Se vogliamo esplorare lo spazio, nelle missioni dobbiamo ricreare un ecosistema con organismi autotrofi, organismi decompositori e l’uomo.
Analogamente a quanto avviene sulla Terra, la ricerca che si occupa di agricoltura spaziale sta sviluppando nuove tecnologie, sta studiando nuove varietà di piante, sta progettando nuove soluzioni agronomiche e punta a riuscire a chiudere il ciclo, così da rigenerare le risorse.
Le frontiere agronomiche legate all’esplorazione spaziale sono state al centro della lectio magistralis della Professoressa Stefania de Pascale, premiata a #RomaInnovationHub col premio Apollodoro da Damasco 2024, il riconoscimento dell’intera comunità professionale al merito straordinario di un collega italiano che ha dato lustro al nostro Paese a livello internazionale.
La ricercatrice, che si è presentata sottolineando il suo essere agronoma, è professore ordinario di orticoltura e floricoltura all’università Federico II di Napoli.
DaI 2019 è responsabile del “Laboratorio di ricerca sulle piante per lo spazio”, che studia i sistemi di supporto vitale a ciclo chiuso con un approccio ecosistemico, che hanno trovato applicazione nel modulo serra della Stazione Spaziale Internazionale.
È autrice di oltre 400 pubblicazioni scientifiche e dal 2020 è risultata nella top 2% dei migliori ricercatori al mondo nella classifica stilata dalla Stanford University.