PIANTE OFFICINALI, SOSTENIBILITÀ PAROLA D’ORDINE. I NUMERI E LE PROSPETTIVE DEL SETTORE

Seconda giornata boom per Macfrut, Fiera internazionale dell’ortofrutta, quella di giovedì 4 maggio all’insegna del tutto esaurito. Padiglioni del Rimini Expo Centre già affollati sin dalle prime ore del mattino per una partecipazione complessiva di fiera che si preannuncia come la migliore dei suoi 40 anni di storia.

Tanti gli eventi ospitati nel corso della giornata tra iniziative dirette degli espositori e focus nei Saloni tematici che contraddistinguono la kermesse dell’ortofrutta.

La sostenibilità della produzione delle piante officinali

Rispondere a una domanda di mercato in forte crescita con produzioni sostenibili e filiere capaci di garantire una qualità certa per i consumatori e salvaguardare l’ecosistema. È la grande sfida del settore affrontata nel convegno “La sostenibilità della produzione delle piante officinali”, nell’ambito di “Spices&Herbs Global Expo”, il primo salone in Europa dedicato alla filiera delle spezie, piante aromatiche, che ha messo a confronto esperti del settore.

Il mercato delle erbe officinali, come ha sottolineato in apertura il moderatore del convegno Demetrio Benelli, Direttore “Erboristeria Domani”, è sempre stato globale: nel corso della storia le piante hanno attraversato i continenti, ma le realtà di produzione dei diversi Paesi variano sotto numerosi profili.

“Sono diversi i suoli, i livelli di meccanizzazione per la raccolta e quelli di stoccaggio con ripercussioni differenti sui luoghi e le comunità che lavorano”, è entrata nel dettaglio Ann Armbrecht, Direttrice di Sustainable Herbs Program, che ha illustrato un toolkit sulle best practice di sostenibilità per l’industria botanica.

A porre l’attenzione sulla diminuzione dei raccoglitori di erbe officinali a livello globale, e sulla conseguente necessità di salvare un patrimonio di cultura e paesaggi unico, è stata Emily King, Business Engagement Officer della FairWild Foundation, che ha presentato la certificazione universale basata sui principi del commercio equosolidale e della sostenibilità ecologica messa a punto dalla sua Fondazione per invertire la rotta.

A fare il punto sulla situazione italiana è stato Alfredo Battistini, tecnologo del Crea – Politiche e Bioeconomia del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, che ha approfondito i contenuti del Testo unico sulle piante officinali approvato nel 2018, unica normativa a livello europeo che regola la coltivazione, la raccolta, la prima trasformazione delle piante officinali (1649 specie di piante aromatiche, medicinali e di profumo, 32 specie di funghi macroscopici, 31 specie di alghe e 14 specie di licheni) riconoscendone a tutti gli effetti la natura di filiera agricola. Tra i prossimi passi da compiere spiccano la creazione di Centri di Riferimento tecnico (CRT) del settore per diffondere le competenze alla base del comparto produttivo e il sostegno ai coltivatori per lo sviluppo di produzioni di qualità. A illustrare in quest’ultima direzione i possibili percorsi di “domesticazione” per le erbe officinali è stato Pietro Fusani, ricercatore CREA, Foreste e Legno, di Trento.

A insistere sulla necessità di mettere al centro l’esperienza del consumatore in termini di quantità, qualità, efficacia e sicurezza delle erbe officinali, sottolineando come queste rappresentino la risorsa principale per la propria salute per l’80% della popolazione mondiale (dati OMS), è stato in chiusura del convegno Ákos Máthé, Professore Emerito di Botanica della Széchenyi István University di Budapest, che ha ricordato quanto già riconosciuto nel convegno internazionale sulla conservazione delle erbe officinali di Chiang Mai nel lontano 1988: “salvare le erbe è necessario per salvare la vita”.

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