molto più di quello che consuma: “Da qui uno degli obiettivi del nostro lavoro deve essere quello di offrire alle imprese italiane nuovi orizzonti, di aiutarle a scoprire e a raggiungere mercati che oggi non sono ancora raggiungibili”.

Paolo Bruni (a sinistra) e Roberto Graziani

Paolo Bruni, che aveva visitato in giornata alcuni stand, a partire da quello della Graziani Packaging, incontrando il titolare Roberto Graziani, ha precisato che importanti per i Paesi del Far East sono anche le tecnologie e i servizi che l’Italia è in grado di offrire per l’ortofrutta. Non a caso CSO Italy non rappresenta solamente le aziende che producono e commercializzano frutta e verdura: “Da 11 anni a questa parte abbiamo ampliato la nostra base sociale con le imprese di filiera, che producono materiali e servizi utili per consentire a frutta e verdura di affrontare il lungo percorso dal campo anche alle tavole più lontane: packaging, logistica e trasporti”.

Rubbi: “L’Europa potrebbe facilitare l’ingresso nei nuovi mercati”

Simona Rubbi

Simona Rubbi, sollecitata da una domanda del moderatore, il direttore di Omnibus Antonio Felice, ha ammesso che l’Europa potrebbe fare molto di più per facilitare l’ingresso nei cosiddetti “nuovi mercati”: “Se Igli Stati Membri si unissero nell’approcciare questi Paesi lontani, sarebbe tutto molto più semplice. Il nostro Ministero potrebbe appoggiarsi all’Europa per concludere più velocemente le procedure, continuando ad essere parte attiva nella definizione dei protocolli”.
Il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, nelle sue conclusioni, ha detto che “ora più che mai in alcuni comparti frutticoli è necessario allargare gli orizzonti e guardare ad Oriente, soprattutto per quei Paesi nei quali, anche grazie al lavoro di innovazione varietale che facciamo, possiamo davvero essere i leader europei. I kiwi, anche a polpa gialla e rossa, più dolci e adatti ad essere esportate verso quelle zone, la nostra uva da tavola, che conosce una stagione di  grande innovazione varietale, le nostre mele a varietà club, ci permettono di essere in prima linea a livello internazionale. Sull’ingresso nei nuovi mercati tutto un lavoro è stato fatto, anche grazie alla collaborazione nata con CSO Italy. Abbiamo gettato le basi per una importante collaborazione, costruiamo sopra a queste fondamenta”.

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