L’ONORE RESTITUITO. MA NON BASTA. DALLA POLITICA IL SETTORE VUOLE FATTI, E SUBITO

Emozionato, si è detto Renzo Piraccini alla vigilia di questo Macfrut. E con piena ragione. Non c’è dubbio che la presenza del Capo dello Stato a Cesena per l’omaggio ai 40 anni di Macfrut segni una svolta. Di immagine e di sostanza. I riflettori dell’attenzione dei mass media – legati alla presenza di Mattarella – si accendono sull’ortofrutta e sul mondo economico, sociale e imprenditoriale che il settore rappresenta.

Avevo già segnalato il cambio di passo nell’attenzione al settore con l’arrivo del ministro Francesco Lollobrigida al ministero. Adesso la presenza di Mattarella dà ulteriore sostanza alla svolta, che rende giustizia a un comparto e a un universo di imprese seconde solo al vino nella presenza sui mercati esteri, ma non altrettanto considerate e ‘coccolate’ da politica e istituzioni.

La conferma arriva anche dalle parole di Raffaele Drei, presidente Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna: “La visita del Presidente della Repubblica a Cesena restituisce finalmente piena dignità al comparto ortofrutticolo, troppo spesso dimenticato e snobbato dalle nostre Istituzioni. Con i suoi 15 miliardi di valore alla produzione nella fase agricola, l’ortofrutta rappresenta un patrimonio insostituibile del sistema agroalimentare italiano che va valorizzato, salvaguardato e difeso dagli effetti dei cambiamenti climatici e da provvedimenti europei ispirati a ideologie contrarie al mondo agricolo e non avvalorate dalla realtà produttiva”.

Quindi la svolta con questo Macfrut 2023 è arrivata, come ha scritto nel suo ottimo commento il nostro Mirko Aldinucci, cui non ho nulla da aggiungere. Se non che i problemi paradossalmente iniziano adesso. Perché dalla politica, dalle istituzioni il settore si attende più fatti, oltre alle belle parole.

Tutti sono contenti dell’energia che il nuovo ministro mette nella sua azione dopo le troppe figure scialbe del passato. Oltre all’energia, dà l’impressione di rendersi conto della mole di problemi, lacci e lacciuoli che gravano sul settore, indebolendo le nostre imprese nella competizione globale.

Ne segnaliamo qui solo due. Bisogna mettere un argine all’immagine negativa che grava sul settore. Chi produce inquina, consuma acqua, consuma suolo, usa lavoro illegale, ci rifila dei veleni nel piatto… A questa valanga di fesserie il settore come sistema deve rispondere unito, non può più tollerare che ad esempio dalla tv pubblica arrivino questi fiumi di fango. Urge una campagna di promozione dei consumi che racconti anche i valori delle nostre produzioni: qualità, sostenibilità, occupazione, crescita dei territori. La nostra ortofrutta è migliore di quella di importazione, ne siamo tutti convinti. Ma bisogna dirlo, gridarlo, farlo capire all’opinione pubblica. Invece di vuote formulette di marketing bisogna comunicare i valori di salute e benessere dei nostri prodotti. Da quanto non vediamo una campagna di comunicazione vera, importante sull’ortofrutta? Qui ci vuole il ministero per sostenere un impegno importante a livello finanziario, ci vogliono professionisti della comunicazione, usare la tv, i social, gli strumenti più efficaci. Abbiamo perso in un anno 500.000 tonnellate di consumi: vogliamo continuare così?

Poi i prezzi: inflazione a parte, i nostri prodotti costano troppo. Abbiamo un costo del lavoro che ci penalizza non solo rispetto alla Spagna ma crea disparità intollerabili tra imprese nel nostro stesso Paese, ci facciamo concorrenza da soli. Produrre mele in Trentino Alto Adige o in pianura padana significa una differenza del 30%. Le zone cosiddette svantaggiate fanno concorrenza (nei fatti) alle zone ‘normali’. Questo è un tema di primaria importanza su cui la politica può e deve intervenire.

Poi l’export. Ogni giorno scopriamo nuovi mercati in cui i nostri competitor arrivano prima di noi o mercati dove noi portiamo un solo prodotto e gli altri due o tre perché si sono mossi prima. C’è un lavoro prezioso fatto in sordina dal CSO con Assomela, Fruitimprese, Alleanza Cooperative, Ministero e Regioni per superare le barriere fitosanitarie. Lavoro che va sostenuto e valorizzato in sede di cabina di regia interministeriale per l’export e vanno coinvolte le nostre ambasciate all’estero come fanno i nostri competitor. E’ su queste cose che aspettiamo la politica al varco. Intanto il Macfrut è vivo. Evviva!

Lorenzo Frassoldati

Direttore del Corriere Ortofrutticolo

l.frassoldati@alice.it

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