“È indubbio che stiamo attraversando un periodo molto particolare, dove, causa principale gli effetti della pandemia da covid 19, la nostra economia ha subito forti e bruschi contraccolpi. In questo contesto il nostro settore, che nel primo periodo ha indubbiamente dimostrato una forte resilienza ed una grande capacità di adattamento, oggi sta soffrendo, pressato da una raffica di aumenti che senza dubbio si riverberano su tutta la filiera”.
Questo il commento di Valentino Di Pisa (nella foto), presidente di Fedagromercati, in merito all’aumento dei costi a carico degli operatori grossisti ortofrutticoli.
“Tutta la categoria degli operatori dei centri agroalimentari e mercati all’ingrosso ha infatti riscontrato un forte aumento dei costi di trasporto, dei carburanti, nonché degli imballaggi e dell’energia elettrica.
Il perdurare della diffusione della pandemia ha certamente accelerato un trend già in essere, causato dalla mancanza di materie prime, dalla mancanza di trasporti navali, dall’aumento del costo del carburante, andando così ad incidere negativamente sulle attività commerciali sia in import che in export.
Abbiamo infatti riscontrato una crescita compresa fra il 10% ed il 20% in tutto il territorio nazionale sui costi di trasporto, sia da parte di agenzie italiane che estere, come anche sui costi degli imballaggi (in particolare pallet, cassette di legno, cartone), mentre per l‘energia elettrica, raffrontando i dati dell’ultimo bimestre rispetto allo stesso periodo del 2020, si parla di aumento compreso fra il 40 ed il 100% a seconda delle tipologie di contratto.
E’ chiaro che una situazione del genere non può che complicare le attività dei nostri associati, i quali si adoperano ogni giorno per garantire ai cittadini un’adeguata e corretta distribuzione del prodotto fresco, come avvenuto anche durante i mesi di lockdown generale, e allo stesso tempo questi costi sono totalmente a carico delle imprese che rispondendo unicamente alla legge della domanda e dell’ offerta del mercato, non hanno alcuna possibilità di applicare logiche industriali nella formazione dei prezzi.
Alla stessa stregua la produzione e la distribuzione finale si trovano a far fronte ai più disparati aumenti che penalizzano il loro impegno. Se vogliamo guardare la filiera a 360% con l’obiettivo di valorizzare il prodotto italiano e di retribuire correttamente tutti gli attori della filiera stessa credo che ormai non sia più procrastinabile un’alleanza forte fra tutti i suoi componenti, il gioco dello scarica barile non giova più a nessuno; è giunto il momento che le associazioni e la rappresentanza, in maniera unitaria e coesa siano da stimolo verso la politica, affinchè una volta per tutte, vengano affrontati concretamente e pragmaticamente le problematiche che ancora oggi coinvolgono la filiera ortofrutticola”.