EFFETTI ALLUVIONE, DREI: “PREZZI RADDOPPIATI PER LE CILIEGIE, +50% PER LE ALBICOCCHE”

L’alluvione presenta già il suo primo conto al consumatore: raddoppio di prezzi per le ciliegie, aumenti percentuali superiori al 50 per cento per le albicocche e stessa incidenza per un bene di largo consumo, e non di lusso, come la patata. Con una amara consapevolezza, le cui conseguenze non sono ancora pienamente percepibili alla bancarella: a pagare dazio più pesantemente saranno due fra le maggiori eccellenze dell’ortofrutta romagnola, ossia pesco e kiwi.

“Si tornerà ad una piena produzione non prima di 4-5 anni”

Con una conta dei danni che ancora è ben lungi dal concludersi, il presidente di Confcooperative FedAgriPesca Emilia-Romagna, Raffaele Drei (nella foto), concentra la propria analisi su un futuro non semplice da impostare e che deve partire, per la frutta, da un dato presupposto: «Non sarà possibile comprimere il ritorno ad una piena produzione prima di quattro o cinque anni». Perché, considera il dirigente di Confcooperative, «non sarà facile, quando sarà chiaro definitivamente quali piante si saranno salvate, ossia nel periodo che va oltre la metà di questa estate, pensare di poter impegnare l’autunno per posizionare i nuovi impianti». A parere di Drei, «per quanto la scelta spetterà al singolo agricoltore, al momento pare una mossa sconsigliabile. Sarà infatti impossibile rimuovere tutto il limo lasciato sui campi – considera il presidente regionale di Confcooperative FedAgriPesca – e questo imporrà, oltre all’aratura, opportune concimazioni e trattamenti agronomici». E questo il motivo per il quale «è difficile prevedere il momento in cui la produzione romagnola potrà tornare al livello pre-alluvione. Certamente questo evento drammatico – evidenzia il dirigente cooperativo – ha sortito un’accelerazione imprevista nel portare i nodi al pettine su una tematica che da tempo denunciamo». Drei si riferisce al fatto che «al momento, i rialzi dei prezzi soffrono del caro repentino della produzione. Si riscontra, nonostante purtroppo il commercio si stia rivolgendo al mercato estero per coprire la domanda, un’insufficienza dell’offerta». Questo accade pur in considerazione della diminuzione di consumi di ortofrutta in Italia, che già nel primo trimestre erano calati dell’8% per cento rispetto all’anno scorso (dati Cso Italy). E proprio per questo Drei invita a ragionare su come «la direzione imposta dall’Ue, che ci porta ad una diminuzione di fatto del potenziale produttivo in Italia, porterà l’ortofrutta a costare sempre più e con standard qualitativi minori. Con l’agricoltore italiano che non riuscirà a sostentarsi e il consumatore che ne avrà un danno economico. Lo shock dell’alluvione – conclude Drei – ci sta insegnando anche questo».

(fonte: Corriere Romagna)

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