Si calcola che le aree industriali dismesse in Italia siano il 3% del territorio, pari a un’estensione come la regione Umbria. Uno sproposito. Macfrut lancia una proposta concreta per la loro riconversione: farne dei luoghi d’eccellenza nell’innovazione orticola. Questo settore negli ultimi anni, infatti, si è reso protagonista di un imponente rivoluzione, che consente di coltivare prodotti di assoluta qualità su piccole aree, senza condizionamenti climatici e con notevole risparmio energetico. In orticoltura protetta, la tecnologia, sia hardware che software, svolge un ruolo fondamentale nella conduzione dei processi produttivi e gestionali. Nelle serre dove è possibile controllare e gestire temperatura, umidità, luce, apporto di nutrienti attraverso la fertirrigazione, stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore. Appaiono sempre più importanti i vantaggi derivati dal miglior utilizzo delle risorse naturali, in quanto nelle colture in serra si possono ottimizzare i consumi di acqua e di concimi chimici e l’impatto ambientale è minimo dal momento che coltivare in un ambiente protetto comporta un minor utilizzo di prodotti fitosanitari.
Una prova dell’evoluzione in questa direzione sarà possibile toccarla con mano a Macfrut (Fiera di Rimini 8-10 maggio) nel Greenhouse Technology Village. Un vero e proprio villaggio dell’innovazione orticola in serra che ospita i produttori di tecnologie, materiali e mezzi tecnici, sementieri e vivaisti specializzati. Un’area altamente specializzata, posizionata nell’ingresso Est, dove vengono presentate alcune delle innovazioni destinate a diventare strumenti di lavoro quotidiani per i produttori.
L’esposizione in fiera sarà accompagnata da una convegno internazionale dal titolo “Il futuro della serricultura e la serricultura del futuro” (9 maggio). Organizzato con la collaborazione scientifica di Cecilia Stanghellini, della Wageningen University&Research Greenhouse Horticulture Unit, l’incontro prende in esame i trend della produzione vegetale per il mercato del fresco in Europa e nel mondo, e le tendenze verso le nuove tecnologie produttive. A parlarne saranno relatori che portano esperienze da Olanda (Cindy van Rijswick, Fresh Produce Analist, Rabobank), Spagna (Roberto García Torrente, Director Innovación Agroalimentaria Cajamar, Almeria), Marocco ed Est Europa (Paolo Battistel, Ceres). Questi Paesi hanno creduto nelle nuove tecniche produttive del fuori suolo (substrato, sistemi in NFT, Floating System, condizionamento del clima interno alla serra e dell’illuminazione artificiale ecc), e oggi sono i protagonisti del mercato internazionale degli ortaggi.
L’Italia, considerata dai più come l’ambiente ideale per le produzioni vegetali soprattutto in serra, di fronte a queste nuove tecnologie mostra segnali contrastanti, con alcune aziende leader che oggi possono effettivamente competere a livello internazionale. Nel convegno sarà effettuata una analisi dei punti di forza e di debolezza del settore in Italia, che oggi può godere dei vantaggi determinati dalle energie rinnovabili, in grado di contribuire al loro sviluppo. A parlarne saranno Stefania de Pascale (Università di Napoli), Giorgio Prosdocimi Gianquinto (Università di Bologna), Massimo Lucchini (Idromeccanica Lucchini). A seguire anche una tavola rotonda sul tema “Cosa serve per rendere la serricultura italiana a prova di futuro?”.
Con questa doppia iniziativa – Greenhouse e convegno – Macfrut lancia un segnale di prospettiva. Nel 2050 la popolazione sarà di 10 miliardi di persone e ciò richiederà un fabbisogno di ortofrutta pari a 3,5 miliardi tonnellate, vale a dire 900 milioni di tonnellate in più rispetto ad oggi. La popolazione tenderà sempre più a concentrarsi nelle grandi megalopoli, mentre le coltivazioni dovranno avere a disposizione maggiori disponibilità idrica, anche se modesta, per effetto di una maggiore efficienza idrica (+11%) e sistemi di coltivazione in grado di fornire maggiori rese produttive grazie ad una forte intensificazione colturale. Questo avverrà soprattutto coltivando in “ambienti condizionati” meno soggetti ai rischi di un crescente numero di patogeni pericolosi e dei mutamenti climatici. Da qui il focus sulla rivoluzione orticola e la proposta di utilizzare le aree dismesse come centri d’eccellenza di questa rinascita.