“Le imprese dell’ingrosso ortofrutticolo rappresentano da sempre un anello fondamentale della filiera agroalimentare italiana, spesso trascurato o ignorato: operano prima dell’alba, tra bancali e trattative, garantendo ogni giorno la distribuzione di prodotti freschi, sicuri e di qualità su tutto il territorio nazionale. Eppure, questo mestiere – tanto antico quanto essenziale – si trova oggi ad affrontare sfide complesse, che ne mettono alla prova la sostenibilità e il futuro”. Inizia così la disamina di Aurelio Baccini, fresco di riconferma alla presidenza di Agofi-Fedagro Firenze, sul ruolo del grossista ortofrutticolo.
“Una delle criticità più evidenti – prosgue Baccini, che è anche vicepresidente nazionale di Fedagro Confcommercio – è l’orario di lavoro: la giornata inizia poco dopo la mezzanotte e si conclude spesso quando il resto del mondo comincia la propria. Un ritmo che, pur essendo funzionale alla logistica e alla freschezza del prodotto, rende quasi impossibile attrarre nuove generazioni, sempre più attente all’equilibrio tra vita privata e lavoro. Il ricambio generazionale, infatti, è uno dei problemi più sentiti: molti giovani faticano a vedere nell’ingrosso ortofrutticolo un’opportunità professionale stimolante e moderna, sebbene si tratti di un’attività redditizia e centrale per l’economia agroalimentare”.

Il problema non riguarda solo i ruoli dirigenziali, ma coinvolge anche figure fondamentali come magazzinieri e impiegati, precisa l’imprenditore fiorentino: “Nonostante le indennità per il lavoro notturno, questa attività viene spesso percepita come poco attrattiva, portando a un progressivo impoverimento professionale del settore. Eppure, il comparto ha ancora molto da offrire. I Centri agroalimentari, se ben gestiti e supportati da politiche pubbliche lungimiranti, possono trasformarsi in veri e propri hub di innovazione logistica e commerciale. Il loro futuro passa da digitalizzazione, sostenibilità ambientale, modernizzazione dei servizi e specializzazione dell’offerta”.
Come arrivarci? “Occorre investire seriamente in infrastrutture moderne ed espandibili, in servizi efficienti e in formazione continua, per rendere questi luoghi realmente attrattivi per operatori, buyer e nuovi imprenditori. Troppo spesso, infatti, ci troviamo a operare in ambienti vetusti e inadeguati, che richiederebbero interventi urgenti e strutturali. Solo così la nostra categoria potrà riappropriarsi del ruolo che le spetta nell’economia nazionale”.
“In definitiva – conclude Baccini – il grossista ortofrutticolo non è solo un mediatore commerciale: è un presidio di qualità, un garante della filiera corta, un attore chiave nella valorizzazione del prodotto agricolo italiano. Ma per continuare a esserlo, ha bisogno di nuova linfa, di riforme strutturali e, soprattutto, di una visione strategica condivisa”.
Mirko Aldinucci
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