Dal Piemonte il gruppo Battaglio, leader nell’import di frutta esotica e in contro-stagione, in particolare ananas e avocado, non si ferma nella sua crescita sui mercati globali. Ultima tappa: 500 ettari in Costa Rica nel cantone di San Carlos acquistati al 50% con la famiglia Corrales per una azienda agricola in una delle zone più vocate per la produzione di ananas.
Una crescita inarrestabile iniziata nei primi anni Duemila nel segno di un progetto “avviato ormai da anni, di investire nel settore agricolo per rispondere meglio alle esigenze di un mercato sempre più dinamico e specializzato”, recita la nota ufficiale del gruppo torinese. La nuova azienda, Agricola El Camino, si aggiunge ad un importante portafoglio di realtà agricole: in Colombia, per la produzione di avocado, in Sudafrica e nel Sud Italia per gli agrumi, e in Argentina per le mele e le pere. Virtuose collaborazioni con partner locali che oggi superano i 2.000 ettari di superficie coltivata. Con Luca Battaglio, presidente e AD del gruppo, facciamo il punto sull’esotico, sull’import/export e sulle prospettive di mercato.
Dopo l’operazione in Costa Rica, avete qualche altro obiettivo in Centro-Sud America per crescere ancora nell’ananas?
“Nel breve periodo il nostro obiettivo è consolidare gli investimenti finora effettuati, migliorando gli impianti delle agricole e pensando ad una potenziale crescita delle stesse, qualora ce ne fosse la possibilità”.
Duemila ettari di frutta in giro per il mondo… guardando i numeri dei primi 9 mesi del 2024 l’import di banane (il prodotto più importato) è più o meno stazionario, mentre ananas e avocado registrano crescite importanti in valore, in particolare l’avocado che sfiora i 120 milioni di euro (+26,70 %). Si può dire che la frutta esotica sta entrando strutturalmente nella dieta degli italiani?
“Assolutamente sì. È sempre più “convenzionale” e meno “esotica”, sia per il largo e storico consumo, ad esempio, delle banane, sia perché nel Sud Italia alcuni di questi frutti stanno diventando una produzione di tendenza”.
Sempre guardando i dati dei primi 9 mesi del 2024, si consolida la tendenza che vede l’import di ortofrutta strutturalmente superiore in quantità all’export, e quasi pari in valore. Siamo diventati importatori netti di ortofrutta? Una tendenza strutturale? E questo che significa?
“Purtroppo, su alcune referenze abbiamo perso la nostra competitività per poter essere esportatori di riferimento. Oltre ai noti problemi strutturali, ci sono anche difficoltà burocratiche e fitosanitarie che giocano contro”.
Parliamo del boom dell’avocado… il mercato italiano è già maturo o ci sono spazi per crescere?
“Al momento siamo arrivati al 50% del suo potenziale, per cui c’è ancora un po’ di strada da fare. Dico questo comparando i consumi italiani con quelli del resto dell’Europa”.
L’avocado sta mettendo piede anche in Italia, in particolare in Sicilia. Voi non avete produzioni italiane… cosa pensate dell’esotico made in Italy? Una scommessa vincente?
“L’Italia è un Paese meraviglioso, con un grande potenziale agricolo. La scommessa può essere vincente se strutturata in modo integrato e consistente. Ad oggi sono pochi i prodotti che sono riusciti a seguire questo percorso, ma non perdiamo le speranze”.
Nel 2023 abbiamo importato oltre 818.000 tons di banane, quasi quanto l’export del nostro prodotto prìncipe dell’export, le mele (846.000 tons). I valori sono molto diversi ovviamente, le mele (915 milioni di euro) valgono quasi il doppio delle banane. Al dettaglio la banana è la frutta più economica, i margini sembrano ridotti all’osso per voi importatori…
“Sicuramente sulle banane si è creata una competizione nel considerarla una commodity di richiamo a causa del prezzo competitivo. Uscire da questa logica per puntare su una strategia commerciale più ampia, sulla qualità e sulla filiera, è un obiettivo che dovremmo perseguire tutti. Ma, purtroppo, la mamma degli stolti è sempre incinta”.
Lorenzo Frassoldati
La versione completa dell’intervista sull’ultimo numero del Corriere Ortofrutticolo in distribuzione a breve