115 INSEGNE DELLA GDO SONO UN LUSSO CHE NON POSSIAMO PIÙ PERMETTERCI

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Per la prima volta sono stato presente alla fiera “Marca” di Bologna. Sono passati tanti anni da una mia visita ad una fiera in Italia. Ero un habitué del Sana ed ho visitato qualche volta il Macfrut ma in generale le fiere italiane hanno sempre avuto un non so che di provinciale anche se si davano delle arie di internazionalismo ed esterofilia. Ma soprattutto sia il Sana che il MacFrut non hanno mai avuto un vero target di riferimento, essendo divenute da fiere di settore (biologico il Sana, e agrimacchine il MacFrut) a fiere generaliste e dispersive in cui manca l’aspetto essenziale delle fiere sulla distribuzione alimentare: mancano i produttori.

Una grande fiera internazionale dell’agroalimentare che si rispetti deve avere delle caratteristiche ben precise: una grande città accanto (per l’Italia solo Roma e Milano possono svolgere questo ruolo) e un target di riferimento ben preciso. Gli obiettivi delle fiere è fare incontrare gente e fargli fare buoni affari, cioè produzione e distribuzione che si incontrano. Senza queste caratteristiche si fa solo fumo, ma ben presto ci si accorge che manca l’arrosto (gli espositori ed i visitatori).
Ma torniamo al Marca di Bologna, è una fiera che mette insieme la distribuzione ed i produttori a marchio della GDO, niente di più niente di meno che questo. Messaggio semplice e chiaro. I produttori possono stare certi di avere quello che gli serve cioè 115 marchi di supermercati italiano, e per la GDO è lo stesso cioè il meglio dei produttori a marchio della penisola. Niente estero, niente produttori a marchio proprio, niente marchi del lusso con stand immensi ma che non centrano nulla con la MDD. I visitatori e gli espositori sono sempre più in crescita e si vede subito la vitalità della fiera. Io personalmente ho avuto modo di lanciare la mia personale sfida alla GDO italiana con un messaggio chiaro – “i supermercati italiani devono comprare l’ortofrutta bio dai produttori, senza passare da impaccatori o cooperative” – e ci sono riuscito. E’ una fiera orgogliosamente provinciale (essendo l’Italia una provincia d’Europa) che promuove l’interazione e la conoscenza tra gli apparati produttivi e distributivi italiani. Quindi fiera efficace ed approvata dagli operatori del settore.
Altro discorso si dovrebbe fare circa la frammentazione della grande distribuzione in Italia. Chi non pensa che 115 marchi differenti non siano un enormità per il nostro Paese? E questa frammentazione non porta anche ad un’indicizzazione dei costi di commercializzazione? Ogni costo in più ricade sempre sul consumatore finale o, cosa ancora più grave, sulle spalle dei produttori che ormai non hanno più spalle per sostenere questi oneri. Anche per la GDO ci vorrebbe un minimo di aggregazione ed un accorciamento della catena di approvvigionamento solo così è possibile dare un servizio commerciale efficace al consumatore italiano.

Roberto Giadone

imprenditore agricolo

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