IV GAMMA, DE PASCALE: “SERVE DIVERSIFICARE E CREARE NUOVO VALORE AGGIUNTO”

Il mercato della IV Gamma, che dalla sua nascita ha fatto registrare una costante crescita, sta vivendo da tempo un momento complesso e difficile. In particolare, il comparto, che per il 70% è rappresentata da insalate in busta, si posiziona a un livello di prezzo sempre più basso nel segmento dei convenience food.

I consumi, fortemente ridotti durante il lockdown, si caratterizzano nel post-pandemia per un recupero in volume ma non in valore. Le insalate di IV Gamma, per esempio, hanno perso circa 0,30 €/kg.

Le aziende di IV Gamma, già in sofferenza per il boom dei costi delle materie prime ed energetici, incontrano oggi difficoltà anche nel reperimento di manodopera specializzata, necessaria per l’elevato livello di controllo qualitativo e l’appesantimento burocratico.

La conservazione per garantire la sicurezza alimentare e la freschezza dei prodotti è una delle principali criticità del comparto. Per estendere la shelf-life dei prodotti, si stanno sviluppando nuove tecnologie di refrigerazione (ad esempio ad alta pressione) e di confezionamento in atmosfera modificata oltre a trattamenti di risanamento e disinfezione innovativi.

Stefania De Pascale

Essendo già mondato, lavato e porzionato il prodotto di IV Gamma è intrinsecamente un prodotto a “scarto zero” e, grazie ai molteplici formati e grammature, esistono porzioni adatte alle diverse tipologie di consumatori, dai single alle famiglie. Il risultato atteso è una riduzione dello spreco domestico anche in termini di consumo idrico per il lavaggio. Tuttavia, la natura deperibile dei prodotti e la scarsa flessibilità dell’offerta generano un forte rischio di spreco alimentare amplificato dalla diffidenza del consumatore finale, non sempre adeguatamente informato, in alcuni casi addirittura disinformato.

 

La IV Gamma genera, inoltre, una grande quantità di imballaggi che rappresentano una criticità dal punto di vista ambientale. Su questo fronte, il settore si trova a dover fronteggiare importanti sfide imposte da normative europee che richiedono in maniera sempre più incisiva l’uso di materiali di confezionamento più sostenibili. L’Italia, a differenza di altri Paesi europei importatori di IV Gamma, rischia sanzioni per il mancato recepimento della direttiva sull’uso della plastica monouso ma le ripercussioni economiche e occupazionali della sua applicazione in modo molto stringente sarebbero gravissime.

Il comparto sta reagendo nella ricerca e sviluppo di soluzioni sostenibili rappresentate dal ricorso a imballaggi compostabili, film edibili o imballaggi riciclati (strada già praticata per le vaschette) accompagnate anche da politiche di marketing per sensibilizzare i consumatori (come i marchi di sostenibilità). Ma si tratta di una sfida impegnativa che richiede una stretta collaborazione tra tutti gli attori della filiera e per la quale è necessario il supporto della politica internazionale.

I prodotti IV Gamma, infine, hanno un costo di produzione “strutturalmente” più elevato rispetto a quelli convenzionali ed entrare in dinamiche competitive basate esclusivamente sul prezzo con i prodotti di I Gamma, in forte crescita qualitativa, rischia di essere penalizzante per il comparto e fuorviante per il consumatore.

Al contrario, occorre continuare a puntare sulla diversificazione dell’offerta e a creare valore aggiunto (servizi) intorno ai prodotti. Il comparto dei prodotti ortofrutticoli fresh-like offre grandi opportunità per soddisfare la crescente domanda di prodotti sani e naturali “brandizzati” (o “brandizzabili”).

Una delle principali prospettive è quella di segmentare l’offerta di prodotti ampliandola, introducendo nuovi tipi di ortaggi e frutta, magari provenienti da colture meno note ma altrettanto (o più) interessanti dal punto di vista nutrizionale o nutraceutico. Tale diversificazione deve avere l’obiettivo di caratterizzare, in maniera innovativa quel 70% della produzione rappresentato da prodotti con pochi attributi distintivi.

L’introduzione di prodotti da agricoltura biologica o circolare o a km zero rappresenta un’opportunità per differenziarsi dalla concorrenza e raggiungere una clientela sempre più esigente promuovendo la produzione locale, la riduzione delle emissioni di gas serra e la riduzione dell’impatto ambientale del trasporto.

In estrema sintesi, la IV Gamma è un settore estremamente dinamico, in progressiva crescita, nonostante il momentaneo rallentamento delle vendite e del valore, legato al cambiamento delle abitudini di consumo indotto dalla pandemia e a una maturità del prodotto i cui effetti erano latenti già prima del periodo Covid.

Un radicale cambiamento è indispensabile, oltre che possibile, e implica un vero e proprio eco-design dei prodotti e dei processi. Ma occorre investire in sostenibilità.

In generale, si tratta di sfide che il settore deve fronteggiare introducendo nuove tecnologie e sviluppando ulteriormente quelle già esistenti con un approccio di filiera e il supporto della politica.
I produttori devono avere accesso alle nuove conoscenze e tecnologie, investire per minimizzare gli sprechi (anche idrici), valorizzare gli scarti inevitabili e accelerare il passaggio a fonti di energia rinnovabile.

Occorre un cambio di paradigma che coinvolga tutte le connessioni delle catene di approvvigionamento e delle reti commerciali fino al consumatore con un approccio “circolare” From farm to Fork and back to Farm.

Stefania De Pascale
Ordinario di Orticoltura e Floricoltura all’Università Federico II di Napoli, vicepresidente CREA 

 

(fonte: Freshcutnews.it)

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