L’accordo di libero scambio UE-Mercosur firmato in gran fretta dalla presidente Von der Leyen a Montevideo il 6 dicembre scorso mobilita il mondo agricolo europeo. L’Italia in prima fila ad opporsi assieme alla Spagna e alla Polonia.
“L’intesa non garantisce equità e reciprocità nei rapporti, né protezione per il nostro modello agricolo. – dichiara Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e del COPA – Comprendiamo la necessità di approfondire le relazioni commerciali internazionali, ma questo non deve avvenire a discapito degli agricoltori europei e delle nostre produzioni”.
Le preoccupazioni principali riguardano l’impatto derivante da una maggiore apertura alle importazioni di prodotti agroalimentari dal Mercosur, in particolare carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero. “Pur presentando potenziali vantaggi per alcuni settori, l’intesa è altamente penalizzante per le produzioni europee e italiane in termini di concorrenza e sicurezza alimentare”. Confagricoltura, in linea con il COPA, “aspetta di valutare con attenzione i termini dell’accordo per capire se sarà stato inserito il tema della reciprocità che deve essere la base di un’intesa capace di garantire stessi standard di sicurezza alimentare, di tecniche di produzione, di regole del lavoro e di competitività”.
Un po’ più morbida CIA-Agricoltori Italiani, che “ non si oppone in linea di principio agli accordi commerciali bilaterali, tuttavia l’accordo Ue-Mercosur ci pare molto squilibrato e colpisce alcuni settori sensibili, che potrebbero subire la prevedibile concorrenza che Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay sarebbero in grado di introdurre. Speravamo che questa nuova Commissione considerasse l’agricoltura un settore strategico, ma il segnale di oggi sembra andare nella direzione opposta”, ha detto il presidente Cia, Cristiano Fini.
Coldiretti-Filiera Italia dice che “al danno si aggiunge la beffa. Non contenta di aver siglato il peggiore degli accordi possibili con il Mercosur per la filiera agroalimentare europea aprendo la porta a prodotti con standard di sicurezza e qualitativi inferiori ai nostri, la presidente della Commissione von der Leyen raggiunge il paradosso annunciando un fondo europeo di 1,8 miliardi per facilitare la transizione verde e digitale dei paesi del Mercosur! Insomma spalanchiamo il mercato europeo a prodotti alimentari ottenuti utilizzando a monte farmaci per la crescita degli animali, con colture prodotte utilizzando pesticidi spesso vietati in Europa perché pericolosi. Consentiamo che tutta questa merce entri quasi soltanto dall’unico porto europeo dai controlli praticamente inesistenti (Rotterdam se non fosse chiaro) ed a compensazione di tutto ciò cosa ci viene promesso? Un miliardo di euro di elemosina compensativa ex post ad “eventuali” settori che dimostreranno di essere stati colpiti dall’accordo. Di fatto un vero e proprio strumento di rottamazione dell’agricoltura europea simile a quello che abbiamo fatto rimangiare a suo tempo al commissario Timmermans”.
Dall’Italia alla Spagna, che si mobilita. Le organizzazioni agricole Asaja e COAG hanno indetto una protesta il 16 dicembre davanti al Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione a Madrid per esprimere il loro disappunto “per la mancanza di risposte efficaci ai loro problemi”, compreso l’accordo tra l’UE e Mercosur. Le organizzazioni spagnole parlano di “vera minaccia rappresentata dalla proliferazione degli accordi di libero scambio dell’Ue con paesi terzi, come quelli del Mercosur , Cile, Marocco e Nuova Zelanda. Questi paesi producono “a prezzi inferiori ai nostri costi di produzione e senza rispettare le norme vigenti per la produzione comunitaria”, cosa che colpisce gli agricoltori spagnoli ed europei, causando perdite “insostenibili” e chiusure di aziende agricole. Asaja e COAG hanno chiesto un cambio di rotta nelle politiche che riguardano il settore agricolo, con “decisioni più proattive in difesa di un settore che tocca il fondo, con un reddito insufficiente, con una perdita di patrimonio che dissangua e con un ricambio generazionale che non basta a mantenere l’attività”.
Per quanto riguarda l’ortofrutta, l’accordo col Mercosur rischia di aggravare lo sbilancio commerciale dell’Europa verso il Mercosur: nel 2023 i paesi UE hanno esportato per circa 224 milioni di euro contro importazioni per quasi 960 milioni €. Inoltre – dice Fepex, l’associazione degli esportatori spagnoli – “questi paesi attualmente richiedono la negoziazione di protocolli fitosanitari per ogni tipo di frutta e verdura proveniente dall’UE , il che rende molto difficile l’accesso a questi mercati se tale obbligo verrà mantenuto dopo l’entrata in vigore dell’accordo”. I principali prodotti esportati (kiwi, mele, pere e uva) oggi sono gravati da dazi tariffari mediamente del 9% che dovrebbero gradualmente sparire dopo l’entrata in vigore dell’accordo, che comunque necessita del via libera dei parlamenti europei.
Lorenzo Frassoldati