BIO-ON SOTTO I RIFLETTORI DI REPORT, IL SOGNO (INFRANTO) DELLA BIOPLASTICA

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Il caso Bio-On è stato protagonista, in diretta tv, in prima serata su Rai Tre, nella puntata di Report di ieri sera. Il programma d’inchiesta condotto da Sigfrido Ranucci, attraverso un lungo e approfondito servizio di Danilo Procaccianti, ha scandagliato in maniera dettagliata l’incredibile vicenda dell’azienda, una società che acquista brevetti avveniristici per affidare a un batterio che mangia zucchero la produzione della plastica, una sostanza integralmente biodegradabile destinata a rivoluzionare il mercato mondiale.

Report ripercorre tutta l’intricatissima storia del gruppo fondato da Marco Astorri, che in breve tempo da una promettente star-up si trasforma in una società italiana quotata in borsa con un capitale raccolto da capogiro che tocca 1,3 miliardi di euro. Poi il 24 luglio del 2019 viene pubblicato un video su Youtube da Gabriele Grego, a capo del fondo Quintessential, che definisce la tecnologia di Bio-On “assurda e farneticante”. Ciò ha contribuito a fare crollare il titolo di Bio-on mandando in fumo, in nemmeno due ore, oltre 700 milioni di euro di soldi dei risparmiatori in Borsa. L’ultimo capitolo, finora, della “saga” Bio-On è stata la condanna, il 25 novembre scorso, a 5 anni e 2 mesi, dei due fondatori dellazienda, lo stesso Astorri e Guy Cicognani, già vice presidente.

Un sogno che stava diventando realtà e si è poi tramutato in un incubo”, lo definisce la stessa trasmissione Rai, “un vero e proprio thriller industriale con tanto di fallimento, condanne penali, agenti segreti e personaggi svelati per la prima volta da Report”.

Nel servizio vengono infatti intervistati molti personaggi protagonisti diretti o indiretti della vicenda, a partire proprio da Astorri.

Eligio Martini

Report ha rivelato che perfino i servizi segreti si erano occupati dell’azienda, giudicata di interesse nazionale. Inoltre Eligio Martini, fondatore di Maip, l’azienda che lo scorso giugno aveva fatto rinascere Bio-On e che si era impegnata a far ripartire lo stabilimento rimasto fermo dopo il fallimento, ha rivelato che l’attività è ripresa così come la produzione di Pha, il materiale di plastica biodegradabile ideato dalla start-up di Astorri. Nell’intervista a Report ha mostrato alcuni campioni del materiale prodotto nell’impianto tornato in funzione.

Marco Rivoira

Rivoira: “Siamo la prova che di vuoto non c’era nulla”

Nel lungo servizio è stato inoltre intervistato Marco Rivoira, amministratore delegato dell’omonimo gruppo piemontese, tra le principali realtà italiane del settore ortofrutticolo, che ha sempre creduto nel Pha e nel progetto creato da Bio-On, mettendolo in pratica.

“Io sono rimasto scioccato quando veniva detto che tutto quello che io avevo vissuto in 6 mesi non esisteva”, esordisce Rivoira su Report. “Io ho visto uscire dallo stabilimento i primi sacchi di polvere di Pha”. Con Bio-on Rivoira aveva deciso di produrre packaging in plastica naturale, con tanto di presentazione dei primi prototipi a Fruit Attraction a Madrid. “Siamo la prova che di vuoto non c’era niente”, sottolinea l’imprenditore piemontese. “Abbiamo costruito una licenza esclusiva sul packaging della categoria del fresco per tutto il mondo e l’abbiamo pagata. Noi mettemmo 5 milioni, lui (Astorri, ndr) altrettanto. Questa tecnologia funziona molto bene con gli scarti di prodotti zuccherini. Quindi potevo vendere la mia mela fresca con un imballaggio che veniva fatto dalla mela stessa. Non era da poco. E lo abbiamo fatto”. (e.z.)

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