Come rilanciare l’export italiano di ortofrutta fresca è stato il tema al centro di un panel di livello organizzato a Macfrut da La Grande bellezza Italiana, rete di imprese nata nel 2018 con 6 soggetti (Bergonzoni, Coofrutta, Joinfruit OP, Geofur OP, Odorizzi, Perusi) che si sono aggregati sotto un marchio comune per valorizzare prodotti di eccellenza tra cui otto IGP, dal Radicchio di Verona, al Cavolfiore della Piana del Sele.
Il dg Ismea, Sergio Marchi, ha citato i casi delle conserve di pomodoro di cui “l’Italia è il principale esportatore mondiale con una quota di mercato in quantità del 40%, mentre per mele e kiwi è il secondo esportatore mondiale con quote in entrambi i casi del 12%”. Tra i prodotti ortofrutticoli freschi, le mele sono il numero 1, col miglior saldo della bilancia commerciale. “Nell’ultima campagna melicola, da agosto 2023 a luglio 2024, il saldo dell’Italia ha sfiorato il miliardo di euro grazie all’esportazione di circa 875 milioni di kg di mele”. “Aggregazione e governo dell’offerta, standardizzazione del prodotto, promozione, azioni integrate tra le imprese e con le istituzioni sono tutti elementi indispensabili per il successo”, ha concluso Marchi.
Marco Salvi, presidente Fruitimprese, ha ricordato il record storico dell’export 2024 a oltre 6 miliardi di euro nonostante tante criticità, con la perdita di superfici produttive (e quindi di prodotto, come nel caso delle pere e del kiwi) “causato dalla fallimentare politica europea che ha tagliato indiscriminatamente tantissimi agrofarmaci “senza disporre di molecole alternative”. La nuova vision dell’UE proposta dal commissario Hansen porta elementi di novità “ma serve spingere sull’apertura di nuovi mercati perché i paesi europei nostri concorrenti sono sempre all’attacco”, citando la Francia che ha appena aperto il mercato messicano alle sue mele.
Eraldo Barale, dg Sanifrutta e grande esportatore di mele dal Piemonte, ha parlato di “mercati esteri non consolidati e di alta volatilità. Il marchio Italia si vende bene , ma facciamo fatica ad aggregarci, le aziende produttive sono troppo piccole, la Grande Bellezza Italiana è un esempio virtuoso di un approccui al mercato diverso e vincente”. Tutti d’accordo sulla necessità di collegare i prodotti del territorio al turismo, anche per rilanciare i consumi sempre calanti, , ma bisogna fare i conti “con un sistema distributivo che ha cambiato l’approccio al prodotto” (Salvi) e con la collaborazione “spesso difficile “ con le catene della Gdo (Barale). (red)
Nella foto Leonardo Odorizzi e Cristiana Furiani de La Grande Bellezza Italiana