La scorsa edizione del Macfrut ha tenuto a battesimo l’avvio di un progetto di valorizzazione della peschicoltura pugliese, con l’adozione del marchio IGP per tutelare e proteggere le produzioni locali. Progetto inviato alle istituzioni preposte – Masaf e Regione Puglia per la valutazione ed avvio dell’struttoria.
Un’iniziativa nata da imprenditori ed imprese agricole del territorio concentrate nella valle dell’Ofanto a cavallo delle provincie BAT nei Comuni di Barletta, Canosa di Puglia, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli e Cerignola nel foggiano, con la consapevolezza di dover valorizzare pesche, nettarine e percoche prodotte in una ambiente unico e tecniche colturali specifiche, che conferisce loro peculiari qualità.
Infatti l’areale è caratterizzato da un territorio dalle condizioni pedoclimatiche uniche, schermato dal promontorio garganico dalle correnti fredde balcaniche e mitigato dalla vicinanza alla costa adriatica, con le saline di Manfredonia ed il bacino dell’Ofanto.
E’ questo il territorio che oggi rappresenta una eccellenza nel panorama nazionale della peschicoltura, che si estende su 7.500 ettari (benché i dati statistici ufficiali assegnano all’intera Puglia 4.300 ettari), con un calendario di maturazione da metà maggio a tutto settembre, e con un panorama varietale di pesche di differenti tipologie: pesche e nettarine a polpa bianca e gialla di diverso gusto e percoche destinate sia al consumo fresco, sia alla trasformazione.
La coltivazione del pesco in regione, che prima interessava altri distretti produttivi (Mesagne, e paesi limitrofi in provincia di Brindisi, Turi in provincia di Bari grazie alla presenza di una varietà locale di percoco, il Percoco di Turi e Galatina nel leccese) è oggi interamente concentrata e rappresentata dai territori che si affacciano sul bacino dell’Ofanto.
Qui sono si contano decine di centri di condizionamento e confezionamento, imprese di trasporti frigo e logistica, imprese di servizi – mezzi di produzione e meccanica, che tutt’insieme sviluppano un valore economico che supera il miliardo di Euro, non dimenticando gli oltre 10.000 addetti lungo l’intera filiera.
La peschicoltura del territorio si è sviluppata grazie ad un imprenditore marchigiano, il cav. Giuseppe Formentini, che negli anni ’50 del secolo scorso introdusse la coltura tra i territori di Cerignola, San Ferdinando e Trinitapoli secondo linee guida moderne e razionali che furono subito attenzionate da ricercatori e tecnici delle storiche aree emiliano-romagnole e toscane. Era il momento storico di crescita della peschicoltura nazionale che registrava un ampio dibattito tra le forme di allevamento da adottare: palmetta, vaso, parete. Qui si sviluppò una forma di allevamento a vaso basso, con bassa densità di piante/ha – 330-400, che nelle sue evoluzioni ha poi assunto il nome di “vaso di San Ferdinando”.
Contemporaneamente, un esperimento di introduzione della frutticoltura specializzata venne condotto nella valle dell’Ofanto, nell’ambito di un programma lanciato dalla Cassa del Mezzogiorno, Il programma di sperimentazione agricolo-industriale nel Mezzogiorno d’Italia, per iniziativa e grazie a finanziamenti della FINAM – Finanziaria Agricola del Mezzogiorno. Esperimento condotto con il contributo e la supervisione scientifica del prof. Francesco Monastra prima e poi di Giorgio Grassi dell’allora Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma, che favorì con successo l’introduzione di percoche per il mercato fresco e l’industria di trasformazione. Il passo successivo fu quello di allargare il paniere ad altre drupacee: pesche, nettarine ed albicocche.
Sono queste le motivazioni e le radici alla base del progetto dell’IGP: valorizzare gli elevati standard qualitativi che hanno permesso alla pesca di Puglia di essere apprezzata sui mercati nazionali e continentali.
Qui si continua ad investire al contrario di altri distretti nazionali in forte ridimensionamento, che devono fare i conti con i bizzarri andamenti climatici e le emergenze fitosanitarie (sharka su tutte) che non garantiscono le produzioni.
La proposta di IGP Pesca di Puglia, con un offerta mercantile dal 10 maggio al 15 ottobre riferita a 25 varietà di pesche, 26 di nettarine ed 8 di percoche, coltivate da anni nel rispetto dell’ambiente e delle norme ecosostenibile di produzione.
Il disciplinare è stato elaborato ed approntato con il supporto di un autorevole comitato scientifico composto da:
Dr. Agr. Luigi Catalano | Agrimeca Grape & Fruit Consulting – coordinatore, esperto agronomico |
Dr.ssa Camilla Turrina | La Grande Bellezza – Segreteria |
Dr. Donato Boscia | Associato all’ Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR – esperto virologo |
Prof. Giancarlo Colelli | Università di Foggia, Dip. di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria– esperto post raccolta |
Prof. Francesco Faretra | Università di Bari – Dip. di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti – esperto patologo |
Prof. Carlo Fideghelli | già Direttore Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma – esperto agronomico |
Prof. Salvatore Germinara | Università di Foggia, Dip. di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria – esperto entomologo |
Dr. Agr. Lorenzo Laghezza | Agrimeca Grape & Fruit Consulting – esperto agronomico |
Dr. Michele Pepe | Università di Bari – storico |
Dr. Francesco Scirpoli | Regione Puglia – Osservatorio Fitosanitario di Bari – fitoiatra, esperto disciplinati protezione integrata |
Dr. Luigi Triggiani | Direttore UnionCamere Puglia – esperto economista |
Ecco alcuni degli obiettivi dell’IGP Pesca di Puglia: valorizzare e caratterizzare sul mercato le produzioni locali di elevata qualità; assicurare alle produzioni regionali un futuro certo nel mercato globale; garantire spazi commerciali dedicati e specifici, segmentando l’offerta; sostenere l’economia locale fondata sulle filiere produttive agricole, che per la peschicoltura vale oltre 1,1 miliardi di euro.
Luigi Catalano