In crescita i volumi di produzione delle albicocche europee che, secondo le stime di Europeche presentate all’ultima edizione del Medfel, nell’imminente campagna 2019 si attesteranno a circa 632 mila tonnellate complessive, il 12% in più rispetto all’anno passato.
In controtendenza, rispetto all’andamento europeo, la Spagna, secondo produttore dopo l’Italia, che prevede un calo di volumi importante, -36%, nonostante l’aumento delle superfici che ha caratterizzato le tutte le regioni produttive.
I Paesi che guidano la crescita dei volumi sono Francia (+43% con quasi 158 mila tonnellate previste) e Italia (+34% e oltre 286 mila tonnellate) che, sostanzialmente rimontano la forte mancanza di prodotto che si è registrata l’anno scorso, mentre la Grecia è stabile con una crescita dell’1% e quasi 91 mila tonnellate complessivamente attese.
“Grazie alla buona florazione di quest’anno – spiega Laura Stocchi, esperta di mercato di CSO Italy – prevediamo una resa buona anche se non ottimale che si avvicini al nostro potenziale produttivo. Per confermare il trend di crescita previsto, occorre però che le condizioni favorevoli del tempo continuino. La situazione è variegata nelle varie regioni. C’è una forte impennata di volumi in Emilia-Romagna che l’anno scorso è stata fortemente penalizzata per la scarsa resa mentre, quest’anno, registra una compensazione tra le rese dei vecchi impianti e di quelli che stanno entrando in produzione, con un ritardo di due giorni sulla raccolta. Meno accentuata la forbice nelle regioni del Sud che, per contro, hanno avuto minori perdite l’anno scorso”.
L’aumento dei volumi italiani sarà assorbito per l’85% dal mercato interno mentre, per il restante 15% sarà destinato all’export, con un leggero incremento della quota di fatturato estero rispetto all’anno passato.
Anche in Francia il clima ha aiutato grazie ad un inverno sufficientemente freddo, anche nelle regioni meridionali come Languedoc-Roussillon, ed una primavera che ha saputo favorire la pollinizzazione già dal principio di aprile. “Pensiamo di arrivare sul mercato – ha precisato Bruno Darnaud, Pdo Pesche e Albicocche – con un leggero anticipo ed iniziare a fare le prime operazioni già dalla settimana 20 del 17 maggio mentre sulle varietà più tardive pensiamo di arrivare intorno alla fine di maggio con un prodotto che si attende eccezionale data anche la forte florazione di quest’anno. Il clima eccezionalmente secco durante a fase della produzione, inoltre, è stato favorevole per le coltivazioni Bio che si stanno sviluppando nei Pirenei orientali e che garantiscono una migliore redditività”.
In picchiata la produzione spagnola che, rispetto all’anno scorso prevede un calo dei volumi del 36% per attestarsi a poco più di 97mila tonnellate complessive. Le cause di questa mancanza di prodotto sono sostanzialmente l’eccesso di caldo che si è registrato sia in inverno che in primavera soprattutto nelle regioni produttive di Castilla La Mancha e Murcia e le forti piogge recenti che hanno penalizzato ulteriormente il raccolto.
“Per questi motivi – ha chiarito Santiago Vasquez della Cooperativa Agroalimentaria spagnola – stimiamo una perdita di prodotto importante per le varietà in raccolta dal 15 maggio in poi. Peraltro la perdita dei volumi si registra nonostante l’importante aumento delle superfici, +55%, che abbiamo registrato a Castilla La Mancha e in Aragona, specie nella zona di Saragozza. Qui la perdita di volume è stata davvero importante arrivando anche al 45% in meno rispetto al 2018. Il caldo inoltre ha causato un aumento dei costi di produzione dato dall’incremento del fabbisogno idrico. Anche per questo motivo i produttori, da un lato, stanno cercando nuove varietà per ammortizzare il rischio climatico. D’altro canto stanno rallentando con i nuovi impianti preferendo le riconversioni verso coltivazioni alternative come i frutti rossi in Andalusia”.
Stabile (+1%) la produzione greca destinata prevalentemente alla trasformazione. Delle quasi 91mila tonnellate attese, solo 25mila saranno esportate come fresco e solo il 25% sarà destinato al mercato interno. “Abbiamo individuato una soglia produttiva ottimale – spiega Vangelis Karaindros della Cooperative Venus – che è quella di 45mila tonnellate di albicocche. Sotto questa soglia il prodotto viene pagato di più, al di sopra, i produttori iniziano ad registrare perdite. Per questo cerchiamo varietà dalle rese sicure che possano ovviare, con i volumi, ai bassi prezzi che l’anno scorso si sono attestati tra i 35 e i 50 centesimi di media, 28 centesimi per il prodotto da succo e tra i 65 e un euro per le nuove varietà destinate al consumo fresco”.
Mariangela Latella